[08/05/2006] Urbanistica

Gli ecoprofughi del Mediterraneo

PADOVA. «Il 2006 è per le Nazioni Unite l’anno internazionale per i deserti e la desertificazione, una delle più gravi emergenze ambientali che negli ultimi decenni è emersa al centro dell’agenda politica internazionale. Secondo la Unccd, la Convenzione Onu per la lotta alla desertificazione, sono 135 milioni le persone che rischiano di diventare profughi per cause ambientali, fenomeno che viene definito dagli esperti la nuova emergenza del millennio». Inizia così il dossier di Legambiente su desertificazione ed ecoprofughi, che cita il rapporto 2005 di Columbia University, Norwegian Geotechincal Institute e Banca Mondiale secondo il quale «il 20% della superficie della terra e 3,4 miliardi di persone, circa della metà della popolazione mondiale, si trova in aree esposte ad almeno un rischio ambientale di significativo impatto tra siccità, inondazioni, frane, cicloni, eruzioni vulcaniche, terremoti. Le regioni aride e semi-aride del pianeta rappresentano quasi il 40% della superficie emersa della Terra (5,2 miliardi di ettari) e ospitano circa due miliardi di persone; di queste 500 milioni abitano in regioni aride e circa altri 400 milioni vivono in territori ormai di scarsa qualità la cui produttività tende ad esaurirsi rapidamente».
Una tragedia destinata a peggiorare: la terra sta perdendo ogni anno più di 5 miliardi di tonnellate di superficie fertile, e nel 2050 probabilmente ci saranno 150 milioni di esseri umani che migreranno a causa dei cambiamenti climatici. Secondo il programma ambiente delle Nazioni Unite (Unep) nelle aree semiaride o vicine ai deserti, quasi il 70% dei terreni coltivati è già in fase di degradato o in via di desertificazione. Ma aumentano anche i profughi da disastri «innaturali», dei fenomeni meteorologici estremi, derivanti delle pressioni sull´ambiente. Per l´Unep l´espansione dei deserti in Africa ha creato 10 milioni di sfollati solo negli ultimi 20 anni. E nel 2050 ci potranno essere 150 milioni di rifugiati e migranti per penuria di acqua, cambiamento di clima, innalzamento del livello del mare. Nel mondo le perdite economiche della desertificazione arrivano a circa 42 miliardi di dollari annui. A rischio particolarmente i paesi mediterranei, che entro il 2025 raggiungeranno 524 milioni di abitanti, 96 dei quali nelle città costiere.

La previsione è che entro il 2020 sessanta milioni migreranno dalle zone desertificate subsahariane verso le coste dell’Africa settentrionale e l’Europa. Una miscela che rischia di diventare esplosiva dal punto di vista ambientale e sociale per un bacino che è uno 25 hotspots mondiali per la biodiversità e già oggi al centro ldi eventi estremi climatici estremi: alluvioni, aumento della temperatura e siccità. Ma non sono solo i più poveri tra i poveri ad essere a rischi: già oggi sono in via di desertificazione 30 milioni di ettari di terra lungo le coste, mettendo a rischio la sopravvivenza di 16,5 milioni di persone. Il 5,35% del territorio italiano, 16.100 kmq. si stanno inaridendo. In Italia negli ultimi 20 anni il degradamento dei terreni è triplicato e il 27% del territorio nazionale è a rischio desertificazione, soprattutto al sud. In Puglia è a rischio con il 60% della superficie, in Basilicata il 54%, in Sicilia il 47% e in Sardegna il 31%. Ma sono a rischio anche le isole minori e la pianura padana.

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