[03/02/2009] Urbanistica

Manutenzione dei beni pubblici, se perfino Brunetta ne ha capito l´importanza...

LIVORNO. «La crisi può offrire l’occasione per lanciare un ampio programma di manutenzione dei beni pubblici, con vantaggi non solo anticiclici di breve periodo. Questa attività può attivare subito una domanda articolata, con una ricaduta nei settori in cui operano, in maggioranza, piccole e medie imprese». Queste parole le state leggendo su greenreport – e non è certo la prima volta che affrontiamo un tema del genere – ma oggi le potete leggere anche sulla prima pagina del Sole24Ore (e anche in questo caso non è la prima volta, anche se capita un po’ più raramente). Quel che desta stupore è chi le scrive, o comunque chi ha messo la firma sotto questo editoriale condivisibile dalla prima all’ultima riga: Renato Brunetta.

Il ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, lo diciamo francamente, ci coglie in contropiede, anche se in realtà il suo intervento è quanto di più attuale ci possa essere, visto che
anche stamani le agenzie rilanciano un vero e proprio bollettino di guerra del territorio italiano, devastato dalle piogge ma soprattutto dalla scarsa manutenzione delle nostre infrastrutture: a rischio idrogeologico, a causa del maltempo, secondo il capo della Protezione civile Guido Bertolaso, ci sarebbero ben 5.600 comuni su 8.000 totali.

Dopo aver ricordato «i programmi di spesa per infrastrutture e ambiente concepiti dalle due più grandi economie del mondo, gli Stati Uniti e la Cina», Brunetta sottolinea infatti che «l’insufficienza delle infrastrutture italiane e più in generale dell’offerta di beni pubblici è una debolezza per l’economia italiana. Dovuta solo in parte al mancato adeguamento quantitativo, essendo il risultato della scarsa manutenzione e quindi di una progressiva riduzione del valore d’uso e dell’efficienza dello stock esistente».

A riportarci con i piedi sulla terra reale ci pensa comunque Berlusconi, che in videoconferenza manda a dire al convegno di Avellino (dove è stato annunciato l’ennesimo slittamento dell’avvio dell’inceneritore di Acerra) che il governo racimolerà altri 40 miliardi che serviranno a stimolare il credito al consumo, come dire: spingiamo bene a fondo, magari scavicchiandolo anche, il coltello che ha avvelenato l’economia mondiale e provocato le crisi che ci stiamo trovando ad affrontare. Nulla di nuovo quindi, ancora una volta il governo italiano pensa ai consumatori e ai consumi come panacea di una crisi globale che prima di tutto è ambientale, come spiega bene oggi sul Manifesto Susan George, e che essendo globale necessità di risposte globali e di un riconversione ecologica dell’economia orientata dalle istituzioni politiche internazionali.

Il governo italiano invece va nella direzione opposta, continuando ad arretrare a casaccio, senza bussola, e gli isolati flash che talvolta qualche ministro riesce scattare, servono solo a rendere più nitida la fotografia dello sbando italiano. Noi intanto ci godiamo questa istantanea verde di Brunetta (che comunque solo in parte ci fa dimenticare certe sue affermazioni su energie rinnovabili, efficienza e risparmio energetico): «a parità di risorse da destinare a opere pubbliche, le Regioni con uno stock di infrastrutture e beni immobili maggiore, dovranno dedicare una quota maggiore di risorse a spese di manutenzione e conservazione programmata, e quindi minori risorse a opere nuove. Infatti in assenza di impegno nella manutenzione e conservazione programmata, solo in apparenza le nuove opere accrescono lo stock di capitale pubblico, perché l’esistente perde valore, anche se ciò non viene in genere contabilizzato nei conti patrimoniali delle amministrazioni pubbliche».

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