[10/02/2009] Comunicati

Darwin e l´ecologia

ROMA. Dopodomani, 12 febbraio, è il compleanno di Charles Darwin. Si tratta di un compleanno davvero speciale, quest’anno. Non solo perché il padre della moderna teoria dell’evoluzione biologica nacque a Shrewsbury, nello Shropshire, Inghilterra, esattamente duecento anni fa: il 12 febbraio, appunto, del 1809. Ma anche perché sono passati esattamente 150 dalla pubblicazione del suo On the origins of species by means of natural selection, nell’autunno del 1859, che molti – da ultimo il biologo evoluzionista canadese Dolph Schluter – considerano il libro più importante che sia mai stato scritto.

L’ecologia deve molto a Charles Darwin. Non a caso il nome stesso, ecologia, è stato coniato nel 1866 da Ernst Haeckel, considerato il più famoso e strenuo difensore dell’«opinione darwiniana» sul continente europeo.

Ma contrariamente a quanto spesso si crede, anche Charles Darwin ha posto molta attenzione all’ecologia, ovvero all’insieme delle relazione tra l’ambiente e le specie viventi. La sua teoria non è altro che la coevoluzione tra specie e ambiente.

Il problema non è solo storico. Ancora oggi il tema ecologico è centrale nella teoria dell’evoluzione biologica. Proprio Dolph Schluter, con un articolo review sulla rivista Science, ci ricorda come la speciazione, ovvero l’origine di nuove specie, sia prodotta per selezione naturale attraverso due grandi meccanismi.

Uno chiamato di “mutation-order”, che potremmo tradurre come deriva genetica. Differenze genetiche e mutazioni casuali diverse si fissano in due popolazioni fisicamente separate di una stessa specie e la deriva genetica, appunto, porta nel tempo alla divergenza fino alla speciazione: all’apparizione di caratteri distintivi tra le due popolazioni e alla perdita di interfertilità. In teoria questo meccanismo agisce senza un forte coinvolgimento dell’ambiente.

Il secondo meccanismo è invece quello “ecologico”. Due popolazioni di una medesima specie si trovano a vivere, all’improvviso, in ambienti diversi e fisicamente separati. Sulle due popolazioni agiscono forze selettive diverse, determinate dall’ambiente. E la differente pressione ambientale porta ben presto alla divergenza e poi alla speciazione.

Ebbene, secondo Dolph Schluter questo secondo meccanismo – il meccanismo ecologico – è la causa principale dell’origine di nuove specie.

Questo discorso teorico ha forti implicazioni pratiche. Viviamo in un’epoca in cui gli ecosistemi sono sottoposti a rapidi cambiamenti – si pensi all’azione congiunta dei cambiamenti climatici, della deforestazione, dell’antropizzazione. Cosicché le specie viventi sono sottoposte a forti pressioni selettive. In questo momento il “meccanismo ecologico” sta causando una rapida erosione della biodiversità: molte più specie muoiono di quante ne nascano. La speranza è che in futuro, se l’intensità della pressione antropica si attenua, la parte creativa del meccanismo abbia il sopravvento su quella distruttiva. In fondo è sempre avvenuto in passato: dopo ogni grande estinzione di massa, il numero delle specie è ritornato a crescere come se l’estinzione non fosse mai avvenuta. Purtroppo, occorrono migliaia di anni prima che la crescita della biodiversità attraverso i meccanismi darwiniani recuperi il tempo perduto.

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