[30/12/2008] Consumo

Chilometri zero. In Inghilterra si dice ´air miles´

Un recente breve soggiorno a Londra lo scorso novembre mi ha consentito di vedere, dal punto di vista del visitatore e del consumatore, come la grande «Metropolis» del nostro tempo tenta di inserire la sostenibilità nella vita di tutti i giorni.

Data la mia passione per la cucina, comprese anche le ricette esotiche, ho visitato due grandi catene alimentari alla ricerca di prodotti tipici come curry, mint sauce, chutney e dill mustard, con i quali riprodurre a casa i sapori del Commonwealth britannico.

Quindi ho dovuto leggermi con attenzione le etichette per evitare di portare a casa roba inutilizzabile. Questa lettura accurata ha dato risultati molto interessanti ed ha evidenziato la tendenza, molto più marcata nella distribuzione di qualità come Marks & Spencer ma presente anche nella più popolare Tesco, ad inserire volontariamente nelle etichette sia elementi aggiuntivi sulla qualità e provenienza del prodotto sia indicazioni sull´imballo e sul suo corretto smaltimento. Il tutto in modo molto semplice e comprensibile.

Ad esempio: il simbolo del peperoncino indica il grado piccante dei preparati da sedate a mild, medium a hot; una V dentro ad un cerchio indica che il preparato è adatto ai vegetariani e nelle spezie è indicata la provenienza: prodotto in Australia, nel caso del curry in foglie, oppure more than one country, ovvero proveniente da diversi paesi. Avremmo delle sorprese se lo facessero anche coloro che commercializzano l´olio d´oliva in Italia! Ma forse, visto che il Regno Unito non produce spezie, è più facile per loro essere precisi, come ad esempio nella salsa di menta, prodotta con British Grown Mint oppure con la mostarda Real Ale, con autentica birra chiara inglese.

I pacchetti di cartoncino riportano spesso la fonte: SOURCE: FSC - Sustainable sources e poi l´indicazione di smaltimento paper/carton. Molti vasetti di vetro portano l´indicazione della quantità di vetro riciclato usato (20% minimo, ma ho trovato anche vasetti con 80%), invitano a riciclare il vasetto, una volta utilizzato, mettendo l´indicazione widely recycled, (che vuol dire: non cercate scuse e trovatevi il contenitore per il vetro) ed anche il coperchio o lid da mettere nei metalli, ma controllando la disponibilità locale della raccolta differenziata (frase complessa che in inglese si riassume con tre parole: check local recycling).

Le catene salutiste stanno sostituendo sempre più i tradizionali fast food, soprattutto nei quartieri più abbienti, ma anche in quelli frequentati da studenti, come ad esempio Bloomsbury. In una di queste, dove ho mangiato più volte, ho trovato i sandwich invernali, i succhi di frutta freschi (scadenza 24 ore) come frullati in casa, le zuppe del giorno con prodotti di stagione, i sacchetti di patatine fritte, cui nessun inglese rinuncia, senza grassi idrogenati. Le stoviglie usa e getta erano di cartone e vi era una struttura molto compatta – del resto gli inglesi sono gli inventori dei mobili utilitaristici e poco ingombranti – per il riciclaggio ordinato dei rifiuti ai tavoli.

Nelle etichette poi compariva spesso la scritta AIR MILES: siamo convinti che il trasporto aereo di frutta e verdura sia davvero esagerato. Non è necessario e pertanto, ad eccezione delle foglie fresche di basilico, non lo facciamo!
Ho pensato che per gli inglesi la caprese val bene il sacrificio!

* responsabile internazionale di Legambiente Turismo

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