[09/02/2009] Consumo

Eco-incentivi e eco-frottole: dagli elettrodomestici qualunque alle auto a idrogeno!

LIVORNO. Gli incentivi alla sostituzione delle automobili e all’acquisto di elettrodomestici e di mobili di varia natura, contenuti nel secondo pacchetto anticrisi varato dal consiglio dei ministri di venerdì, potrebbero rivelarsi l’ennesima occasione persa. Lo saranno per avviare l’economia verso un binario che imbocchi la direzione della sostenibilità, ma sembra che lo saranno anche per ottenere gli obiettivi di rilancio dei consumi attesi dal governo. Vediamo perché.

Riguardo al settore degli elettrodomestici e di mobili, gli incentivi sono legati esclusivamente a contemporanei interventi di ristrutturazione degli immobili e non viene inserito alcun riferimento alle caratteristiche di efficienza energetica dell’apparecchio acquistato in sostituzione di quello vecchio: la definizione rimane, infatti, per ora del tutto generica. «Probabilmente - commenta Antonio Guerrini, direttore generale del consorzio Ceced che riunisce aziende attive nel settore degli elettrodomestici - così come stati formulati nel decreto gli incentivi non alimenteranno le vendite di apparecchi ecologici e non supporteranno gli investimenti dei costruttori in prodotti innovativi a maggiore valore aggiunto». Quindi non si avranno né miglioramenti sui consumi energetici, né tanto meno input sulla maggiore efficienza dei processi produttivi. Con un saldo ambientale negativo anche in relazione all’incremento dei rifiuti e quindi i maggiori oneri per il sistema di gestione relativa, che comporterà la sostituzione del vecchio con il nuovo elettrodomestico.

Sempre che i macchinosi meccanismi previsti per ottenere gli incentivi (ovvero la detrazione fiscale legata alla ristrutturazione dell’immobile in un arco di tempo ben determinato -dopo il 31 luglio 2008 ed entro il 31 dicembre 2009- con annessa richiesta della detrazione fiscale del 36% sui lavori, il collegamento con gli altri incentivi previsti per frigoriferi e congelatori e via andando) portino ai risultati attesi; che secondo alcune stime potrebbero essere nell’ordine dei 3 milioni di pezzi tra febbraio e dicembre di quest’anno. Stime che non tengono conto, però, degli effetti prodotti dalla diminuzione della domanda dovuta al clima recessivo e che potrebbero quindi rivelarsi inesatte.

Analogamente dal lato rottamazioni auto, su cui da molte parti sono state sollevate perplessità sull’effettiva efficacia di provvedimenti in tal senso per aumentare l’efficienza delle imprese e nel prolungare la loro vita produttiva. E se anche non fosse questo – come sembra- l’obiettivo che si vorrebbe perseguire, e si volesse invece restare solo sull’aspetto legato al rilancio dei consumi, pare assai difficile che in un momento di crisi economica come l’attuale si possano ottenere grandi numeri dalle vendite di auto. Quando poi gli incentivi sono posti su auto – quali quelle alimentate ad idrogeno - che ancora esistono solo a livello di prototipi non ancora omologabili nel nostro paese. Anche ammettendo infatti che il nostro paese recepisca in tempi brevi le nuove norme europee, non sarebbero comunque valide prima del 2011, quando gli incentivi saranno invece usufruibili per le immatricolazioni fatte entro e non oltre il 30 marzo 2010.

Viene da chiedersi allora quale sia la ratio che sta dietro questi provvedimenti, varati per risollevare il paese da una crisi quale quella attuale, se non quella ormai consueta degli effetti annuncio, cui è solito far ricorso, a mani basse, questo governo. E maggiore è il potere evocativo dell’annuncio, maggiore si pensa, nella logica populista che caratterizza questo esecutivo, possa essere l’effetto di ritorno in termini di consenso.

Si può interpretare in tal senso allora l’effetto rivitalizzante attribuito dal governo al nuovo pacchetto di 2 miliardi di incentivi pari ad un aumento dei consumi di quasi 15 miliardi, quando «neanche i pianificatori sovietici hanno mai osato sognare un moltiplicatore pari a 7» come ricorda l’economista Roberto Perotti nell’editoriale di domenica sul quotidiano di Confindustria.
E se anche il moltiplicatore fosse pari alla metà, non è certo la direzione verso cui far ripartire la locomotiva: si fermerebbe comunque poco più avanti, sempre ammesso che riesca a riprendere la marcia.

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