[13/01/2009] Energia

«Vento alla pace», un connubio tra energia e arte nel parco delle Apuane

FIRENZE. Si chiama «Vento alla pace», e punta ad un «contatto tra cielo e terra, così come gli obelischi egiziani furono inventati per prendere energia dal cielo». Con questa opera si vuole «unire due forme di energia, quella comunemente intesa e quella artistica»: con queste dichiarazioni Jacopo Cascella, artista carrarese, ha presentato oggi a Firenze il suo progetto per installare un parco eolico monumentale in zone contigue di cava all’interno del parco regionale delle Alpi Apuane.

Alla presentazione dell’opera, che potremmo considerare un ibrido tra un comune parco eolico e una forma evoluta di land art, sono intervenuti il presidente della regione Toscana Martini, i consiglieri Roggiolani (Verdi) e Magnolfi (Pdl), e il presidente del parco, Nardini. Tutti affermano di guardare con interesse all’iniziativa, a cominciare da Claudio Martini, che si dice «interessato a mettere insieme, o meglio ad alleare, la difesa della natura, lo sviluppo delle rinnovabili e le forme artistiche, tutte esigenze che spesso sono viste in contrapposizione (arte vs energia, parco vs attività umane, ecc.). La Toscana è da sempre un paesaggio umano, e trasformando il paesaggio noi non facciamo quindi niente di nuovo. Serve coraggio, occorre aprire un nuovo fronte culturale, anche riguardo al rapporto tra fotovoltaico e centri storici (ricordiamo che nelle scorse settimane furono proprio i Verdi Toscani a presentare due modelli di “tegole fotovoltaiche”, ndA): e, così come per l’eolico, non possiamo fermarci alla prima difficoltà, perchè il perseguimento del cambiamento energetico è tema obbligato, e non si può scansare». Uno dei modi per superare l’impasse è farlo «attraverso uno sforzo creativo e – perchè no – artistico: in questo modo credo che potremo perseguire il duplice obiettivo di tutelare il paesaggio e di cambiare il sistema energetico e produttivo».

«I Verdi» – ha affermato Fabio Roggiolani – «perseguono da anni il progetto arte/energia, finalizzato a risolvere il problema paesaggistico. La legge quadro sui parchi 394/91 ha al suo interno una previsione esplicita della produzione di energia da fonti rinnovabili all’interno dei parchi. Negli anni successivi si è invece affermato un atteggiamento in cui si sono assimilate le energie rinnovabili alla cementificazione del territorio, creando il paradosso dell’incompatibilità delle rinnovabili con le aree protette». E le colpe su questo vanno attribuite in buona sostanza a quella «parte del mondo ecologista» che è caduta negli anni nella «contraddizione estrema di combattere le installazioni di energie rinnovabili, in particolare quelle eoliche, ma anche le fotovoltaiche». Vanno comunque evitati quei casi estremi in cui «il gigantismo di alcuni campi eolici» ha fatto sì che essi siano diventati, «più che un pezzo di paesaggio, l’intero paesaggio».

Roggiolani ha anche citato la necessità di «costruire il futuro proprio nelle aree dove fiorisce il passato», come la Toscana dove finora invece l’affermazione delle rinnovabili è stata spesso contrastata da – talvolta eccessivi, come molte volte abbiamo sostenuto su greenreport – scrupoli in direzione della tutela del patrimonio monumentale e paesaggistico. Principio ripreso anche da Alberto Magnolfi, che esorta a «riappropriarsi del concetto per cui “arte” e “bello” sono elementi di conduzione verso il progresso, mentre con la contrapposizione si alimenta una concezione statica, negativa. Anche il ministro dei Beni culturali, Bondi, con cui ho parlato, è favorevole al progetto e darà il necessario supporto: questa può essere un’iniziativa-pilota, peraltro in un paesaggio così particolare come le Apuane». L’obiettivo, secondo Magnolfi, è trovare una via di compromesso tra la «volontà di sperimentare, e la paura per l’impatto dell’eolico», che finora ha costituito freno alla sua diffusione.

