[02/02/2009] Rifiuti

Raee, Barbacci (Tbd): «Il sistema dei consorzi ignora il principio di prossimità»

LIVORNO. In questi giorni i diversi consorzi che gestiscono il sistema di raccolta e recupero dei Raee, i rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, stanno fornendo i bilanci del primo anno ufficiale, accompagnando tali dati con dosi di ottimismo e soddisfazione per i livelli raggiunti e per le prospettive previste per il 2009. Ma a fronte di tali fotografie così rosee, ci sono diversi segnali in controtendenza, soprattutto a livello locale.

L’entrata in vigore del decreto che recepisce la direttiva europea che attribuisce ai consorzi fra produttori la gestione dei Raee «a fine vita» ha infatti spostato flussi di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche dalle piattaforme storiche che da anni li raccoglievano e li avviavano al recupero. Non mancano casi limite come quello della Tred di Livorno, che dopo aver “retto la baracca toscana” per anni oggi sta affrontando una vera e propria crisi aziendale, anche perché molti territori limitrofi come quelli della Toscana continentale, hanno visto dirottare ( dai consorzi) i loro rifiuti verso centri di raccolta del nord Italia.

Per capire se anche fuori della nostra regione, la situazione è analoga, ci siamo rivolti ad Aldo Barbacci, presidente della Amiat Tbd, una srl diventata operativa nel 2001 assumendo tutti i lavoratori assunti dalla piattaforma Fenoglio, che fu una delle 12 piattaforme su scala nazionale create per raccogliere i beni durevoli (frigoriferi,congelatori,condizionatori e apparecchiature elettriche ed elettroniche) ,che fino a prima del ’97 venivano abbandonati sul suolo pubblico o conferiti in discarica: con l’entrata in vigore del D.Lgs 22/97 dovevano essere sottoposti a trattamento, cioè decontaminati dalle componenti pericolose recuperando successivamente le materie prime e smaltendo in discarica solo le parti non pericolose e non reimpiegabili.

Barbacci, voi siete stati tra i pionieri della raccolta dei Raee, com’è la situazione oggi?
«Diciamo subito che la nostra azienda, nata con la 487 come Livorno, si trova in una situazione di “splendido isolamento”, dove cioè non abbiamo praticamente concorrenti e questo sotto certi aspetti ci privilegia molto. Nel 2008 siamo riusciti a chiudere il bilancio in pareggio lavorando 2mila tonnellate di rifiuti in più rispetto al 2007».

I dati diffusi dai vari consorzi sulle raccolte dei Raee nel corso del 2008 sono sempre molto positivi ( anche perchè sono dati che ancora risentono della presenza degli impianti storici). Lei condivide questo ottimismo?
«L’entrata in scena dei consorzi voluta dalla legge 151 del 2005 ha sicuramente razionalizzato il sistema, finalizzando i Raee ai centri di raccolta, anche se siamo ancora lontani dall’essere a regime. Alla fine del 2009 avremo le idee più chiare, ma fin da oggi bisogna interrogarsi su un punto fondamentale: a questa azione positiva e razionalizzante dei consorzi, non è invece da considerarsi positivo il fatto che si stia ferocemente attenti alla questione economica a discapito di quella ecologica».

A cosa si riferisce?
«Glielo spiego volentieri: dov‘è secondo lei la convenienza ambientale se alcuni punti del prelievo del Piemonte vanno a versare il Raee in particolare il 4 (piccola elettronica) nella zona del milanese, con i camion che fanno avanti e indietro bruciando montagne di gasolio?».

Anche il presidente di Assoraee Gabriele Canè è molto critico sulla pratica finora affermatasi, e in particolare proprio sul concetto di prossimità. In un’intervista di alcuni mesi fa ci diceva che il sistema dei consorzi «non pone tutti gli attori attorno ad un obiettivo, ma un sistema zoppo con due realtà che hanno trovato un accordo tra di loro ma che difficilmente porterà a obiettivi consistenti».
«Sono in sintonia con quanto dice Canè, perché oggi il principio di prossimità non è assolutamente rispettato e invece dovrebbe essere coniugato con un discorso di economicità e di rispetto dei prezzi bassi. Invece in modo univoco sono stati imposti dei prezzi che rischiano di tagliare fuori diverse realtà e Assoraee ha dovuto fare ricorso all’antitrust, perché il mercato deve rimanere anche libero».

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