[05/02/2009] Comunicati
LIVORNO. Secondo un´inchiesta dell´United Nation development programme (Undp) i 22 giorni di bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza hanno provocato una estesa distruzione di edifici pubblici e privati. Sono stati distrutti oltre 14.000 alloggi, 68 edifici pubblici, 3 edifici di organizzazioni non governative. Per l´Undp da Gaza dovrebbero essere portate via almeno 600.000 tonnellate di macerie di cemento.
Secondo Jens Toyberg-Frandzen, rappresentate dell´Undp per i Territori palestinesi occupati, «E´ una delle prime priorità. Le macerie contengono sostanze nocive e dei veleni e può anche darsi munizioni non esplose. Occorre quindi toglierle urgentemente per proteggere la vita dei palestinesi di Gaza e per facilitare l´apporto immediato dei soccorsi umanitari e dei servizi di base».
Lo smaltimento delle macerie è tra le attività per le quali l´Onu ha lanciato un drammatico appello sul dopo guerra a Gaza, chiedendo fondi per affrontare una situazione umanitaria e sanitaria disastrosa e dalla quale i media hanno distolto occhi e telecamere non appena si è ritirato l´ultimo carro armato israeliano. Senza soldi sarà impossibile per l´Undp procedere allo sgombero delle macerie, all´abbattimento degli edifici pericolanti ed alla pulizia dei siti, così come alla bonifica delle munizioni inesplose. L´Onu calcola che per far questo occorreranno almeno 200.000 giornate di lavoro.
L´Onu chiede fondi urgenti per poter rispondere ai bisogni acuiti dalla guerra, per poter ridare alla grande prigione a cielo aperto che è Gaza, in cui vivono 1,4 milioni di esseri umani, i minimi servizi sociali e di base minimi: acqua, cure mediche, educazione, cibo e un tetto dove stare. Servirebbero 613 milioni di dollari (fino ad ora ne sono arrivati solo 80,3, secondo quanto ha detto a Davos Ban Ki-moon), l´Undp prevede di spenderne 49,3 milioni, la metà solo per sbarazzare le macerie. L´altro grosso problema è il rilancio di un´agricoltura già misera e che è stata praticamente azzerata dall´offensiva israeliana che ha distrutto e pesantemente danneggiato anche le già scarse riserve artificiali di acqua.
L´Onu sta cercando, in cooperazione con alcuni Stati ed altri soggetti internazionali, di realizzare una valutazione esaustiva dei danni economici e sociali provocati da tre settimane di guerra, secondo Toyberg-Frandzen «Questa valutazione stabilirà la base di un´azione sostenibile per la ricostruzione e lo sviluppo a lungo termine di Gaza. C´è un lavoro enorme da compiere e noi abbiamo la responsabilità di aiutare la popolazione di Gaza a riprendere il cammino dello sviluppo umano sostenibile».
Le squadre di esperti che stanno già operando sul territorio si occupano per prima cosa dei danni provocati ai settori vitali di Gaza: sanità, scuole, infrastrutture, agricoltura ed ambiente. «La maggior parte dei dati è stata raccolta – dice Toyberg-Frandzen – La squadra di rilevamento precoce delle Nazioni Unite e dei loro partner opera attualmente in stretta collaborazione con l´Autorità palestinese per analizzare le informazioni».
Tutto questo dovrebbe portare alla realizzazione di un Piano di rilevamento precoce e di ricostruzione di Gaza che l´Autorità palestinese dovrebbe presentare il 2 marzo al Cairo ad una riunione di donatori. La ricostruzione non dovrà solo fare I conti con reti idriche e fognarie già carenti ed ora completamente devastate, ma anche con il fatto che l´accesso dei materiali essenziali a Gaza dovrà essere autorizzato da Israele, compresi cemento, fili elettrici, trasformatori, tubazioni e tutte le attrezzature necessarie alla ricostruzione di un pezzo di terra ridotto in macerie. Per l´Onu solo «la fine del divieto israeliano che limita l´entrata di generi e beni a Gaza aiuterà a ricostruire l´esistenza dei palestinesi».
Ma probabilmente sotto quelle macerie c´è anche un odio, alimentato generosamente dai missili di Hamas e dai bombardamenti israeliani, che avvelena più delle sostanze pericolose. Intanto una buona notizia viene da Ramallah, in Cisgiordania, dove l´altro governo palestinese, quello dell´Olp, ha deciso di sbloccare 600 milioni di dollari per ricostruire le case di Gaza.
Il primo ministro dell´Olp, Salam Fayyad, ha spiegato che «I programma prevede la concessione di assistenza per il ripristino e la ricostruzione delle abitazioni. Anche le banche offriranno crediti ai proprietari delle abitazioni che avranno bisogno di fondi supplementari».
Il governo palestinese di Ramallah intende distribuire i finanziamenti attraverso le banche per aggirare l´invadente presenza di Hamas, al potere a Gaza, e conta sulla generosità di donatori che potrebbero vedere in questo un modo per indebolire la presa degli integralisti sulla popolazione che nemmeno la guerra sembra aver scalfito più di tanto.