[22/01/2009] Energia

Impianti nucleari sottomarini e galleggianti per estrarre gas e petrolio nell´Artico?

LIVORNO. Gli ambientalisti russi sono preoccupati, e ne hanno ragione: il sito bellona.ru, rilanciato dall´agenzia Ria-Novosti, annuncia che «I responsabili russi del nucleare vogliono promuovere le loro tecnologie nell´Artico e sviluppare impianti nucleari per la trivellazione sottomarina». La Bellona Foundation è una organizzazione ambientalista internazionale che ha sede ad Oslo, in Norvegia, svolge efficacemente il compito di "cane da guardia" delle iniziative nucleari nell´Artico, soprattutto di quelle Russe, e per questo ha uffici anche a San Pietroburgo e Murmansk. La Fondazione aveva presentato già nel dicembre 2008 il suo ultimo rapporto sui rischi che potrebbe correre il mar glaciale Artico con l´utilizzo del nucleare per alimentare di energia le installazioni necessarie alla produzione di idrocarburi.

L´idea non è nuova: già all´inizio degli anni ´90, con il crollo dell´Urss, la decisioni di smantellare la flotta di sottomarini nucleari sovietici fece pensare a qualcuno che quelli di "terza generazione" potevano essere "riciclati" nel trasporto di carichi sotto i ghiacci artici, per aprire una nuova strada commerciale sottomarina. Un´idea rivelatasi un fallimento, visto che nessun imprenditore, nemmeno il più folle degli oligarchi, se l´è sentita di imbarcarsi in un´operazione costosissima e di utilizzare vettori coperti da un segreto militare impenetrabile.

Ma le follie a volte ritornano a galla per i motivi più impensabili: il riscaldamento globale ha permesso ai russi di "scoprire" immensi giacimenti di petrolio e gas in quella che loro rivendicano come loro piattaforma continentale nel mare di Kara e di Barents, che diventavano economicamente appetibili grazie al prezzo del petrolio che aveva raggiunto i 150 dollari al barile. Ma la crisi economica e il calo verticale del prezzo del greggio hanno prodotto una ritirata rovinosa da tutti i grandi progetti petroliferi pensati nell´Artico: lo sfruttamento del gas e del petrolio costano da 4 a 5 volte in più che nei giacimenti di idrocarburi meridionali.
Ai russi allora è venuta l´idea: siccome le condizioni climatiche e meteorologiche dell´Artico non permettono di costruire piattaforme offshore, la trivellazione dei pozzi e l´estrazione di gas nei mari di Barents e di Kara la vogliono fare con piattaforme sottomarine, ricorrendo al nucleare come fonte energetica e costruendo apposite centrali nucleari galleggianti.

Secondo quanto dice il presidente di Bellona Murmansk, Andrei Zolotkov, «Se lo Stato decide di costruire dei siti che includono impianti energetici nucleari, deve valutare attentamente e bene la componente economica di questi progetti e le loro conseguenze ecologiche. E questi progetti devono essere ben compresi dalle popolazioni delle regioni dove questi sono previsti. Una decisione riguardante i problemi del settore nucleare non deve avere ripercussioni per le generazioni future».

Il rapporto di Bellona sottolinea che «Secondo i dati di cui disponiamo, il costo di un MW di potenza installata per una centrale nucleare galleggiante è di 132 milioni di rubli. Sarà di 250 milioni per una centrale sottomarina. Ora, la pratica organizzativa di tali progetti nel corso di questi ultimi anni dimostra che il volume di investimenti necessari si è moltiplicato alla fine per 2,5 o 3. I rischi di che presentano gli impianti di trivellazione sottomarina che comprendono installazioni energetiche nucleari, sono importanti. Questi rischi possono essere legati alla particolarità dello sfruttamento di un tale complesso, al comportamento dell´equipaggio, alle condizioni climatiche e meteorologiche dell´Artico, alle scorie radioattive e al combustibile usato precedentemente e affondato nella regione, così come alla tentazione che potrebbero avere dei terroristi di impadronirsi di tali impianti».

Bellona sottolinea che «Lo sfruttamento della piattaforma continentale dell´Artico è esso stesso legato a molteplici rischi ecologici, senza contare che nessun paese al mondo possiede esperienze di lavoro in tali condizioni. Questi rischi sarebbero sensibilmente accresciuti se si dovesse ricorrere all´energia nucleare. In caso di incidente, sarebbe cos´ estremamente difficile (forse impossibile) eliminarne le conseguenze. In questo contesto, la componente economica di tali progetti sembra ben poco convincente».

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