[15/01/2009] Comunicati

L´uscita dalla crisi passa dal governo sostenibile della polis

LIVORNO. Ogni volta che le stime sull’entità e la durata della crisi filtrano la cortina di ottimismo messa in piedi dal governo italiano per convincere i consumatori che tutto dipende da loro, arrivano mazzate che spazzano via ogni barlume del più cauto ottimismo. Mentre ieri le borse di tutto il mondo subivano l’ennesimo tracollo, l’Ocse avvertiva infatti che la crisi durerà molto di più di quanto si cerca di far credere: fino a tutto il 2010 come minimo, magari raggiungendo il picco a metà del 2009, ma senza risalire la china nel breve periodo.

La fase di recessione è destinata a durare a lungo, ma come ormai viene ripetuto da sempre più economisti, può rappresentare l’occasione per cambiare radicalmente il modello economico che ci ha portato fino all’attuale disastro. Ma se questa occasione verrà colta, cominceremo a capirlo solo tra 5 giorni – e molti poi ne dovranno passare per vedere i primi risultati - quando terminerà quest’infinita agonia del peggiore governo americano della storia (a detta di molti) e che lascerà il testimone a chi ha annunciato quella rivoluzione anche culturale che l’Europa ha inseguito e portato avanti quasi da sola in questi anni, senza però riuscire a portarla a termine.

E’ innegabile infatti che l’Europa sia stata alla testa di un processo che ha provato a sterzare l´attuale modello di sviluppo in chiave più sostenibile e che all’interno dell’Ue la volata l’abbia tirata la Germania, con quel modello di economia sociale che sul fronte della sostenibilità ha creato per esempio una solidissima industria delle rinnovabili, ma anche la consapevolezza della necessità del risparmio di energia (mentre sul fronte dei risparmio dei flussi di materia siamo ancora tremendamente più indietro). Anche quel modello però, che anche oggi il premier Angela Merkel propone di rilanciare, risulta superato dalla necessità di riformare ancor più profondamente l’economia proprio secondo canoni di minor dissipazione di energia e di materia.

Diciamolo subito, a scanso di equivoci: il piano anticrisi tedesco non è neppure paragonabile alla quasi ridicola miopia italiana: le misure tedesche sono infatti finalizzate non a sostenere genericamente l’economia attraverso l´aumento della domanda e dei consumi, quanto piuttosto a proteggere e rilanciare la struttura produttiva e a migliorare le infrastrutture, soprattutto quelle esistenti, cominciando dalle scuole, ma anche reti telematiche e ferrovie in modo che superata la crisi qualcosa resti. “Capitalismo alla tedesca” insomma, come sintetizza oggi il Corriere della Sera.

Ma una cosa è davvero certa, e viene confermata ogni giorno dalle notizie che giungono dai vari Paesi (oggi c’è l’ingresso del governo tedesco nel capitale di Deutsche Bank, che segue a ruota quanto già avevano fatto Commerzbank e Hypo Real Estate): ormai lo Stato ( ovvero: il pubblico) viene individuato da tutti ( ma proprio tutti ) come unico possibile ombrello sotto il quale sopravvivere alla tempesta, e questo è il tabù infranto dalla crisi ed era impensabile solo fino a pochi mesi fa. Qualcuno parla perfino di “Muro di Berlino del liberismo”, ma senza sbilanciarsi troppo quello che è importante sottolineare dal nostro punto di vista è il fatto che "il governo della polis" è l´unico strumento per orientare un’economia che garantisca un futuro alle generazioni che verranno.

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