[14/01/2009] Energia

Verso la conferenza energetica nazionale delle fonti fossili e del nucleare... e l´opposizione?

ROMA. Siamo fra i pochi paesi al mondo ad avere una classe dirigente che non crede che lo sviluppo delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico siano scelte in grado di aiutare il paese ad uscire dalla crisi economica in cui è precipitato. Qualsiasi sia la cultura politica dei governi, quasi ovunque si decide, per contrastare la recessione, di investire in questi settori: dagli Usa, dove il neo presidente Obama pensa addirittura di ricavarci due milioni di posti di lavoro, ai principali paesi europei come Germania, Francia ed Inghilterra, per finire alla Cina che addirittura si sta avviando ad essere il paese con maggiori fonti rinnovabili installate. Solo qui e in qualche paese dell’ex blocco sovietico si preferisce ignorare sia le rinnovabili che il risparmio energetico.

In Italia infatti, chi governa preferisce andare nella direzione opposta: dal tentativo (si spera rientrato) di smantellare l’incentivazione fiscale grazie alla quale centinaia di migliaia di famiglie hanno ristrutturato, per migliorarne le prestazioni energetiche, le loro abitazioni e garantito la tenuta di un settore decisivo per il paese come quello delle costruzioni, fra i più colpiti dalla crisi economica; puntare sul nucleare anziché sul sole, vento e biomasse; non agevolare, nel mezzogiorno ricco di sole, il solare termico lasciando i boiler elettrici.

E’ noto che le resistenze alle rinnovabili non vengono solo dai decisori politici o dagli industriali e infatti solo in Italia si trovano persone che si definiscono ambientaliste, e tacciono sulle perforazioni metanifere in adriatico e al contrario si mobilitano e bloccano gli insediamenti eolici sia in mare che a terra.

Non è facile capire il perché di tanta miopia, ma è mia convinzione che due siano le principali barriere che hanno finora impedito il decollo sia delle fonti rinnovabili che del risparmio energetico. La prima e la più importante è il fatto che le scelte energetiche di questo paese continuano, sebbene la crisi e sebbene ovunque si stia ridando spazio all’intervento pubblico, ad essere affidate al mercato cioè a uno strumento che non è in grado per sua natura di promuovere una rivoluzione come quella che è necessaria per passare da un modello basato su fonti non rinnovabili, fossili o nucleari che siano, ad uno basato su quelle rinnovabili.

Dovremmo prima o poi chiederci perchè il neo presidente degli Stati Uniti ribadisce, in ogni suo discorso, che il piano con cui intende rilanciare l’economia americana è del governo e non affidato al libero gioco della domanda dell’offerta? Lo stesso conto energia tedesco, nella misura in cui obbliga il gestore della rete ad acquistare in via prioritaria ed obbligatoria l’elettricità prodotta dalle fonti rinnovabili e a pagarla compensando anche il fatto di essere energia che non danneggia l’ambiente, è uno strumento che non ha nulla a che fare col mercato.

E’ possibile, mi chiedo, aprire una riflessione critica sull’esperienza liberista e sulle privatizzazioni condotte in questo paese? Continuare ad evitarla e a sottrarsi a questo confronto penso sia una delle principali barriere allo sviluppo delle fonti
alternative.

Il secondo ostacolo al loro decollo è stata l’idea diffusa un po’ ovunque che lo sviluppo delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico potessero essere realizzati dalle attuali grandi imprese energetiche, Eni ed Enel in primo luogo. Senza creare nuovi strumenti, quali una rete diffusa di agenzie regionali, la formazione in ogni territorio di Esco, la promozione di una filiera industriale delle fonti rinnovabili e delle tecnologie e dei materiali con cui rendere più efficienti gli usi dell’energia, non si va da nessuna parte. Anche su questo andrebbe aperta una riflessione critica che permetta o di ridefinire la missione di questi enti e con essi di strutture di ricerca come l’Enea o di dotarsi di nuovi strumenti più consoni ad un modello energetico distribuito com’è quello basato sulle fonti rinnovabili e sul risparmio. Penso cioè che abbia sempre meno senso continuare ad organizzare convegni sulle rinnovabili avendo sempre fra i protagonisti Enel, Eni.

Fra qualche mese il governo intende fare una conferenza energetica in cui ribadirà le scelte fossili e nucleari fino ad ora compiute ed anche la necessità di una ulteriore espansione dei consumi di energia. Fra i principali protagonisti della discussione vi saranno certamente i manager di Eni ed Enel. Forse è il caso che chi ha la responsabilità dell’opposizione in questo paese non si limiti solo a far sentire la sua voce critica alla conferenza del governo, ma operi per costruire in questi mesi una scadenza alternativa nella quale presentare un altro progetto che da un lato ridia spazio ad un rinnovato intervento pubblico sulle scelte energetiche e dall’altro dia voce a nuovi protagonisti a livello industriale, della ricerca e dei servizi energetici.

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