[29/01/2009] Parchi

L´Amazzonia finisce arrosto e in polpette

LIVORNO. Greenpeace riparte alla carica della deforestazione dell´Amazzonia e lo fa in grande stile, sparando una serie di cartucce mediatiche ad effetto: un "rapporto scandalo", un video blog ed un reportage fotografico.

Il rapporto "Amazzonia arrosto". L´impronta ecologica dell´allevamento bovino nello stato del Mato Grosso denuncia il legame strettissimo tra l´espansione dell´allevamento bovino e la distruzione della foresta amazzonica. «Il polmone del mondo nello stato del Mato Grosso è la regione con il più alto tasso di deforestazione – spiega il rapporto - Il 79,5% delle aree recentemente deforestate in Amazzonia è stato destinato al pascolo. Tra il 2000 e il 2007 circa 154,312 km2 di foresta amazzonica sono andati perduti: un´area pari alla superficie della Grecia. La causa principale di questa distruzione è l´allevamento bovino che dai primi anni Settanta si sta espandendo in maniera esponenziale».

Si può tranquillamente dire che uno dei polmoni verdi del pianeta sta diventando polpette di McDonald: nel decennio 1996 - 2006, la foresta che copriva un´area pari a un terzo l´Italia, 10 milioni di ettari, è stata rasa al suolo per far spazio all´allevamento di mucche da carne.

Greenpeace spiega che «Oggi il Brasile, che possiede la mandria commerciale più grande del mondo, è il principale esportatore di carne e pelle bovina. Inoltre il governo brasiliano entro il 2018 intende raddoppiare la propria capacità di esportare questi prodotti».

Il rapporto sottolinea che «Un´indagine di Greenpeace del 2006, basata su dati forniti dal Governo brasiliano, mostra che l´allevamento bovino occupava, solo allora, il 79.5% dei suoli già in uso nella "Amazzonia legale brasiliana" (escludendo lo stato di Maranhão). Secondo questi dati nel 2006 si contavano tre capi bovini per ogni abitante dell´Amazzonia Legale". Il 40% circa dei capi bovini brasiliani si trova in Amazzonia. L´espansione dell´allevamento bovino nella regione ha presentato un forte incremento in linea con l´aumento dell´export brasiliano di capi bovini e carne». Il rapporto fornisce una mappatura delle aree destinate a pascolo nella porzione di Amazzonia compresa amministrativamente nello Stato del Mato Grosso e analizza le immagini prodotte dal satellite Moderate-resolution imaging spectroradiometer.

«Grazie a questo nuovo strumento è stato possibile identificare le aree recentemente deforestate utilizzate per l´allevamento bovino – spiega la pubblicazione - Greenpeace ha studiato l´area di foresta amazzonica che ricade nello stato del Mato Grosso, che possiede la mandria bovina più grande di tutto il paese e, allo stesso tempo, presenta il tasso di deforestazione più alto dal 1988. Il Mato Grosso si estende per più di 903.358 km2 e comprende aree di foresta amazzonica, ampie porzioni del Cerrado (savana) e del Pantanal (paludi e acquitrini). In termini assoluti lo stato del Mato Grosso presenta il tasso di deforestazione più alto a livello nazionale con circa 185,587 km2 di foresta già distrutta: un area pari a due volte l´Ungheria».

Le 8 mappe del rapporto mostrano il cambiamento dell´uso dei suoli nell´area di foresta Amazzonica dello stato del Mato Grosso comparandolo a dati infrastrutturali, deforestazione recente ed altre dinamiche regionali.

Il Brasile di Lula è diventato così una specie di grande macelleria mondiale, ma anche il quarto emettitore di CO2 del pianeta e il 75% dei gas serra che emette dipende proprio dalla deforestazione.

«il governo dovrebbe prendere misure drastiche per fermare anziché stimolare l´espansione delle attività legate all´allevamento – dicono gli ambientalisti - Il prossimo dicembre, i leader del mondo intero si incontreranno a Copenhagen per la negoziazione delle Nazioni Unite per il clima più importante di tutti i tempi. Considerato che la distruzione delle foreste tropicali è responsabile di ben un quinto delle emissioni di gas serra a livello globale qualsiasi accordo per salvare il pianeta dal cambiamento climatico dovrà includere misure per fermare la deforestazione».

"Amazzonia arrosto" non si limita alla denuncia ma fa anche proposte sulle misure che il governo brasiliano devrebbe adottare per raggiungere l´obiettivo "deforestazione zero" entro il 2015, quando le emissioni di gas serra dovranno iniziare a calare drasticamente a livello globale.

Intanto da bordo dell´Arctic Sunrise, lo storico rompighiaccio di Greenpeace, un volontario italiano invia un emozionante video blog, pubblicato anche su repubblica.it, che documenta il tour della nave per denunciare il disastro ambientale in corso. «L´Amazzonia brucia e i governi continuano a ignorarlo – dice Greenpeace - Così, con gli occhi di tutto il mondo puntati addosso, speriamo che chi ha il potere di decidere adotti subito le giuste misure per proteggere uno degli ecosistemi più preziosi del pianeta»

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