[28/01/2009] Trasporti

Il mercato automobilistico incassa l´ennesimo aiutino (più o meno a pioggia)

LIVORNO. Al pacchetto anticrisi varato definitivamente ieri in Senato, si aggiungerà presto anche un provvedimento per il sostegno al settore auto. Definiti i dettagli oggi alla riunione a palazzo Chigi tra Governo, sindacati, associazioni dei produttori auto e moto e i rappresentanti della componentistica, si avvia una nuova stagione di sostegno alle rottamazioni per il rinnovamento del parco esistente.

«Gli incentivi a sostegno del settore automobilistico dovranno avere un duplice obiettivo: quello di sostenere la domanda di un comparto in difficoltà, ma anche quello, strategico in termini ambientali, di puntare ad un rinnovo del parco autoveicoli italiano che è il più vecchio d’Europa» ha detto il ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo sottolinenando quanto «Tali vetture incidono pesantemente sia sulle emissioni di gas serra che, soprattutto, sull’inquinamento da polveri sottili che rende spesso irrespirabile l’aria delle nostre città».

E il ministro all’ambiente ha anche tenuto a precisare che «è importante estendere gli incentivi alla componentistica per consentire anche ai mezzi di trasporto pubblico e ai mezzi pesanti in generale di abbattere i livelli di inquinamento attraverso interventi di manutenzione e miglioramento dell’efficienza».

Quindi sciolto il nodo sul fatto che gli aiuti non saranno destinati solo alla Fiat e definito il tetto di finanziamento, l’Italia potrà dire di aver fatto la sua parte rispetto alle decisioni prese a Bruxelles nel vertice dei ministri economici dedicato proprio a questo settore.

Anche se il sostegno nostrano a questo segmento dell’industria ha caratteristiche sostanzialmente diverse, non solo per le cifre messe a disposizione, rispetto a quanto è stato fatto in altri paesi dell’Unione. Dopo la Francia e la Germania, anche l’ Inghilterra, dove il piano di sostegno al comparto auto è stato reso noto ieri, punta ad una riqualificazione del prodotto su tutta la filiera, piuttosto che ad interventi per vendere auto che rischierebbero, altrimenti, di rimanere nei saloni delle concessionarie.

Le previsioni per l’anno in corso, indicano infatti prospettive di un calo pari al 20% del mercato delle auto, che con gli interventi di sostegno previsti dal Governo potrebbero almeno dimezzarsi, e che segue un trend già registrato nello scorso anno di un -13,4% di flessione che ha interessato tutti i brand. Posizionando, comunque il marchio nazionale ai primi posti della classifica, con incrementi di vendite superiori anche al 2007.

Ancora una volta quindi si interviene sul comparto industriale dell’auto (che è vero rappresenta una quota considerevole del Pil e dell’occupazione nel nostro paese) ma non si prende in considerazione nemmeno l’opportunità di cominciare almeno a riqualificarlo o, meglio, a sterzarlo verso altre produzioni: veicoli collettivi anziché auto private, tanto per fare un esempio.

Una politica che appare del resto pienamente coerente con quella dei trasporti adottata nel nostro paese, dove alle affermazioni di principio della necessità di intervenire sul trasporto pubblico sia per questioni di inquinamento locale (leggi pessima qualità dell’aria nelle città) sia per contributi alla lotta al surriscaldamento globale, non si fanno mai seguire azioni connesse.

Ma anzi si continua a dare spazio e priorità a interventi di mobilità su gomma: è infatti questo il settore più rappresentato nei piani e nei progetti delle grandi opere previste. Anche quando queste non prevedono interventi diretti sul bilancio dello Stato, quale il corridoio tirrenico, per cui si prevede un project financing della società appaltatrice, e poi gestore, Sat (che ricadrà comunque inevitabilmente sulle tasche dei cittadini). O quale la piattaforma logistica toscana che dovrebbe servire a dirottare le merci dalle strade alle ferrovie, facendo leva sull’interscambio gomma-ferro lungo l’asse Livorno-Firenze-Bologna e che dovrebbe essere finanziata con fondi europei ma che rischia di perderli per la mancata definizione, nei tempi richiesti, degli accordi necessari. Con il risultato che il sistema intermodale toscano verrà ancora rimandato a data da definire. Se mai riuscirà a vedere la luce.

L’auto quindi, ancora una volta, si dimostra il settore industriale che sicuramente traina, con il suo contributo dell’11,4 % al pil e un gettito fiscale di 81 miliardi di euro, l’economia nazionale, ma è al tempo stesso un vortice che risucchia politiche, strategie economiche e risorse, lasciando tutto il resto al palo.

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