Il luogo di collocazione dell’opera all’interno dell’area protetta è ancora da definire: sarà probabilmente installata nella zona di nord-ovest, vicino al monte Pisanino, e comunque su fronti montuosi che si affaccino direttamente sul mare, dove il vento è più favorevole. Ovviamente non saranno le parti di maggiore valore naturalistico a ospitare l’opera: il presidente Giuseppe Nardini ha citato «aree contigue di cava» come più probabile luogo di installazione. Questo anche perchè «le Apuane e l’arte sono legate storicamente dal marmo, e questa opera è la naturale prosecuzione dell’attività marmifera. Occorre andare oltre l’arte, e contemporaneamente evolvere il sistema energetico. Il progetto, il cui profilo riprende quello dei picchi circostanti, sarà a completo carico dei privati dal punto di vista economico. Come tempi, ci siamo dati 5 anni per completare l’opera: occorre ancora individuare il sito più adatto (anche per una centrale a cui restituire l’energia prodotta) e organizzare la viabilità».

Citiamo inoltre il progetto che il ministro Bondi sta predisponendo per la creazione a Fivizzano (dove a inizio anni ‘90 lo stesso Bondi è stato sindaco nelle liste del Pci) di una “Accademia del paesaggio” dove sarà proprio l’evoluzione futura del territorio (e quindi anche e soprattutto l’inserimento in esso degli impianti per la produzione delle energie rinnovabili) a costituire principale elemento di ricerca. Inoltre, a primavera la delicata questione del connubio tra arte, paesaggio e ambiente sarà discussa in un convegno a Firenze.

E in chiusura: gli scrupoli per la tutela del paesaggio (e dell’ambiente, inteso come biodiversità, wilderness, ecc.) hanno un senso sia che si parli di un’autostrada, sia che di un’acciaieria, sia anche di un parco eolico o fotovoltaico. E la Toscana sarebbe tra le prime realtà che avrebbe da perdere da una cattiva gestione della transizione verso un nuovo sistema energetico e produttivo. Ma gli impegni in direzione delle energie rinnovabili sono – come giustamente dice il presidente Martini - «obbligati»: come a dire che sì, occorrono i necessari compromessi, ma il percorso verso un sistema energetico diverso dovrà proseguire comunque, indipendentemente da quali compromessi – buoni o cattivi – andranno individuati.

E l’arte (e in particolare, lo ripetiamo, questo tipo di arte, che affonda le sue radici in quella land art che è stata tra i primi punti di incontro tra espressione artistica, paesaggio e ambiente) è probabilmente, oltre che un elemento di arricchimento culturale, anche un ottimo viatico per superare quelle contrapposizioni di cui abbiamo parlato, che hanno costituito in questi ultimi anni un forte freno all’affermazione delle energie rinnovabili sul territorio toscano e non.

Occorre naturalmente un approccio sobrio, attento e prudente, per non commettere errori irreparabili su quello che è il principale elemento di attrazione della Toscana, e cioè quell’equilibrio tra sviluppo infrastrutturale, paesaggio e ambiente che più che in altre realtà è riuscito a conservarsi: ma occorre anche – preso atto che viviamo in un paesaggio quasi completamente modificato dall’attività umana – avere il coraggio di intraprendere con più decisione la strada delle rinnovabili, anche affrontando quei casi in cui il problema paesaggistico derivante dalla loro messa in opera sussista davvero, e non sia solo l’eccesso di sindrome Nimby di alcuni residenti o di scrupolo professionale da parte di alcuni addetti ai lavori, come talvolta abbiamo osservato nell’operato di alcune soprintendenze ai beni architettonici o paesaggistici. E, siccome modificare un paesaggio «umano» crea molti meno problemi rispetto ad uno «naturale» (o che come tale è percepito), viene da chiederci: per realizzare un’installazione del genere, quale posto migliore delle Alpi Apuane?

Torna all'archivio