[10/02/2009] Parchi

Scoperte nuove specie nelle profondità della riserva marina della Tasmania

LIVORNO. Una spedizione oceanografica della Commonwealth scientific and industrial research organisation dell´Australia (Csiro) e del California institute of technology (la Caltech, che ha fornito un sottomarino telecomandato) ha scoperto un nuovo ricchissimo tesoro di biodiversità sottomarina, brulicante di creature che traggono il loro sostentamento da una catena vulcanica negli abissi, al largo dell´Australia del sud-est. Alla ricerca hanno partecipato il Department of environment, water, heritage & the Arts dell´Australia, Geoscience Australia.

Le prime scoperte sono il frutto di due crociere di ricerca della RV Southern Surveyor nel 2006 e 2007 a circa 100 miglia nautiche al largo della costa del sud della Tasmania nell´Huon Commonwealth Marine Reserve (Cmr), un´area marina protetta che copre 12.780 km2 di piattaforma continentale e mare profondo e che comprende anche la preziosa Tasmanian Seamounts Marine Reserve, istituita ne 1999, che ha portato alla chiusura volontaria della pesca quando i pescatori si sono resi conto dell´importanza di conservare l´ambiente degli Australia´s Seamounts (montagne sottomarine) e salvaguardalo dall´impatto della pesca a strascico.

La spedizione scientifica ha fatto indagini fotografiche e prelevato campioni biologici a profondità tra i 100 e 2.000 metri sotto il livello del mare. Sono state realizzate 100 ore di filmati subacquei e 8.000 foto, catalogate almeno 418 specie di invertebrati da taxa selezionati, individuati sia nel campionamento sui Seamounts più vicini alla superficie che negli habitat di acque profonde. Tra queste, coralli, spugne, crostacei, molluschi e stelle marine, 274 dei quali (il 66%)che sono con tutta probabilità nuove scoperte scientifiche.

Altre 285 specie di invertebrati sono state individuate nelle acque adiacenti e gli esperti dell´Australian museum stanno lavorando per confermare la loro identità. L´Huon Cmr è in una posizione eccezionale perché comprende il più esteso gruppo di montagne sottomarine, alcune delle quali sono vulcani spenti, anche di 25 km di base, e che si innalzano dagli abissi fino a raggiungere i 200 - 500 metri dalla superficie.

I ricercatori hanno concluso l´intera mappatura di questi eccezionali fondali nel 2007 e sono stati così mappati 123 Seamounts tra i 1.000 e i 2.000 metri di profondità, la maggior parte dei quali prima sconosciuti.
Questo ambiente spazzato da forti correnti fornisce però un habitat ricchissimo per le comunità di filtratori, coralli e spugne, che abitano soprattutto le piane fangose profonde.

Il robot sottomarino utilizzato per le riprese ha mostrato boschi di coralli duri su molti Seamounts a una profondità di 1.400 ma che somigliano molto a quelli delle barriere coralline superficiali e che, come loro, forniscono l´habitat per una grande varietà di animali: piccoli crostacei, fragili stelle marine, ricci e molluschi, sfuggiti alla pesca a strascico al pesce specchi (Hoplostethus atlanticus) che ha devastato altre aree profonde.

Lo studio è anche un´operazione di monitoraggi che si protrarrà per 7 anni per capire come il mare della riserva reagisce alla protezione e quale sia il suo impatto sull´ambiente e quale sia il recupero della biodiversità nelle aree precedentemente colpite dalla pesca intensiva.

Alla terza spedizione (gennaio 2008 - dicembre-gennaio 2009) hanno partecipato, oltre al Caltech, anche la Woods hole oceanographic institution del Massachusetts, che possiede e gestisce il sommergibile Jason che è servito ad esplorare la Tasman Fracture Zone, un´area fino ad ora sconosciuta ad una profondità di 1800 metri, il sottomarino Janson si è immerso fino a 4000 metri di discesa.

«Abbiamo cominciato a cercare la vita più in profondità di qualsiasi precedente crociera nelle acque australiane» ha detto Ron Thresher, uno scienziato del Csiro esperto in adattamento climatico.
Jess Adkins, un ricercatore della Woods hole oceanographic institution che pilota Jason, spiega che «La crociera ha avuto due obiettivi principali: uno era quello di provare a utilizzare i coralli delle acque profonde per ricostruire il paleo clima, ponendo l´accento sui cambiamenti del clima nel corso degli ultimi 100.000 anni, e per comprendere le fluttuazioni delle emissioni di CO2 negli "ice-core records" I ricercatori inoltre hanno voluto vedere i cambiamenti in mare su un lasso molto più piccole di tempo, 100 0 200 anni nel passato. Vogliamo vedere cosa sia accaduto ai coralli dal tempo della rivoluzione industriale e vogliamo vedere se siamo in grado di documento tali cambiamenti. Il secondo obiettivo? Semplicemente documentare ciò che è laggiù. In un certo senso, le profondità oceaniche sono meno esplorate di Marte. Ogni volta che si va a guardare in basso si vedono cose nuove, cose magiche».

La spedizione statunitense-australiana ha trovato: una nuova specie che somiglia ad una "medusa" trasparente ancorata al fondo che si comporta come una pianta carnivora; nuove specie di lepadi, alcune delle quali probabilmente appartenenti ad una nuova famiglia; una nuova specie di anemoni che Adkins chiama "il male della nostra esistenza", perché sembra molto aggressiva proprio verso i coralli che gli scienziati cercavano di raccogliere.

Per i ricercatori anche una delusione: non sono riusciti a trovare coralli al di sotto i 2400 metri come pensavano di poter fare. Però gli oltre 10.000 campioni raccolti aiuteranno i ricercatori a decifrare cosa è successo in mare nei secoli, con i cambiamenti climatici e durante i cicli glaciali. «L´oceano profondo è parte integrante di questi rapidi cambiamenti climatici - spiega Adkins. - Questi coralli saranno la nostra finestra su quale sia il nostro impatto sul clima e in quale modo essi sopportano questo impatto».

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