[23/01/2009] Consumo

I debiti ecologici e quelli economici che lasceremo alle future generazioni

LIVORNO. Prendiamo ancora una volta lo spunto dalle analisi della Bce per fissare nuovamente quali sono, dal nostro punto di vista, le conseguenze più serie di questa crisi che, lo ripetiamo, non è solo economico-finanziaria, ma è anche ambientale. Dice la Banca centrale che «I provvedimenti straordinari decisi sinora comportano oneri considerevoli per le finanze pubbliche in numerosi paesi dell´area euro. Se non saranno riassorbiti a tempo debito, peseranno in modo particolarmente negativo sulle nuove generazioni e su quelle future».

Per questo, aggiunge, «è indispensabile ristabilire quanto prima un impegno credibile a favore degli obiettivi di bilancio a medio termine». Anche se «l´allentamento significativo delle politiche di bilancio e il connesso incremento del debito non dovrebbero in ogni caso rischiare di minare la fiducia del pubblico nella sostenibilità dei conti, riducendo l´efficacia dello stimolo fiscale».

Secondo l´Eurotower inoltre «la situazione economica corrente richiede di fatto particolare cautela nell´adottare vaste misure di stimolo fiscale, tenendo conto delle particolari condizioni di bilancio di ciascun paese. Il funzionamento degli stabilizzatori automatici conferirà un impulso fiscale relativamente ampio e vigoroso in un´economia in fase di rallentamento - conclude la Bce - sommando i suoi effetti alle già annunciate politiche di bilancio espansive e agli interventi pubblici a sostegno del settore bancario».

Come sempre noi non entriamo nel merito dei tecnicismi finanziari che regolano il mercato, ma siccome si chiamano in causa le ripercussioni sulle future generazioni, osserviamo che l’analisi (competa o no alla Bce farsene carico) è monca: i debiti economici sui nostri figli e sui figli dei nostri figli sono senz’altro una iattura, ma i debiti ecologici (nel senso di depauperamento delle risorse naturali, energia, materia e biodiversità), lo sono anche di più.

Questo modello economico che in molti continuano a ritenere valido e che si vuol salvare a tutti i costi, essendo entrato in crisi profonda, sta generando non solo uno sconquasso sociale figlio in primis di migliaia e migliaia di posti di lavoro già persi e che si perderanno, ma è la causa numero uno anche dalla crisi ambientale.

In nome di una crescita che deve essere inseguita a tutti i costi si sta impoverendo il pianeta dimenticandosi completamente che l’economia sta ‘sotto’ l’ecosistema e non viceversa. La prima (l´economia), se il secondo va in crisi (l´ecosistema), non ha futuro. Gli aiuti di Stato quindi, non sono buoni o cattivi in sé, sono buoni se vanno nella direzione di una riconversione ecologica dell’economia, sono cattivi (ovviamente è una semplificazione) se puntano soltanto a ripristinare lo status quo del modello economico che ci ha portato alla crisi odierna.

Torna all'archivio