[12/02/2009] Energia

La maledizione del petrolio colpisce anche la Repubblica democratica del Congo

LIVORNO. Kuwait, Iraq, Nigeria, Congo Brazzaville, Ciad, Sudan… l´elenco dei Paesi colpiti dalla "maledizione del petrolio" potrebbe continuare. Una maledizione che si manifesta con guerre e guerriglie, inquinamento, dittatura, diritti umani violati, risorgere di odi tribali ed etnici di popoli spesso manipolati, messi gli uni contro gli altri per assicurarsi il controllo di petrolio e gas, lasciando ai governi locali le briciole dell´oro nero. Una costante che in Africa, dove le strutture statali sono più deboli, non ha bisogno nemmeno dell´intervento armato diretto che è necessario in Medio Oriente, una maledizione che nel continente si è estesa ad altre materie prime: i diamanti sanguinanti delle guerre civili dell´Angola e della Sierra Leone, il coltan ed il rame della guerra interminabile nella Repubblica democratica del Congo (Rdc)…

Ogni conflitto nasconde un tesoro innominabile ed ogni alleanza militare si forma e si scioglie a seconda dei capricci del mercato mondiale, ma produce sempre effetti tragici tra popolazioni ostaggio di situazioni che non conoscono e di traffici che le impoveriscono ancora di più. Probabilmente si tratta di questo anche per quanto sta succedendo nella Rdc, dove stanno sollevando non poche preoccupazioni le dichiarazioni di Moses Byaruhanga, responsabile dell´ufficio del Capo di stato dell´Uganda, che ha rivelato che Kampala sarebbe disposta ad appoggiare una federazione delle province congolesi del Kivu ed Orientale se Kinshasa l´accettasse.

Un punto di vista apparentemente condiviso dal portavoce dell´esercito ugandese, il maggiore Félix Kulayigye, che ha illustrato la sua posizione sul caso del Sud-Sudan – sottolinea "Le Phare" un quotidiano indipendente della capitale della Rdc Kinshasa – Secondo osservatori credibili, l´agitazione ugandese è da mettere nel conto delle recenti scoperte di nuovi giacimenti di petrolio sul lato ugandese del Graben orientale, da parte dell´impresa Tullow-Héritage Oil, che ha ribadito più volte l´obiettivo di ottenere blocchi operativi sulla riva congolese del lago Alberto».

Una richiesta di concessioni e prospezioni petrolifere che in passato aveva sollevato una vera e propria tempesta all´Assemblée nationale della Rdc, dove gli amici di Kampala ed i complici delle sue scorrerie militari nell´est del Congo non mancano. Ma né il ministro degli idrocarburi, né il governo di Kinshasa sembrano molto preoccupati per queste rivelazioni sulla possibile secessione pilotata di una parte del loro territorio, che probabilmente darebbe il via alla disintegrazione della Rdc che si dividerebbe per etnie e aree geografiche di interesse degli Stati confinanti e delle multinazionali interessate alle sue materie prime.

Uno scenario da guerra totale che farebbe impallidire una situazione di guerriglia endemica che colpisce ormai la Rdc come una malattia cronica. Lo stesso silenzio che ha accolto nella capitale congolese, l´annuncio del Piano Sarkozy per la divisione e probabilmente dello sfruttamento congiunto delle ricchezze del Kivu in preda alla guerra con il vicino Rwanda che fino a pochi giorni fa appoggiava apertamente i ribelli tutsi e le milizie tribali loro alleate.

Intanto nell´est della Rdc continua l´operazione congiunta proprio con l´Uganda alla caccia dei sanguinari ribelli della Lord Resistance Army (nella foto alcuni miliziani). Una caccia agli integralisti ladri di bambini da trasformare in soldati e che praticano una crudele applicazione dei 10 comandamenti cristiani, decisa a Kampala e voluta (contro il parere dello stato maggiore dell´esercito) e guidata sul terreno dal tenente-colonnello Muhoozi Kainerugaba, figlio di Yoweri Museveni, il presidente che governa l´Uganda dal 1986.

Un´operazione che si sta rivelando un vero fiasco militare ed una tragedia umanitaria. Secondo Le Phare, la popolazione congolese sta pagando un tributo sanguinoso: «Mentre i miliziani del Lra si sono dispersi nella natura, dopo i bombardamenti dei loro principali campi precedentemente abbandonati dai loro occupanti, dopo, tra i 600 e i 900 civili congolesi hanno pagato con le loro vite».

Secondo diversi esperti della Rdc questo precipitoso, incoerente e maldestro intervento armato non può essere spiegato che con la volontà dell´Uganda di contare nella futura gestione della ricchezza del Graben orientale, al punto di minacciare l´appoggio, con un piede già ben dentro la Rdc, alle iniziative indipendentiste locali. Sembra proprio che la maledizione del petrolio abbia colpito ancora una volta in Africa.

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