[12/01/2009] Comunicati

2101 anno sostenibile? State of the World spiega come

LIVORNO. «Se il mondo non agirà presto e in modo adeguato, gli impatti del cambiamento climatico potrebbero rivelarsi estremamente dannosi e sopraffare la nostra capacità di adattamento. Allo stesso tempo, i costi e la fattibilità delle misure di mitigazione delle emissioni di gas serra sono alla nostra portata e possono portare a una ricchezza di sostanziale vantaggio per molti settori della società». E’ il messaggio più forte che State of the World 2009 – attraverso le parole di Rajendra K. Pachauri, direttore dell’Ipcc, che ne ha curato la prefazione - lancia nell’edizione 2009 aggiungendo che «è essenziale per il mondo guardare al di là del business as usual per evitare la crisi che si affaccia su di noi se non riusciamo ad agire».

«Questa pubblicazione – prosegue - giunge in un momento in cui i governi sono concentrati sul raggiungimento di un accordo a Copenhagen alla fine del 2009 per affrontare la sfida del cambiamento climatico. Che senza dubbio influenzerà i diversi paesi negoziatori a guardare al di là delle strette preoccupazioni di breve termine che sono troppo spesso la ragione per l´inazione. Infatti, tutti abbiamo bisogno di incoraggiare e unirci a loro per dimostrare la determinazione e l´impegno per rispondere a questa sfida globale prima che sia troppo tardi».

Anche per il World Watch, dunque, è il tempo il peggior nemico, oltre ai governi che ancora si mettono di traverso sulla strada di un cambiamento di modello economico che proprio la crisi economica-ecologica ci impone. Per questo fa un esempio proponendo lo scenario immaginario del primo dell’anno del 2101.

Giorno in cui «in qualche modo, l´umanità è sopravvissuta al peggior riscaldamento globale – più alte temperature, livelli del mare e più intense tempeste e siccità – ed è riuscita a stabilizzare il clima della Terra. Le concentrazioni dei gas a effetto serra si sono abbassate e si prevede un picco verso il basso nel 22° secolo. L´aumento delle temperature globali è in rallentamento e il mondo naturale è gradualmente in via di guarigione. Il contratto sociale è in gran parte tenuto. E l´umanità nel suo insieme è meglio nutrita, più sana, più prospera oggi di quello che è stato un secolo fa».

Questo scenario di un futuro immaginato solleva una questione fondamentale: Che cosa dobbiamo fare nel 21° secolo, specialmente nel 2009 e negli anni successivi per un futuro possibile e per scongiurare il tipo di catastrofe climatica che molti scienziati adesso vedono come probabile? La questione è alla base del State of the World 2009: come il cambiamento climatico si svolgerà nel corso del prossimo secolo, e quali passi più urgenti bisogna adottare ora.

Il 2009 sarà fondamentale per il clima della Terra – ricorda il World Watch - Gli scienziati hanno avvertito che ci sono solo pochi anni per invertire l´aumento delle emissioni di gas serra e contribuire ad evitare improvvisi e catastrofici cambiamenti climatici. La comunità mondiale ha accettato di negoziare un nuovo accordo sul clima di Copenhagen nel dicembre 2009. All´inizio dello stesso anno, Barack Obama sarà il 44° Presidente degli Stati Uniti.
Gli Stati Uniti, uno dei maggiori produttori mondiali di gas a effetto serra, avranno la loro migliore occasione per fornire una leadership mondiale passando dalla legislazione sul clima nazionale e coinvolgendo in modo costruttivo la comunità internazionale per creare un nuovo consenso su come arrestare le emissioni.

Il libro del World Watch esamina anche i cambiamenti della politica necessari per combattere i mutamenti climatici e i vantaggi economici che potrebbero derivare da questa azione, compresa la possibilità di creare nuove industrie e posti di lavoro sia nei paesi ricchi che in quelli poveri.

