[14/01/2009] Comunicati

Il mondo diverso, che studia e fa ricerca: il sogno del prof. Dario

LIVORNO. Un mondo diverso, nel senso di migliore socialmente e ambientalmente, prima di tutto bisogna saperlo immaginare. E ci sono uomini capaci di farlo meglio di altri. Paolo Dario, direttore del Polo Sant’Anna Valdera, coordinatore dei Laboratori ARTS e CRIM, e da poco alla guida del neonato Centro di ricerca sulle tecnologie per il mare e la robotica marina di Livorno (un momento dell´inaugurazione nella foto gentilmente concessa da Foto Novi), è uno di questi. Lo abbiamo incontrato ieri al termine dell’inaugurazione del Centro di ricerca che crediamo davvero sia la cosa migliore che l’attuale giunta di Livorno abbia realizzato in questi quasi cinque anni di legislatura.

Perché come ha detto lo stesso Dario, «la politica ha il compito di guardare più avanti degli altri» e portare a Livorno un centro di ricerca dalle enormi potenzialità recuperando uno dei luoghi storici più belli della città è qualcosa che, speriamo vivamente, sopravvivrà a elezioni, nuovi sindaci e nuove giunte. Qui, in questa rete tra il Centro interuniversitario di biologia marina, questo della robotica marina e il corso di laurea in logistica, può nascere la Livorno del futuro. Una rete che potrebbe allargarsi anche con il costruendo acquario che prima o poi avremo la gioia di vedere terminato dopo anni di attesa. «E’ la nostra speranza – ci spiega Paolo Dario – perché questo centro non è chiuso è aperto verso la città e verso le sue imprese».

Dagli Stati Uniti arrivano segnali con Obama di riconversione ecologica dell’economia con l’annunciato green new deal, che nella sostanza significa anche tecnologia a servizio dell’ambiente, indispensabile a partire da quella applicata al monitoraggio.

«E’ così – risponde Dario - negli Usa Obama pensa che la crisi sia un’occasione per l’industria. Lo credo anch’io, questa è un’opportunità e lo è anche qui a Livorno. Bisogna investire su persone e tecnologie. Questo Centro è un punto di partenza. Dobbiamo crederci tutti».

Ma in Italia come siamo messi?
«Non così male come si pensa».

Però a livello politico la maggioranza espressa da questo paese non dà certo input in questo senso, basti vedere i soldi che mette nella ricerca.
«I soldi per la ricerca non sono molti, però la cosa negativa semmai è che l’impresa privata investe poco in innovazione. Un ricercatore costa solo 20mila euro l’anno, perché l’impresa non approfitta di questo?».

Lei ha detto durante l’inaugurazione del Centro che non vuole ingegneri che si preoccupino di quello che chiede il mercato o dei costi di un determinato progetto, ci spieghi meglio questo concetto.
«Non voglio persone che svolgano il compitino. Le grandi innovazioni sono state fatte da persone che si sono ribellate. Voglio dei ribelli che abbiamo anche voglia di studiare e progettare cose che apparentemente sono del tutto inutili. Cose che non saranno prodotte domani. Perché è dalle cose che sembrano inutili che vengono le grandi idee. Da qui nascono le ‘specifiche’, da idee che all’inizio non si sapeva neppure dove ci avrebbero portato. Cose non ancora immaginate. Progetti che non hanno una applicazione industriale immediata ma permettono di aprire prospettive che saranno il futuro dell’economia».

Un vero e proprio inno all’uomo e alle sue potenzialità intellettuali. Se questo a qualcuno potesse sembrare solo una dichiarazione ad effetto, basta vedere quello che Dario è riuscito a fare in carriera. Anche nei laboratori che guida a Pisa cominciarono in dieci, come qui a Livorno, e ora vi lavorano un centinaio di persone.

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