[16/01/2009] Comunicati

Segnali di green style

LIVORNO. Non si sa se prenderlo come un riconoscimento o come una presa per il bavero. Meglio considerarlo un segnale positivo e prendere atto che qualcosa, in meglio, è cambiato. Sentite, infatti, come attacca Sara Deganello sul Sole24ore on line il suo pezzo di presentazione del nuovo numero del magazine IL, in edicola oggi e intitolato “Green per essere in style”: «Quasi fantascienza. Energia rinnovabile? Ecologia? Sostenibilità ambientale? Fino a poco tempo fa era il vessillo che sventolavano predicatori solitari, irriducibili idealisti e visionari. Oggi qualcosa è cambiato. Forse proprio grazie alla crisi finanziaria. Pensare in "verde" non è più solo la prerogativa di ambientalisti barricadieri, ma diventa la parole d´ordine di multinazionali, colossi finanziari e Governi, a partire dal nuovo presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che sulla riconversione ecologica vuole fondare il suo New Deal».

Ora per capire fino in fondo che cosa è successo, riportiamo un pezzo di quanto scrivemmo a settembre dello scorso anno: «Il dibattito, lo registriamo da tempo, è incentrato soltanto sui perché della crisi; sui numeri della crisi; su quello che un’ideologia (statalismo) piuttosto che un’altra (liberismo) indicano come strade da seguire per affrontare questa e le future crisi. Di fronte all’economia Usa massacrata dai colpi dei mutui subprime che hanno generato uno tsunami che sta facendo annegare colossi finanziari e banche e chissà cos’altro, gli analisti di chiara fama difendono lo status quo affermando cose tipo (Corriere della Sera): «Il capitalismo e il mercato rimangono il ‘modo’ migliore per produrre (e consumare) ricchezza. Tutti gli altri sono falliti». Come se oggi ci fosse qualcuno – tranne i disgraziati naturalmente - che vive fuori dal mercato. Ma del capitale naturale eroso e messo in crisi da questo sistema economico che per tutta una serie di ragioni ha, anche lui sì, certamente fallito, se non è materia di cui gli economisti vogliono occuparsi, deve esserlo per gli ambientalisti, almeno per quelli che ritengono l’economia ecologica la necessaria e stretta via attraverso la quale riorientare il nostro sistema economico (mercato compreso) verso la sostenibilità sociale e ambientale».

Non pensavamo di essere “predicatori solitari, irriducibili idealisti e visionari” allora e non pensiamo di essere gli “intelligenti” ora. Ci dispiaceva semmai che, in realtà, neppure gli “ambientalisti barricadieri” parlassero, tant’è che chiudevamo con un appello: «L’analisi di quello che sta accadendo è fondamentale e gli ambientalisti (noi compresi) devono (dobbiamo) impegnarsi prima per farla e poi per non sbagliarla. Non bisogna ‘tacere’ – come forse sta accadendo causa un pessimismo di fondo che sta un po’ a tutti tarpando le ali - ma intervenire con idee che puntino a superare la crisi a partire dal rovesciamento concettuale di ciò che l´ha creata: l´economia è un sottosistema dell´ambiente, non il contrario! Senza sostenibilità ambientale non può darsi sostenibilità economica. Quali che siano le regole del "traffico dei mercati", se questo "traffico" non è orientato verso la sostenibilità si potranno anche evitare ingorghi ma non si eviterà il baratro. Questo, secondo noi, è il nocciolo della questione. E su questo nocciolo vorremmo sollecitare contributi».

E’ cambiato il mondo in quattro mesi? Sì e in peggio dal punto di vista economico-sociale. Sì e in meglio dal punto di vista dell’analisi e dalla risposta alla crisi avanzata dagli Usa e che trova sponda anche in una parte d’Europa. Europa che, come il resto del mondo, citiamo ancora il pezzo di IL: «Guarderà al 20 gennaio come a un momento simbolico anche per la "rivoluzione verde": con l´insediamento a Washington di Barack Obama, scrive Marco Magrini, “in un solo giorno, quel giorno, il Paese più energivoro del pianeta si convertirà dalla fede nei combustibili fossili a quella nelle energie rinnovabili”. Ora gli Stati Uniti si apprestano a varare un piano per ridurre dell´80% le emissioni di anidride carbonica entro il 2050».

«Una sterzata radicale – prosegue - rispetto all´amministrazione Bush. Il "Green New Deal" verrà guidato idealmente da un premio Nobel per la Fisica, Steven Chu, neo-segretario dell´Energia. Come commenta Mario Margiocco: «Chu dovrà realizzare e gestire la promessa di Obama di massicci interventi - 150 miliardi in dieci anni - nelle energie rinnovabili, destinate ad essere il "Progetto Apollo", cioè lo sbarco sulla luna, degli anni 2000”».

Se a questo si aggiunge che, sempre oggi, in prima pagina con richiamo in seconda, l’editoriale del Sole24Ore di Orazio Carabini (“I numeri, la prudenza e le terapie”) parlando del –2% previsto da Bankitalia per il Pil 2009 e di cosa debba fare il governo italiano conclude testualmente: «investire nelle misure che assicurano ritorni diffusi e di lungo periodo, come le politiche per l’istruzione o per il risparmio energetici», ebbene c’è di che rallegrasi. Sono solo dichiarazioni anche quelle di Obama? Può darsi, ma prima non c’erano neppure quelle e fa un bel po’ piacere che sia il Sole ad essere “costretto” in qualche modo, sempre sul magazine IL, ha “dover” chiudere il pezzo sostenendo che: «Forse il Green New Deal è già cominciato. Del resto oggi il green style non porta più le controindicazioni che un ritorno al mito del "bon sauvage" in piena società del consumo poteva paventare. Lo stile sostenibile è già a pieno titolo una forma per immaginare il futuro». E il futuro…è adesso.

Torna all'archivio