I contenuti di questo volume – spiega Pachauri nella prefazione - sono di particolare interesse, poiché si basano sui risultati della quarta relazione di valutazione del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) e fornisce una panoramica completa della politica necessaria per far fronte a questa sfida importantissima per il mondo di oggi. Questa edizione mostra con chiarezza la differenza tra l´inazione sulla base di un approccio business-as-abitual e, invece, l’azione per ridurre le emissioni di gas serra (GHG) in modo da evitare i peggiori impatti dei cambiamenti climatici. Il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha giustamente chiamato il cambiamento climatico "la sfida più importante della nostra epoca". Molti leader del mondo hanno fatto dichiarazioni simili, per evidenziare l´importanza di prendere sul serio il cambiamento climatico.

Un elemento importante delle future soluzioni – prosegue - è una diversa forma di governance globale, che creerebbe un elevato livello di “serietà” per l´attuazione degli accordi globali.
Finora infatti su questo piano lo scenario è profondamente deludente, ad esempio sebbene la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc) sia entrata in vigore nel 1992, ci sono voluti cinque anni per l’attuazione degli accordi con il protocollo di Kyoto. A sua volta ulteriore fonte di delusione dato che non è entrato in vigore fino al 16 febbraio 2005. E proprio contro questo triste record di inerzia – ricorda il direttore dell’Ipcc - e subito dopo il rilascio della relazione di sintesi del recente rapporto dell’Ipcc, sono nate le speranze che la tredicesima Conferenza delle Parti della convenzione Unfccc, tenutasi a Bali nel dicembre 2007, mettesse finalmente d´accordo tutti su alcuni punti fermi in un accordo successivo al 2012, l´ultimo anno coperto dal protocollo di Kyoto.

Il piano d´azione di Bali, che è stato adottato a seguito di una grande quantità di dibattiti e di discussioni, fornisce sicuramente una speranza per il futuro. E’ positivo che le discussioni a Bali e la dichiarazione finale si sono basate prevalentemente sulla valutazione contenuta nella relazione di sintesi dell’Ipcc nel documento finale della quarta relazione di valutazione.

Diversi commentatori negli ultimi mesi hanno espresso profonda preoccupazione per l´attuale squilibrio nel mercato globale dei foodgrains (produzioni alimentari di base), che ha ferito alcune delle popolazioni più povere della Terra. E’ così ora sempre più evidente che la produzione foodgrains sarebbe minacciata dal cambiamento climatico, in particolare se la temperatura media raggiungesse 2,5 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali. Alcune regioni del mondo, ovviamente, saranno molto più colpite di altre. In Africa, per esempio, tra 75 e 250 milioni di persone saranno colpite da stress idrico già nel 2020 come conseguenza del cambiamento climatico. Alcuni paesi in quel continente potranno anche subire una riduzione del 50 per cento delle rese agricole.

Alcuni piccoli Stati insulari, per esempio, spesso con aree territoriali non più di un metro o due sopra il livello del mare, dovranno far fronte a seri rischi di inondazioni e mareggiate, che rappresentano una grave minaccia alla vita e alla proprietà, anche oggi.

Misure di mitigazione che possono contribuire a stabilizzare la concentrazione di gas serra in atmosfera sono stati valutati come generalmente molto basse in termini di costi e State of the world illustra chiaramente i vantaggi di sfruttare energia a basse emissioni di carbonio su "grande scala".

Il mondo è stato lento ad adottare alcune di queste opzioni energetiche semplicemente perché non abbiamo ancora sfruttato al meglio le economie di scala. Non abbiamo effettuato in modo adeguato la ricerca e lo sviluppo che consenta alle nuove tecnologie di evolversi in modo efficace all´interno di un breve periodo di tempo.

Uno strumento importante per sviluppare e diffondere le tecnologie appropriate potrebbe essere quello di un prezzo al carbonio, che offrirà notevoli incentivi ai produttori e consumatori. Ma c´è anche un ruolo importante che devono avere le misure di regolamentazione, norme, codici che possono stabilire gli opportuni parametri che devono essere osservati in diversi settori dell´economia. La politica del governo, quindi, sarà un importante motore di azione nella giusta direzione per la mitigazione delle emissioni di gas serra.

Lo strumento del World Watch è da sempre indispensabile per chi si occupa di economia ecologica. Da quanto apprendiamo, in attesa della versione in italiano, ci pare però che quest’anno non affronti il tema dei flussi di materia, altrettanti importanti di quelli di energia.

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