[10/02/2009] Rifiuti

Il Brasile proibisce (in parte) l´amianto

LIVORNO. Il ministro dell´ambiente del Brasile, Carlos Minc, ha proibito l´utilizzo di minerale di asbesto nelle opere pubbliche e in tutti i settori di cui si interessa il suo ministero, «per i danni che l´amianto produce alla salute». Secondo la coordinatrice della la Red para la Prohibición del Amianto en América Latina, Fernanda Ginnasi, la decisione presa dal ministero dell´ambiente brasiliano il 30 gennaio «è un importante come segnale, però non per la sua portata. Il momento è significativo, ha posto il problema all´ordine del giorno del governo. Speriamo che i ministeri della salute, prevenzione sociale e lavoro dimostrino coerenza tra i discorsi e la pratica».

In America Latina il Paese più avanti nella lotta all´amianto sembra l´Argentina, anche se rimangono in piedi tutte le perplessità riguardo alla permanenza in funzione di alcune miniere di amianto nel Paese, mentre in Brasile fino ad oggi la lotta contro l´uso e l´esposizione all´asbesto era fatta soprattutto da alcune grandi città attraverso proprie deliberazioni.

Il Brasile è uno tra i 5 maggiori produttori, consumatori ed esportatori di amianto del mondo e lo utilizza in circa 3.000 prodotti industriali, come depositi per l´acqua, pastiglie per i freni ed isolanti. Quasi la totalità dell´amianto commercializzato in Brasile è del tipo "bianco" e molti prodotti vengono esportati nei mercati Asiatici e del resto dell´America latina, visto che ormai l´amianto è diventato un prodotto da "terzo mondo" e che gli stati ricchi (a volte esportatori) non lo usano praticamente più in particolare dell´Ue dove il problema è diventato quello dello smaltimento di questo prodotto cancerogeno.

In Brasile invece la lobby dell´amianto è ancora molto forte e sfrutta il problema occupazionale per continuare indisturbata ad esporre al pericolo cittadini e lavoratori in nome del progresso. Una storia dolorosa e già sentita in Italia, vissuta drammaticamente sulla pelle di molti lavoratori e delle loro famiglie.

Torna all'archivio