[11/02/2009] Consumo

Non ´consumiamoci´ il futuro

LIVORNO. Logorare, deteriorare per usura. Ridurre danneggiando progressivamente. Ridurre lentamente in pessime condizioni fisiche o morali. A non dimenticarsi il significato delle parole, il “b side” del consumare, sta già nelle sue definizioni a rigor di vocabolario. Nessuna nuova predica contro il consumismo, anche perché si sta “consumando” da solo. Semmai una riflessione sul dibattito “consumato” a cui stiamo assistendo. L’economia va a rotoli e tutti chiedono al cittadino – vedi anche Scajola ieri – di non cambiare il suo stile di consumo. Guai a chi risparmia, peste lo colga. Ricorda Francesco Giavazzi oggi sul Corriere della Sera: «dopo aver per anni accusato gli Stati Uniti di non risparmiare a sufficienza, Cina, Europa e Giappone oggi sperano che gli americani ricomincino a spendere perché questi paesi il rischio di un’espansione della loro domanda interna non se lo vogliono assumere. Poi non lamentiamoci degli ‘squilibri dell’economia globale’».

E il ragionamento è chiaro se si legge quanto detto ieri dal presidente Obama difendendo il suo pacchetto di stimolo all´economia: «Il tasso di risparmio è sceso e la nostra economia è stata trainata dai consumi per lungo tempo: questo non è sostenibile. Se continuiamo a spendere senza fare qualcosa, alla fine fra un po´ di tempo gli altri paesi si stancheranno di prestarci denaro e la festa finirà. Diciamo che la festa ora è finita. Il nostro primo compito è fermare la spirale negativa e questo significa mettere soldi nelle tasche degli americani».

La società consumistica si sta insomma avvitando su sé stessa tra chi consuma troppo, chi troppo poco (e non è neppure una novità, sennonché si sono invertite le parti e anche questo complica la già devastante crisi) ma il vero convitato di pietra è il “cosa si consuma e quanto”. Il limite insomma del consumo. Che parlando di materia e di energia bisognerebbe tener di conto che non può essere all’infinito.

Un esempio su tutti: una nuova macchina che permette di consumare meno, consuma energia. E per farla si è consumata materia e quando si romperà sarà un rifiuto. Se non sarà particolarmente efficiente e ben costruita, oppure sarà progettata con l’obsolescenza programmata potrebbe perfino essere un oggetto inutile, o quanto meno controprucente. Questo per dire quanto basare l’economia sui consumi quali che fossero e poi confidare solo nella tecnologia riparatrice dei danni sia stata una scelta tragica e quanto perseverare sarebbe diabolico.

La cosa drammatica però, è che questo meccanismo è così connaturato al modello economico imperante che è bastato un calo dei consumi globale per fermare tutto, anche le buone iniziative. E il timore, anche per chi come noi pretende un’economia meno dissipatrice di energia e materia, è che se questo malandato treno non riparte, non si riesce neppure a riorientarlo, nonostante i buoni segnali che qua e là si registrano. Ci stiamo consumando il futuro.

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