[19/12/2008] Comunicati

Rapporto Irpet 2008: economia toscana tra problemi strutturali e crisi

LIVORNO. I 10 mila posti di lavoro che secondo il rapporto annuale dell’Irpet si perderanno in Toscana nel 2009 a seguito della crisi economica non devono trarre in inganno. Come ha spiegato il dirigente dell’Irpet Stefano Casini Benvenuti la stima in realtà è stata fatta sul monte ore che saranno lavorate nella nostra Regione e che solo con una trasposizione matematica ‘creativa’ possono essere ridotte ad unità lavorative, visto che per esempio è impossibile altrimenti conteggiare l’accorciamento degli orari di lavoro e i contratti part time. E’ comunque previsto per il 2009 un innalzamento del tasso di disoccupazione dall’attuale 5,2% almeno al 6,4%.

Quello che sicuramente salta agli occhi, al di là del fatto che per il momento gli effetti di questa fase iniziale della recessione non si sono ancora scaricati sull’occupazione (che nel 2008 sono stabili (+0,2%) è interessante individuare anche che per il 2009 le buone performance del terziario (servizi) compenseranno almeno in parte i crolli di industria, pubblica amministrazione, trasporti e in misura assai minore agricoltura. Se infatti flessioni del Pil come quelle ipotizzate da Irpet (0,8% nel 2008 e intorno all’1% nel 2009) non si discostano dal dato italiano o da quello delle altre Regioni centrali, «l’unica vera particolarità della Toscana sta nella dinamica industriale, che ormai da tempo è assai più lenta di quella osservata a livello nazionale e diviene addirittura negativa a partire dagli anni 2000».

Si potrebbe dunque dire che il settore industriale arretra nonostante non abbia mai raggiunto i livelli di altre regioni, «mostrando una sorta di deindustrializzazione precoce»: infatti il peso dell’industria manifatturiera in Toscana è del 18% contro il 25% di Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Marche.

In realtà, fanno rilevare dall’Irpet, più che tipologica la distinzione fondamentale è fra i settori che hanno mercati di riferimento internazionali (in sostanziale crisi) e quelli che hanno come riferimento il mercato locale e che reggeranno meglio la crisi: la Toscana mostra cioè una maggiore presenza nelle attività meno sottoposte a concorrenza e orientate a soddisfare le esigenze toscane.

Questo per due ordini di motivi: il primo è che i mercati tradizionali di riferimento, Stati Uniti e vecchia Europa, sono mercati ormai stazionari, mercati di sostituzione che solo in parte vengono compensati dalle esportazioni in crescita verso l’Europa dell’Est e il Sud Est Asiatico. Inoltre, la concorrenza è alta e per una regione che investe in ricerca e sviluppo un miserrimo 0,4% del Pil prodotto dalle imprese private – fanalino di coda europeo – e lo 0,8 del Pil pubblico (abbastanza in linea con tutti i Paesi occidentali, anzi talvolta migliore di esempi positivi come la Germania, anch’essa intorno allo 0,8%), è evidente lo svantaggio competitivo.

Per quanto riguarda invece il consuntivo 2008 i numeri vanno nella direzione di un graduale peggioramento (Esportazioni -5,5%, produzione industriale -3%, fatturato artigianato -7%), con l’unica eccezione dell’occupazione, che nei primi tre trimestri dell’anno, è aumentata del 2,2% (quasi 35 mila persone) assai più di quanto sia accaduto nelle altre regioni italiane.

In particolare sono le performances sui mercati internazionali ad essere allarmanti, con risultati sensibilmente peggiori rispetto alla media nazionale: nel primo trimestre del 2008, ad un aumento delle vendite all’estero nazionali complessivamente del 5% si associa una diminuzione di quelle toscane del 3%. Questo risultato è convalidato dagli andamenti settoriali delle vendite all’estero che si riducono in quasi tutte le branche con le sole eccezioni dell’agroalimentare [+6%] e di alcune componenti della metalmeccanica [siderurgia +8,3%]; questo calo è certamente il dato più preoccupante, perché segue due anni di ripresa, e perché la Toscana, dopo le Marche, è la regione del Centro Nord che ha realizzato nei primi 9 mesi dell’anno il risultato peggiore.

Il calo di consumi e di investimenti è, all’interno di questa crisi finanziaria, la causa prima della recessione, ma se questo accomuna la Toscana alle altre regioni, ciò che distingue la nostra regione sono proprio le dinamiche negative sui mercati internazionali, con esportazioni di beni e servizi in calo di circa il 2,2% contro un aumento di circa lo 0,4% a livello nazionale. I problemi maggiori sono evidenziati nel comparto industriale, con una contrazione del valore aggiunto prodotto stimata intorno al 3,5%, e nell’industria delle costruzioni (-0,7%).

La sostenibilità nel rapporto Irpet ancora una volta è assente, ma non lo è tra i ricercatori, come evidenziamo nell´altro articolo, che riporta le conclusioni della giornata affidate al direttore Cornia e l´intervento dell´assessore regionale Bertolucci,

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