[15/01/2009] Comunicati

Worldwatch aggiorna (al peggio) le valutazioni dell´Ipcc

FIRENZE. Uno dei principali aspetti che caratterizzano l’era dell’informazione in tempo reale è sicuramente il rapido invecchiamento delle notizie e delle ricerche presentate. Questo vale soprattutto per l’informazione scientifica, e a maggior ragione per le notizie inerenti al cambio climatico, che si accavallano di volta in volta in un flusso convulso di informazioni a causa del rapido procedere della ricerca sulla materia, che come sappiamo è giovane e lascia ancora molti spazi di approfondimento.

Anche il quarto rapporto Ipcc, pubblicato a novembre 2007, sembra cominciare a risentire degli acciacchi della vecchiaia: secondo quanto pubblicato oggi dal Worldwatch Institute, nuovi studi «indicano che lo scioglimento del ghiaccio marino, il ritiro dei ghiacciai e l’insicurezza alimentare sono più gravi di quanto previsto dall’Ipcc».

Il primo aspetto che viene discusso è la crescita del livello marino, che l’Ipcc stima, a seconda degli scenari, poter salire al 2090-2099 da 18-38 cm fino a 26-59 cm. Secondo W.L. Hare, che ha partecipato ai gruppi di lavoro per la realizzazione del quarto rapporto Ipcc e alla redazione del recente rapporto State of the world 2009, il problema è sottovalutato a causa di una errata stima della crescita marina per lo scioglimento delle calotte e per espansione termica delle acque: «saremo fortunati se riusciremo a mantenere sotto un metro la crescita marina entro il secolo, e un incremento di due metri non è da escludere».

Nuovi studi rimettono in discussione anche le previsioni avanzate dall’Ipcc riguardo alle «molte regioni» che dovrebbero «probabilmente subire un declino delle risorse idriche e del potenziale idroelettrico» a causa del mutamento dei regimi precipitativi e dello scioglimento dei ghiacciai montani (come ad esempio quelle zone densamente popolate dell’India che sono bagnate da fiumi che nascono sull’Himalaya). Secondo l’Ipcc, infatti, la perdita di masse glaciali e la diminuizione della copertura nevosa sono «previste aumentare nel 21° secolo». Ma ricerche presentate nel corso dell’anno indicano che un’accelerazione dello scioglimento dei ghiacciai è già in corso: un rapporto dell’Unep, basato su uno studio che ha raccolto dati in nove diverse catene montuose, indica che nel 2008 il ritmo di scioglimento è più che raddoppiato rispetto al ritmo medio tra il 2004/05 e il 2005/06.

Nuovi dati sono disponibili anche riguardo alla produzione di cibo e alla sicurezza alimentare: il quarto rapporto Ipcc cita un generale «aumento della produzione agricola con crescita delle temperature localmente tra 1° e 3° C», ma oltre questo livello «la produzione è prevista diminuire». Naturalmente il dato globale (che peraltro nel quarto rapporto è caratterizzato da un grado di affidabilità definito «medio») va poi applicato alle mille diverse nicchie climatiche presenti sul pianeta, alcune delle quali subirebbero danni forti anche con bassi aumenti delle temperature medie, mentre altre (es. molte zone ad alte latitudini) avrebbero prevalentemente benefici – in termini alimentari - anche se il surriscaldamento superasse il valore-limite prospettato di 3°. Esiste comunque, secondo l’Ipcc, una certezza superiore al 90% che «gli impatti negativi del Gw sull’acqua ne superano i benefici».

A questo riguardo il Worldwatch cita una ricerca pubblicata su Science il 9 gennaio e riportata su greenreport il 13, in cui i ricercatori «concludono che metà della popolazione mondiale potrebbe, al 2100, essere a rischio per la sicurezza alimentare», a causa della possibilità (molto concreta: l’attendibilità è stimata nel 90%) che le temperature della stagione del raccolto nelle regioni tropicali e sub-tropicali siano più alte di quanto quelle regioni abbiano vissuto (in qualsiasi stagione) nel corso del 20° secolo.

E’ citata anche la lunga lettera che James Hansen (direttore del Giss, il centro di studi climatici Goddard della Nasa) ha indirizzato in dicembre a Barack e Michelle Obama, in cui il climatologo (oltre a citare nuove ricerche del Giss che indicano una sensibilità climatica molto maggiore di quella finora prospettata, e che impongono quindi di puntare al più presto non più ad un contenimento dell’aumento, ma una vera riduzione della CO2 atmosferica fino al livello di 350 ppm dagli attuali 386) indicava la necessità che la locale Accademia nazionale delle scienze provvedesse alla redazione di un rapporto riassuntivo dei nuovi studi, in attesa del 2013, anno in cui è prevista la pubblicazione del quinto rapporto Ipcc.

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