[07/01/2009] Aria

Le navi inquinano anche le città, in arrivo carburanti più puliti

FIRENZE. Quando si parla di inquinamento marino l’attenzione viene subito rivolta alle grandi industrie e agli agglomerati urbani ubicati nei pressi delle aree costiere. Spostandoci in alto mare il pensiero va subito al contributo delle petroliere che per incidente o per “normale” prassi (lavaggio delle cisterne) riversano prodotti petroliferi in mare. Ma le stesse navi e non solo quelle che trasportano greggio e derivati, hanno necessità a loro volta di combustibili da utilizzare per l’alimentazione dei motori navali. E le combustioni come si sa provocano inquinamento dell’aria. Ma c’è dell’altro.

Negli ultimi anni molti lavori scientifici hanno sottolineato una crescente responsabilità del trasporto marittimo nell’inquinamento atmosferico da particolato secondario che, insieme al particolato direttamente emesso nella combustione, è corresponsabile di effetti sanitari polmonari e cardiovascolari su vasta scala. Il particolato secondario è prodotto indirettamente per diffusione dalle emissioni solforose e azotate delle navi anche a lunga distanza dalle rotte navali; esso è infatti riscontrabile non solo nelle città portuali e nelle aree costiere, ma anche nelle aree continentali. Quindi dal mare si inquina l’aria delle città.

A tal riguardo arrivano buone notizie dall’Imo (International maritime organisation, l’agenzia dell’Onu responsabile per l’incremento della sicurezza marittima e della prevenzione dell’inquinamento dalle navi), che ha recentemente deciso di rendere più stringenti i limiti riguardanti il tenore di zolfo dei combustibili marini e le emissioni di ossidi di azoto dei motori navali.

La decisione è stata presa alla 58a riunione del Mepc (Comitato marittimo per la protezione ambientale) dell’Imo, e prevede una profonda riforma della Convenzione Marpol sul controllo dell’inquinamento atmosferico delle navi. Il programma messo a punto prevede riduzioni sostanziali nell’arco dei prossimi dodici anni per le emissioni solforose, di particolato e di ossidi di azoto delle navi, che consentirà di trarre benefici notevoli in termini di miglioramento della qualità dell’aria a livello globale e, vantaggi ancora maggiori, nelle aree speciali di controllo delle emissioni, dove entreranno in vigore limiti più restrittivi.

Tra l’altro l’Imo ha deciso inoltre di abbandonare gradualmente l’utilizzo dell’olio pesante (cosiddetto bunker), che costituisce il residuo sporco della raffinazione, per adottare obbligatoriamente i distillati, prima nelle aree speciali e poi a livello globale, che presentano un livello di tenore di zolfo molto più basso. Con questo provvedimento che pone il limite dello 0,1% di tenore di zolfo nelle aree speciali europee, in pratica i carburanti per il trasporto navale tendono ad allinearsi (per quanto riguarda lo zolfo) ai limiti imposti per questo elemento ai carburanti dell’autotrasporto, limiti ad oggi più restrittivi.

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