[30/01/2009] Comunicati

Davos, Ki-moon: Dalla crisi si esce con il Green Deal e una leadership mondiale

LIVORNO. Mentre a Davos Russia e Cina non risparmiano accuse agli Usa per la responsabilità della crisi economica, e rivendicano il loro ruolo di nocciolo duro del nuovo turbo-capitalismo mondiale grazie alle dolorose trasformazioni post-comuniste da una parte, ed alla mutazione genetica del maoismo dall´altra, al Forum economico mondiale il segretario generale dell´Onu, Ban Ki-moon, lancia un nuovo appello per un "Green New Deal" che, più che a Pechino e a Mosca, sembra iniziato a Washington. Secondo Ban la svolta verde per l´intero pianeta è necessaria , «per uscire dall´attuale crisi economica ed incoraggiare i capi delle imprese a lottare contro i cambiamenti climatici e per completare il Patto mondiale tra le Nazioni unite ed il mondo degli affari lanciato 10 anni fa».

Le parole del segretario dell´Onu rivelano che, a differenza di quel che pensa qualcuno, la consapevolezza dell´insostenibilità di una crescita basata sulla speculazione, l´ingordigia e la dissipazione delle risorse naturali era ben presente all´Onu, ma anche che alle Nazioni Unite è mancato, o meglio è stato negato, il ruolo di governo mondiale che è stato frammentato e delegato ad istituzioni come Fondo monetario, Banca mondiale e G8 che sono stati al servizio della globalizzazione liberista che si è rivelata una pericolosa catastrofe ideologica che oggi sembra non avere padri, ma solo figli illegittimi.

Ban comunque, pure accusato da più parti di tenere un profilo dimesso, sull´ambiente non molla ed anzi rivendica la primogenitura delle idee di fondo: «L´economia verde creerà posti di lavoro e farà della crisi di oggi la crescita di domani. Il nuovo presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si è recentemente allineato al mio appello per un "Green New Deal". Il mondo degli affari deve ripristinare la fiducia adottando le buone pratiche del Patto mondiale concluso con le Nazioni Unite, secondo il quale le imprese si impegnano a sviluppare pratiche positive nei settori dei diritti dell´uomo, del trattamento dei lavoratori, dell´ambiente e della lotta contro la corruzione. Così si affronterà anche la questione dei cambiamenti climatici che minaccia tutti gli Obiettivi di sviluppo e di progresso sociale, e che costituisce una vera minaccia per l´esistenza del Pianeta».

Ban è andato in casa della “creme” del capitalismo per dire che qualcuno, le imprese, non ha rispettato i patti e che, quindi, altri (ad iniziare dalle amministrazioni Usa da Reagan fino ad oggi) hanno indebolito l´Onu perché questo fosse possibile. L´indebolimento, o meglio il mancato rafforzamento, di un elemento essenziale di quel governo mondiale che oggi tutti invocano, lo stiamo pagando con la crisi una e trina del pianeta: economica, ecologica ed energetico-alimentare.

«Senza fiducia, non c´è prosperità» ha detto Ban, che non ha mancato di sottolineare che «l´ambiente depresso del Forum di Davos quest´anno è molto differente dalle volte precedenti». Una delle vie di uscita dalla depressione già pronte sarebbe il "Global Compact 2.0" la nuova fase del Patto mondiale che mette insieme 6.000 imprese in più di 130 Paesi. «La nostra epoca richiede una nuova leadership, che deve essere mondiale. Perché i problemi che si pongono non possono essere risolti che con la cooperazione» ha detto Ban e poi ha fatto l´esempio di diversi progetti lanciati all´interno del Patto mondiale, in particolare il "Caring for Climate" con il quale le imprese si fanno carico delle loro emissioni di CO2 e delle misure per ridurle e il progetto "CEO Water Mandate" che incoraggia strategie di irrigazione sostenibile, riciclaggio dell´acqua, impianti di desalinizzazione ad energia eolica capaci di fornire acqua potabile a più di un milione di persone.

Il segretario dell´Onu ha ribadito che il global warming presenta grandi rischi che possono diventare ed opportunità: «D´altro canto presenta "gilt-edged opportunity". Se pensiamo al cambiamento climatico, saremo in grado di risolvere molti nostri problemi attuali, compresa la minaccia di recessione globale. Siamo a un bivio. E´ importante che ci rendiamo conto che abbiamo una scelta. Possiamo scegliere un miope unilateralismo e il "business as usual", oppure possiamo scegliere la cooperazione e la partnership a livello mondiale su una scala mai vista prima. Viviamo in una nuova era. Tutte le sue sfide possono essere risolte mediante la cooperazione, e solo attraverso la cooperazione. Oggi, una nuova serie di crisi richiede un rinnovato senso della mission. I nostri tempi richiedono una nuova definizione di leadership: la leadership mondiale. Richiedono una nuova costellazione della cooperazione internazionale: governi, società civile e settore privato, che lavorano insieme per il bene collettivo a livello mondiale. Qualcuno potrebbe dire una tale visione è ingenua. Che si tratta di pii desideri. Eppure abbiamo esempi ispiratori che dimostrano il contrario». Ban ha citato la Rivoluzione Verde che negli anni ´60 ha tolto dalla povertà milioni di persone in Asia, la campagna di vaccinazione mondiale che sradicato il vaiolo nel 1979, i progressi nel lotta ad Aids, malaria, tubercolosi e poliomielite.

«Ma dobbiamo rompere la tirannia del pensare a breve termine a favore di soluzioni a lungo termine – ha sottolineato Ban – Questo richiederà un rinnovato impegno per i principi fondamentali. Un nuovo "Global Compact". Oggi, con la recessione economica e il cambiamento climatico, la posta in gioco per le imprese non è mai stata più alta. Ma per le imprese che guarderanno al futuro i premi saranno altrettanto elevati. La green economy è low-carbon ed energy-efficient. Crea lavoro, investimenti in tecnologie sostenibili. La crisi di oggi diventerà domani una crescita sostenibile».

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