[24/12/2008] Consumo

La crisi alimentare globale (5)

PAVIA. La teoria economica standard attribuisce alla speculazione una ulteriore virtù. Non solamente essa facilita efficienti operazioni di trasferimento del rischio; essa serve anche a stabilizzare i prezzi. Si tratta di una caratteristica essenziale e, specialmente nel discutere di prezzi dei beni alimentari, essa va capita in profondità. L’idea risale a Milton Friedman (1953), certamente un padre intellettuale del neoliberismo.

In linea di principio la speculazione può essere stabilizzante – si comprano attività (case, titoli, futures su commodities, ecc.) quando il loro prezzo è basso (con ciò contribuendo a farlo crescere) e si vendono le attività quando il loro prezzo è alto (spingendolo verso il basso) – o destabilizzante – vendere attività quando il loro prezzo è basso (nell’aspettativa di una ulteriore riduzione di prezzo) e comprare attività quando il loro prezzo è alto (nell’aspettativa di continui aumenti).

Ora, Friedman argomentò che gli speculatori destabilizzanti sono destinati a perdere denaro e perciò ad uscire dal mercato. Supponiamo che i fondamentali – le forze della domanda e dell’offerta – siano tali da determinare una riduzione del prezzo di una attività - del petrolio, per esempio - a causa di un orientamento verso forme di energia alternativa. Lo speculatore stabilizzante sarà in grado di trarre profitto dalla tendenza in atto in quanto la anticipi, la veda prima degli altri. Vende ora a termine (assume una posizione short sul mercato dei futures per il petrolio) e, per onorare il contratto futures, compera poi a pronti.

Evidentemente questo corso di azioni non solo garantisce un profitto allo speculatore ma, in più, contribuisce a spingere il prezzo verso il suo più basso valore di equilibrio determinato dai fondamentali di domanda e offerta. Non solo: se per qualche ragione il prezzo dell’attività dovesse deviare dal suo valore di equilibrio determinato dai fondamentali – più precisamente: immaginiamo che il prezzo corrente sia 100, il prezzo futuro determinato dai nuovi fondamentali (l’orientamento verso forme di energia alternativa) sia 80 e che nel corso del processo di aggiustamento il prezzo scenda “eccessivamente”, fino a 70 – gli speculatori informati e stabilizzanti, sapendo che il prezzo “vero” dovrà essere 80, decideranno di comprare proprio quando il prezzo raggiunge il suo picco negativo (70), con ciò evitando che il prezzo stesso si allontani ulteriormente dal suo valore di equilibrio (80).

Insomma: l’operare degli speculatori informati spinge i prezzi verso il loro valore di equilibrio determinato dai fondamentali e ne attenua le oscillazioni intorno ad esso. Se il prezzo del petrolio sta scendendo “troppo”, la speculazione lo riporta al suo valore di equilibrio. Allo stesso modo: se il prezzo del cibo sta salendo “troppo”, la speculazione, lungi dall’esacerbare questa tendenza, lo riporta al suo valore di equilibrio. Secondo questa visione, gli speculatori destabilizzanti sono destinati, presto o tardi, a perdere denaro: i fondamentali sono le vere forze del mercato, la sostanza concreta della legge della domanda e dell’offerta, e scommettere contro di loro, giocare in controtendenza significa condannarsi. Significa comprare caro e vendere per pochi soldi.

La difesa della speculazione, l’idea che essa non abbia contribuito alla crescita dei prezzi alimentari poggia su un ulteriore argomento. Se davvero a far crescere i prezzi del cibo fosse stata la speculazione (e non una domanda “vera”, espressa da chi consuma e utilizza effettivamente beni alimentari), allora dovremmo osservare, insieme all’’aumento dei prezzi, un parallelo aumento delle scorte, della produzione invenduta. Sennonché non è questo il caso, abbiamo già sottolineato nel paragrafo precedente che oggi le scorte di beni alimentari sono a livelli storicamente bassi.

Ora, per quanto io sia convinto che i “fondamentali” di domanda e offerta abbiano giocato un ruolo cruciale nel determinare l’impennata dei prezzi alimentari – e a ciò è stato dedicato un intero paragrafo del presente lavoro – mi pare che l’ottimismo della teoria economica standard circa il ruolo della speculazione sia mal posto.

(continua - 5)

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