[03/02/2009] Energia

Usa, il clima è cambiato

ROMA. Il Worldwatch institute, l’istituto di ricerca di Washington diretto da Christopher Flavin che ogni anno pubblica il rapporto State of the world sulla salute ambientale del pianeta, è ottimista. Il 2009 sarà l’anno in cui gli Stati Uniti ribalteranno la loro politica sul clima e, dopo il sì del presidente Obama all’introduzione di limiti ambientali più stringenti per le automobili, approveranno il «cap-and-trade bill», la legge per limitare le emissioni di gas serra, e infine, il prossimo mese di dicembre a Copenhagen, in occasione della sessione delle parti che hanno sottoscritto la Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, da vagone piombato del protocollo di Kyoto si trasformeranno in locomotiva del «dopo Kyoto».

Tanto ottimismo è stato espresso da Ben Block con un editoriale pubblicato venerdì scorso sul sito del Worldwatch institute. Ci sono molti motivi che inducono il ricercatore americano a scommettere su una reale inversione di rotta della politica sul clima da parte degli Stati Uniti d’America. Il primo è, ovviamente, la presenza alla Casa Bianca di un presidente, Barack H. Obama, che non solo ha annunciato questa inversione ma si è mosso di conseguenza, sia allestendo uno staff qualificato e omogeneo con la politica annunciata, sia assumendo le prime decisioni concrete.

Tuttavia Block sa che non c’è solo la Casa Bianca. Il congresso degli Stati Uniti ha offerto una resistenza non meno dura di quella dell’amministrazione Bush alla logica di Kyoto e del dopo Kyoto. Tuttora, nonostante l’egemonia democratica, non è chiaro se tra i deputati e i senatori ci sia una maggioranza davvero determinata ad adottare quella logica. E infatti all’inizio dell’anno la speaker del Congresso, Nancy Pelosi, aveva affermato che i deputati e i senatori degli Stati Uniti non erano affatto pronti ad approvare il «cap-and-trade bill».

Ora però, registra Ben Block, c’è una novità: Nancy Pelosi ha cambiato opinione e si è detta certa del contrario: il Congresso approverà le legge per ridurre le emissioni di gas serra molto presto, entro il 2009. Certo, per ora si tratta di un’intenzione, se non addirittura di una percezione. Ma sono un’intenzione e una percezione autorevoli. Avvalorati dal fatto che Henry Waxman, presidente di quella Commissione energia e commercio della Camera dei rappresentanti dove il «cap-and-trade bill» sta muovendo i primi passi, si è detto certo che la legge sarà approvata addirittura entro il prossimo mese di maggio.

Anche sul fronte dei negoziati internazionali – il Congresso deve ratificarli – le cose sembrano muovere nella giusta direzione. Obama ha aperto all’idea dei negoziati multilaterali. E il senatore John Kerry, che ha a lungo aspirato alla carica di segretario di Stato e ora è stato chiamato a presiedere la Commissione esteri del Senato, da tempo spinge perché gli Usa diventino fautori di un accordo internazionale sul clima. Non c’è più tempo, ha sostenuto Kerry: «Dobbiamo imparare dalla lezione di Kyoto e fare in modo che Copenhagen sia un successo».

Presentando Todd Stern, l’inviato speciale sui cambiamenti climatici della nuova amministrazione, il Segretario di Stato, Hilary Clinton ha affermato: «Con la sua nomina stiamo lanciando un messaggio inequivocabile, gli Stati Uniti saranno energici, molto attenti, strategici e seri sui cambiamenti del clima e sui loro corollari, come le energie pulite».

Insomma, da tutto ciò un osservatore privilegiato come il Worldwatch institute trae motivi di speranza. La sua è anche la nostra.

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