[16/12/2008] Recensioni

La Recensione. Biutiful cauntri

Biutiful cauntri nasce come film documentario che racconta attraverso le immagini e la voce di alcuni dei protagonisti che vivono ogni giorno in quella che è ormai nota come la Terra dei fuochi: il triangolo tra Qualiano, Giugliano, Villaricca. Siamo a 25 chilometri da Napoli e a 200 da Roma, ed è qui che dicono gli autori: «comincia l’area che nel piano regolatore della camorra è stata assegnata alla sepoltura illecita dei rifiuti».

Adesso il film (che ha ricevuto una menzione al festival di Torino e il Nastro d’argento) è distribuito in dvd assieme ad un libro che correda gli argomenti trattati nel documentario; che racconta come nasce l’idea e come si sviluppa- mano a mano che le riprese vanno avanti- il disagio di chi quelle immagini raccoglie: il disagio di chi si sente impotente a frenare una situazione che porta «dei cittadini ad addomesticare la loro esistenza ad una situazione così inverosimile».

A convivere un’esistenza in un territorio assassinato alla stessa stregua in cui le mafie assassinano le persone. Una «mattanza ambientale, cinica, violenta, feroce, anche se non spara e non uccide». Ma che determina la morte di interi territori, che intossica l’aria, l’acqua, il suolo, appesta animali, ammorba le persone che pur continuano a viverci.

Una sorta di via di mezzo tra il purgatorio e l’inferno dantesco. Qui, conduce questo spietato racconto concepito da un giornalista, Peppe Ruggiero, e trasposto in immagini da due film maker Esmeralda Calabria e Andrea d’Ambrosio. Sulle strade interpoderali circondate da copertoni bruciati e rifiuti tossici che molte imprese del nord, come denuncia da oltre un decennio il rapporto Ecomafia di Legambiente, recapitano agli smaltitori della camorra.

Nella boscaglia che Raffaele del Giudice, maestro elementare (in una sorta di furibondo Caronte di questa discesa agli inferi della monnezza) trova infestata da cumuli d’amianto, carcasse di lavatrici, sacchi stracolmi di fango grigiastro. Che riconosce che cosa hanno scaricato e bruciato durante la notte, dai colori e dagli odori mefitici che si apprezzano all’alba. Che interpreta i cartelli su cui campeggiano scritte oscene in segnali ben precisi che guidano gli autisti dei camion della camorra nei luoghi dove poter abbandonare il loro carico devastante.

Anni (almeno venti) di violenza indisturbata subita dai cittadini, uno dei tanti filoni criminali gestiti dalla Camorra, perché come ha ammesso uno dei boss di questo affare: «’a monnezza è oro».
Ma i rifiuti non sono oro, lo diventano perché si è creato un sistema che questo permette: perché «nessuno vede, nessuno sente…ancora una volta tutti sanno, ma nessuno fa nulla», scrivono gli autori.

In questo libro ci sono le tappe che hanno portato a questo scempio, i nomi che lo hanno permesso, le situazioni che si sono create al contorno, le complicità che da nord a sud si sono dispiegate perché ciò potesse divenire reale. Ma la Campania è la punta dell’iceberg, il territorio più stressato, ma il problema riguarda però tutto il paese.

Dove quello che si sa ma non si dice, ovvero che per anni molte imprese hanno smaltito illegalmente (e a poco prezzo quindi) i rifiuti delle loro attività in questi territori, ne parlano nelle intercettazioni telefoniche come fosse un normale carico da portare a destinazione. Un fenomeno che va avanti da anni, che durante questo tempo ha navigato lungo la rotta nord-sud e che pian piano si è spostata a macchia d’olio anche verso le regioni vicine, una ragnatela che ha invischiato tutta Italia.

Un fenomeno che può e deve essere fermato non solo attraverso il lavoro della denuncia, delle forze dell’ordine, della magistratura. Ma che può essere e deve essere risolto attraverso politiche efficaci, mentre dalla pagine di questo libro emerge una politica che proclama e non risolve, e permette al “sistema” di prosperare. Analogamente a un Italia che s’indigna quando vede i roghi ma il giorno dopo dimentica, che un pezzetto di quel disastro appartiene a tutti noi.

Assieme alle strategie di medio e lungo respiro da mettere in atto, assieme alla necessità di smettere di far finta di non sapere c’è anche l’esigenza di ritrovare il desiderio di un impegno civile per evitare che il problema della gestione dei rifiuti continui ad essere un problema “criminale”.
«Tutti siamo chiamati a dare il nostro contributo» esorta Luigi Ciotti nella prefazione di questo libro, per non rimanere semplici spettatori di questo Biutiful cauntri.

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