[12/01/2009] Comunicati

Guinea: un mare di miseria su uno scandalo geologico

LIVORNO il primo presidente della Guinea indipendente Ahmed Sékou Touré, definì il suo Paese «uno scandalo geologico». Il poverissimo Stato africano è infatti una miniera a cielo aperto: nasconde i due terzi delle riserve mondiali di bauxite (25 miliardi di tonnellate) che dal 1963 sta sfruttando la Compagnie des bauxites de Guinée (Cbg), che di guineano non ha nulla visto che è saldamente in mani Usa. Tre milioni di tonnellate all´´anno di "oro rosso" che finiscono all´estero per fabbricare alluminio, mentre in Guinea la fabbrica di Fria (la prima ed unica dell´Africa) produce solo 750.000 tonnellate di alluminio che vengono esportate. La Cbg ha promesso nel 2007 di realizzare un altro impianto per produrre 1,5 milioni di tonnellate a Kabata, ma ora occorrerà capire cosa ne pensa il nuovo regime militare installatosi con il golpe del 23 dicembre 2008.

Nonostante il bando internazionale, Il capitano Moussa Dadis Camara è già stato omaggiato da Gheddafi e dal presidente del Senegal e la battaglia senza esclusione di colpi tra gli occidentali e i Paesi emergenti per ottenere i favori delle dittature guineane continua come e più di prima. La Cina prima del golpe aveva già 21 permessi di estrazione, la brasiliana Companhia Vale do Rico Doce, 19 permessi di ricerca.

Il sottosuolo della Guinea rigurgita anche ferro (3 miliardi di tonnellate valutate nei monti Monti Nimba e Simandou, al confine con Costa d´Avorio e Liberia) e il gigante anglo-australiano Rio Tinto ha già ottenuto una mega-concessione a Mont Simandou ed investito 400 milioni di dollari in ricerche che dovrebbero diventare 6 miliardi per lo sfruttamento minerario, con la costruzione di una ferrovia e di un porto da dove esportare 70 milioni di tonnellate di ferro all´anno a partire dal 2013.

Della partita del ferro fa parte il miliardario israeliano Beny Steinmetz (attivo nel settore dei diamanti e immobiliare) al quale il corrotto governo di Konacry aveva concesso prima del golpe una fetta della concessione della Rio Tinto, facendo arrabbiare la multinazionale mineraria.
Intanto Euronimba, la società che si è accaparrata lo sfruttamento della miniera del Mont Nimba, pensa di esportare 20 milioni di tonnellate all´anno. Questi due siti minerari della Guinea producono da soli più di quanto fanno insieme 12 Paesi africani.

Nell´ Haute Guinée non mancano oro e diamanti e il Paese ha anche risorse energetiche ancora in gran parte sfruttare, come i giacimenti petroliferi off shore. Lo Stato controlla ancora il 64% delle aree di estrazione petrolifera, il resto è in mani americane. Lo scorso agosto una società australiana ha scoperto l´uranio nelle foreste di Firawa e parlano di un´estrazione su vasta scala (e vasto danno ambientale) di questo minerale.

Inoltre la Guinea, chiamata "château d´eau" per le frequenti piogge, ha un potenziale agricolo enorme e in molti la vedono come il nuovo granaio africano e la mecca dei bio-carburanti.
Caffè, cacao, palma da olio, allevamento e pesca sarebbero possibili con minimo sforzo e grandi rese. Eppure la Guinea è scandalosamente povera. Manca tutto: la rete stradale è considerata la peggiore tra quelle già disastrate dell´Africa, e di fatto esiste una sola strada asfaltata: la route internationale Conakry-Bamako. Acqua potabile ed elettricità restano un inconcepibile lusso per la stragrande maggioranza dei guineani e le notti di interi quartieri della capitale Conakry sono buie come quelle del più sperduto villaggio, il buio è interrotto dal rumore di gruppi elettrogeni che forniscono luce ai ricchi e nemmeno la diga di Garafiri, inaugurata in pompa magna dal presidente francese Jacques Chirac, ha cambiato qualcosa.

I rubinetti sono asciutti dal 2001, quando lo Stato ha rotto il contratto con Saur internationale, una filiale del gruppo Bouygues, che gestiva il settore idrico dagli anni ´90. Prima del golpe a Conakry le manifestazioni contro la mancanza di luce ed acqua erano sempre più frequenti e la città, prima chiamata "la Belle" offre un desolante spettacolo di degrado di miseria ed insalubrità. Il granaio dell´Africa occidentale non riesce a sfamare i suoi 9 milioni di abitanti, costretti ad importare quasi tutto quel che consumano e la dittatura infinita, attuando le ricette dei padroni minerari e del Fondo monetario internazionale, ha portato alla catastrofe l´istruzione pubblica, tanto che le lauree prese in Guinea non vengono riconosciute nemmeno negli altri Paesi africani. Di fronte a tanta miseria che brulica su enormi ricchezze minerarie ed ambientali, in molti dicono che «la Guinea è maledetta».

Ma la maledizione della prima nazione indipendente dell´Africa imperiale francese ha una lunga storia e un pessimo presente. Intervenendo prima del golpe in Francia al salon international des techniques de l´environnement (polputec) Safiatou Diallo, una funzionaria del ministero dell´ambiente diceva: «il nostro problema di risanamento igienico della città di Conakry, supera largamente l´impegno ambientale, oggi è un impegno per la salute pubblica che oltrepassa le nostre frontiere»
Secondo Jean Michel Cousteau il mare della Guinea è ormai compromesso dalle scorie minerarie e dai rifiuti «al punto di decimare specie già malate e di compromettere l´equilibrio terrestre».

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