[17/12/2008] Aria

I primi commenti dopo l´ok definitivo dell´Ue agli obiettivi del 20-20-20 al 2020

LIVORNO. «La strada imboccata dall’Europa è quella giusta anche se si poteva fare di più» ha commentato così Legambiente, la notizia che l’Europarlamento riunito a Strasburgo ha varato il pacchetto clima energia, ma avverte sul rischio di sanzioni per il nostro Paese, in forte ritardo rispetto agli impegni del protocollo di Kyoto.
«Questo nuovo accordo – sostiene Legambiente - ha concesso fin troppo all´Italia, permettendole un impegno al ribasso visto che gli obiettivi di riduzione della CO2 sono calcolati in base ai livelli del 2005 e non a quelli del 1990».

Secondo quanto previsto dal protocollo di Kyoto il nostro paese avrebbe dovuto tagliare le proprie emissioni del 6,5% entro il 2012, mentre il nuovo pacchetto Ue prevede un taglio del 5,1% entro il 2020, ma prevede anche la possibilità di ricorrere maggiormente ai crediti di emissione ottenuti facendo investimenti energetici puliti in paesi in via di sviluppo.

«Se oggi dunque lo sforzo richiesto all’Italia appare gravoso - continua Legambiente - con le sanzioni lo sarà ancora di più e non basterà limitarsi, come vorrebbe il governo Berlusconi, ad acquistare i permessi a inquinare piuttosto che investire nella riconversione del sistema industriale italiano e nel rilancio della nostra economia».

«Acquistare crediti all’estero – secondo Legambiente - significa pagare per l’innovazione di paesi concorrenti senza avere alcun ritorno né sulla riduzione dell’inquinamento, né sul taglio di spesa dovuto all’importazione di petrolio o gas, né sull’occupazione che nascerebbe dallo sviluppo di un’economia rinnovabile».
La strada da seguire invece, secondo l’associazione ambientalista è quella dettata dalla stessa Europa, che nel piano di ripresa economica adottato nel vertice della scorsa settimana dai 27 governi nazionali compreso il nostro, esorta gli Stati membri a orientare la propria azione verso investimenti “intelligenti”, nelle fonti rinnovabili e nell´efficienza energetica per creare occupazione e risparmiare energia, nelle tecnologie pulite per rilanciare settori come l´edilizia e l´industria automobilistica sui mercati del futuro a basse emissioni di carbonio, nell´infrastruttura e nell´interconnessione per promuovere l’efficienza e l’innovazione.

«Confidiamo che al prossimo summit – conclude Legambiente – non dovremo trovarci di nuovo a fare la figura del paese più miope e arretrato».
Critica anche Greenpeace che aveva sollecitato ieri il parlamento Europeo a rivedere la decisione presa dai Capi di stato e di Governo sul pacchetto clima. Le preoccupazioni espresse dalla Ong riguardano in particolare la possibilità di calcolare, per la riduzione delle emissioni, anche gli investimenti verdi fatti in paesi del terzo mondo.

Greenpeace valuta che tra il 65% e il 75% di questi sforzi per tagliare le emissioni verrebbero infatti delocalizzati al di fuori dell´Unione europea e che si otterrebbe così una politica perdente per l´ambiente su due fronti. In primis perchè non esistono meccanismi di controllo in grado di verificare l´effettiva riduzione di emissione degli impianti localizzati fuori dall´Ue e a questo proposito Greenpeace cita l´Oko- Institut tedesco secondo il quale oltre il 40% dei progetti attualmente coperti da questo meccanismo (Cdm) non portano effettivamente ad un taglio delle emissioni.

Inoltre il ricorso a questi meccanismi di sviluppo di energie pulite in paesi terzi, annulla l´incentivo per le industrie Ue di investire nelle rinnovabili, non riduce la dipendenza dai carburanti fossili e la spesa energetica. Con il compromesso raggiunto, il nostro paese insieme ad altri undici( Austria, Finlandia, Danimarca, Spagna, Belgio, Lussemburgo, Portogallo, Irlanda, Slovenia, Cipro e Svezia) potrebbe esportare il 75% della riduzione di emissione in paesi terzi, mentre per gli altri dodici paesi sarebbe sufficiente il 65%. E in termini di emissioni di gas ad effetto serra ciò equivarrebbe – secondo l’associazione ambientalista - ad un taglio nel 2020 inferiore al 3,5% rispetto alle emissioni del 2005.

Piena soddisfazione del risultato raggiunto con l´approvazione definitiva, da parte del Parlamento europeo, del pacchetto clima è stata espressa invece da Roberto Della Seta, capogruppo del Pd nella Commissione Ambiente, che sprona subitoli governo a mettere in atto politiche conseguenti.

«Ora per il governo non ci sono più alibi - ha dichiarato Della Seta - servono subito politiche efficaci ed innovative per coniugare la lotta ai cambiamenti climatici e impegno contro la crisi economica» chiedendo un immediato impegno. «Il governo deve cominciare con il ripristinare gli eco incentivi cancellati con il decreto anticrisi - ha infatti sottolineato Della Seta - ecoincentivi che sono uno strumento straordinariamente efficace per ridurre i consumi di energia e dunque le emissioni dannose per il clima e al tempo stesso sostenere l´economia, i consumi, le famiglie e le imprese».

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