[09/02/2009] Consumo

Rottamiamo il turismo insostenibile

LIVORNO. Su Affari e finanza di oggi (Repubblica) il rapporto dedicato a’Viaggi e turismo’ colleziona titoli se non euforici sicuramente ottimistici: “Il business cresce ancora”, “Il 2008 si è chiuso con il segno positivo”, “Per le crociere è l’ora del boom”, “Gli hotel tornano a fare shopping” fino all’immancabile verniciata di verde: “Il turismo dà una mano allo sviluppo sostenibile”. Il bello è che invece ieri, nel focus del Corriere della sera a pagina 10 il titolo a tutta pagina era “Crolla il turismo made in Italy”, con tanto di presidente dell’associazione delle catene alberghiere Elena David, che invoca la nascita di un vero portale turistico (dopo il naufragio del rutelliano Italia.it) e del sottosegretario Michela Brambilla, che bacchetta i suoi colleghi di governo per la pioggia di incentivi ai diversi settori ma non all’industria del turismo.

Ora se è vero che gli incentivi non sono andati direttamente a catene alberghiere e infrastrutture turistiche, bisogna ricordare anche degli incentivi che il governo ha varato una misura anticrisi finalizzata proprio a invogliare le famiglie a prendersi una vacanza. Incentivi magari un po’ nascosti, ma che comunque non sono insignificanti (scaglioni di sconti del 40%, 30% e 20% per le famiglie che hanno un reddito medio basso) e che in teoria potrebbero rilanciare il settore turistico, ammesso che abbia ragione il Corriere della Sera, che lo dà in crisi, e non Repubblica che invece lo fotografa in buona salute.

Ma al di là della questione in sé, ci chiediamo se ancora si possa stare a rincorrere la crescita dopo tutti gli accadimenti di questi mesi che hanno dimostrato che all’infinito non si può crescere, che meglio sarebbe raggiungere un equilibrio dinamico dell’economia e quindi anche del turismo, settore che meglio di ogni altro esemplifica la metafora del segare il ramo su cui si è seduti: se vado in vacanza in un luogo sempre più sovraffollato di turisti, di seconde case che minano la fruizione delle stesse risorse (acqua, energia, gas…) , di infrastrutture che sviliscono le peculiarità naturali o culturali del territorio, con le strade intasate e inquinate, con le spiagge scomparse per far posto a porticcioli uno uguale all’altro, alla fine in quel luogo deciderò di non tornarci e neppure il mio passaparola sarà tanto invogliante.

Come in ogni altro ambito, ancora una volta si dovrebbe inseguire la qualità (quindi un turismo più sostenibile e responsabile, in grado di ridurre al minimo i propri impatti) piuttosto della quantità fine a sé stessa che poi alla fine finisce sempre per divorarsi proprio la qualità. Questo a prescindere dal segno più o dal segno meno, che quasi ogni giorno ballettano sulle pagine di qualche giornale.

Quello che è certo, almeno dalle lamentele che arrivano dalle località turistiche, è che il 2009 non si presenta come un anno brillante per il turismo: la crisi colpisce duro la classe media che probabilmente farà vacanze più "vicine" e più brevi, penalizzando località con costi di base più alti (è grande la preoccupazioni nelle isole minori anche legata alla vicenda della privatizzazione dei traghetti Tirrenia). Quello che ci vorrebbe è probabilmente una "rottamazione" del turismo obsoleto e ormai fuori mercato, magari con interventi di riqualificazione ambientale e paesaggistica, come avvenuto ad esempio in alcune aree della Spagna (che quanto a cemento turistico non si fa mancare certo nulla). Ma questo riguarda un´opera pubblica, la più importante, alla quale nessuno in Italia sembra voler mettere mano: la manutenzione ed il recupero del territorio, anche come valore economico immediato per uscire dalla crisi e per dare al turismo italiano l´unica risorsa che può restituirgli competitività: la bellezza dell´ambiente e dei suoi tesori paesaggistici e storici.

Torna all'archivio