[12/01/2009] Energia

Cina: l´elettricità, la social card pechinese e le banche

LIVORNO. Secondo l´ultimo rapporto della Commissione di regolamentazione dell´elettricità cinese, la potenza elettrica installata in Cina nel 2008 è aumentata del 10,34% (90,51 milioni di kw), per raggiungere i 792,5 milioni de kw totali. «Gli investimenti nelle infrastrutture elettriche, in particolar centrali e rete di distribuzione, sono aumentati dell´1,52% per raggiungere i 576,3 milioni di yuan (84 milioni di dollari) – spiega il rapporto – Al contrario, colpita dalla crisi finanziaria globale, la domanda di elettricità è diminuita, avendo molte fabbriche fermato le loro linee produttive».

Nel 2008, la Cina ha consumato però 3.400 miliardi di kwh di elettricità, con un rialzo dei consumi del 5,23%, ma con un calo del tasso di crescita di 9,57 punti rispetto al 2007. I consumi elettrici sono la spia del fatto che secondo gli economisti di Pechino la Cina non uscirà dalla crisi prima del 2010.

Secondo Fan Jianping, economista capo del Centro di Stato dell´informazione, un tink tank del regime comunista, «occorrerà del tempo al piano di rilancio del governo per agire. La Cina ha cominciato ad aumentare gli investimenti nell´agricoltura e nello sviluppo rurale, nel risparmio energetico e nel controllo dell´inquinamento, nella protezione sociale, nella salvaguardia dell´ambiente e in importanti progetti infrastrutturali. Queste misure permettono di aumentare la domanda interna compensando l´impatto della caduta delle esportazioni. Però, alcuni progetti non inizieranno prima della fine del 2009. L´impatto delle misure non si farà quindi realmente sentire che nel 2010. Le esportazioni cinesi del 2009 potrebbero essere meno che nel 2008 e questo rallenterà l´economia del Paese.

«L´economia mondiale accelererà quando le imprese ristabiliranno le loro capacità produttive e faranno nuovi investimenti» ha detto Fan. Evidentemente per i cinesi un prodotto interno lordo che ha "rallentato" ad un più 9% nei primi 9 mesi del 2008 è un calo preoccupante rispetto ad una crescita del Pil dell´11,7% nel 2007. Le tanto pubblicizzate risorse destinate alle famiglie sono state rivelate oggi e si tratta di cifre che farebbero impallidire anche la social card di Tremonti, se non fosse che in Cina un euro vale un centesimo dello stipendio mensile.

Il ministero delle finanze di Pechino ha comunicato che nel 2009 ogni famiglia a basso reddito avrà un contributo di 15 yuan (2,19 dollari) al mese se abita in città e di 10 yuan se vive in campagna. Nel 2008 il governo cinese ha investito 276,16 miliardi di yuan per migliorare il benessere e creare posti di lavoro, si tratta del 19,9% in più rispetto al 2007.

Il ministro delle finanze Xie Xuren (Nella foto) ha detto all´agenzia Xinhua che «il governo verserà quest´anno più contributi alle famiglie a basso reddito ed aumenterà del 10% le pensioni per i pensionati delle imprese, in vista del miglioramento del loro benessere e le cure sanitarie. Questo aumento di entrate potrà stimolare il consumo e la crescita economica perché l´economia mantenga una crescita stabile e durevole». Il piano tiene conto delle enormi disparità di reddito regionali all´interno della Cina: un operaio di Pechino riceverà 410 yuan al mese, mentre un agricoltore delle povere aree interne raggiungerà appena 170 yuan.

Ma lo strano comunismo cinese che dispensa briciole ai poveri non risparmia finanziamenti ai ricchi: a dicembre le banche cinesi hanno accordato un credito di 740 miliardi di yuan (108 miliardi di dollari), la cifra più alta dopo gli 803,6 miliardi di yuan sbloccati nel gennaio 2008. Secondo lo Shanghai Securities News, questo è dovuto «alla politica monetaria "molle" del Paese ed alla decisione del governo centrale di incoraggiare gli organismi del credito ad aumentare i prestiti per sostenere la crescita economica».

I crediti hanno raggiunto i 30.000 miliardi di yuan a dicembre, con un più 9% su base annua. La Commissione cinese di regolamentazione bancaria annuncia sul suo sito internet che «Le banche commerciali piccole e medie avranno una libertà maggiore di accordare prestiti. E´ una delle 10 direttive aventi per obiettivo di rafforzare i servizi del credito e sostenere l´economia. Secondo l´Oriental Morning Post di Shanghai «L´attuale rapporto prestiti/depositi consentito alle banche commerciali è del 75%. L´anno scorso le istituzioni finanziarie del Paese hanno accordato più di 4.900 miliardi di yuan di prestiti, un aumento di 1.300 miliardi di yuan in rapporto al 2007».

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