[08/05/2006] Acqua

«Il travagliato trapasso delle Autorità di bacino»

AREZZO. Molto atteso nel workshop sulla direttiva acque svoltosi ad Arezzo anche l’intervento di Giovanni Menduni, segretario generale dell’autorità di bacino dell’Arno. La sua prima considerazione ha riguardato la situazione attuale che stanno vivendo le autorità di bacino: «E’ un periodo di transizione un po’ travagliato, dato che le Autorità di distretto non hanno nessuna autorità perché non ci sono i decreti, mentre le Autorità di bacino sono completamente operative ma in realtà sarebbero soppresse dal 30 aprile. E’ una situazione paradossale con diversi nodi di varia natura che chiediamo alla politica e agli organi competenti di poter sciogliere al più presto».

«E’ dalla 183/89 – ha continuato Menduni entrando nel merito dei temi discussi nel workshop – che si parla di pianificazione integrata con approccio olistico. Sono almeno 10 anni se non di più che facciamo pianificazione integrata. Se abbiamo vincolato il 10% della parte pianeggiante del bacino dell’Arno (il 3% del totale del bacino) è grazie al lavoro di concertazione fatto con gli enti locali. Abbiamo messo vincoli non a territorio di montagna o marginale ma a territorio “buono” appetibile per nuove edificazioni. E di questo almeno in Toscana bisogna dar atto alla lungimiranza di chi ha gestito la pubblica amministrazione. Non c’è dubbio che l’uomo abbia stravolto gli habitat, con gli argini abbia aumentato il rischio idraulico, con l’antropizzazione abbia impedito il libero divagare dei corsi d’acqua. Ora c’è un nuova consapevolezza culturale ed è necessario ripristinare l’antico tornare ad una situazione “ante”. Ma in un bacino come quello dell’Arno dove si sono avuti interventi successivi fino dall’epoca pre-romana qual’è la configurazione di riferimento? Bisogna considerare anche che la valle dell’Arno è stato il motore di sviluppo socio-economico di questa regione». «Non c’è dubbio – ha continuato Menduni – che sia necessario andare ad un forte restauro del fiume Arno in senso naturalistico siamo consapevoli di questo e lo testimoniano nostri progetti messi in atto anche con la collaborazione di associazioni ambientaliste. Lo stesso lavoro che stiamo completando sul bilancio idrico e il deflusso minimo vitale lo conferma: accanto ai parametri idrologici (la variabilità delle portate nel tempo indagate con modelli matematici) utilizziamo metodi sperimentali come quello del microhabitat dove sono prese in considerazione alcune specie di pesci e valutata l’idoneità a vivere in determinati tratti d’acqua».

Sulla direttiva e sul Piano di tutela delle acque è intervenuto Roberto Calzolai della Regione Toscana: «Per recepire la direttiva è necessario fare un inserimento “ragionato” dei nuovi aspetti all’interno del “vecchio” 152/99 ma dato che si parla di approccio integrato fino dal 183/89 e il monitoraggio era già stato rivisto con il 152/99 non si parte disarmati nemmeno in Regione Toscana. La direttiva ci dice che le scelte socio-economiche devono tener conto dell’ecologia ed anzi a tempi lunghi ora è l’ecologia che ha un primato sull’economia». «Ci sono alcuni ordini di problemi nell’attuazione della Direttiva – ha continuato Calzolai - il primo è quello economico, cioè la scarsità di risorse finanziarie con cui bisognerà fare i conti ora e sempre di più. Poi c’è un problema operativo del monitoraggio con obiettivi di qualità da rispettare al 2008 e 2015 con dati da fornire alla Commissione Europea e all’Agenzia per l’Ambiente europea. Il monitoraggio non è più uno strumento solo conoscitivo ma diventa uno strumento a valenza legale diretta con il quale si basano valutazioni. Allora è necessario standardizzare i metodi biologici, ma negli allegati non mi pare ci siano grandi strumenti operativi e quindi la mole di lavoro sarà notevole. Infine – ha concluso – sarà necessario chiarire meglio alcune definizioni terminologiche relative alla classificazione dato che sono opinabili e soggettive che così lasciate porterebbero ad un’infinità di conflitti sul piano legale».

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