[15/12/2008] Energia

Opec riduce produzione petrolio e Russia del gas per frenare follia del mercato

LIVORNO. L´Iran proporrà alla riunione straordinaria dell´Opec, che si terrà ad Orano, in Algeria, il 17 dicembre, di ridurre la produzione. «La nostra proposta durante la prossima riunione in Algeria – ha spiegato all´agenzia ufficiale Irna il ministro iraniano del petrolio Gholamhossein Nozari – è quella di chiedere all´Opec una riduzione del la produzione da 1,5 a 2 milioni di barili al giorno. E´ il solo modo in cui potremo preservare l´equilibrio tra l´offerta e la domanda».

L´Opec si trova davanti al crollo del prezzo del petrolio che a luglio aveva raggiunto i 147 dollari al barile e a novembre costava meno di 50 dollari. Già il 24 ottobre scorso l´Opec, che mette insieme il 40% del petrolio mondiale, aveva tagliato la produzione petrolifera di 1,5 milioni di barili al giorno. Ora i membri del cartello petrolifero (Algeria, Angola, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Equador, Indonesia, Iraq, ran, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar e Venezuela) pensano ad un altro tagli appoggiati da Russia, Oman Azerbaigian e Siria che vedono annegare nella crisi il sogno dell´eldorado petrolifero.

Il ministro dell´energia e le miniere dell´Algeria, Chakib Khelil, che assumerà la presidenza di turno dell´Opec, ha detto alla radio algerina che «L´incontro di Orano ci deve permettere di decidere in calo più serio al fine di equilibrare l´offerta e la domanda. I Paesi membri del cartello sono unanimi sulla necessità di ridurre la produzione. L´Opec non ha semplicemente nessun altro modo per stabilizzare la crisi del petrolio. La Russia, il più grande produttore di petrolio non membro dell´Opec appoggia questa decisione».

Khelil da una spiegazione del momento attuale che è anche un´ammissione della follia del mercato energetico: l´effetto dell´arretramento del mercato mondiale per il calo della domanda di carburante nel contesto della crisi finanziaria mondiale «avrebbero potuto portare i prezzi a raggiungere i 10 dollari il barile se l´Opec non ridotto la produzione in settembre e in ottobre». Tutto questo mentre il petrolio ha probabilmente raggiunto il suo picco produttivo e bisognerebbe parlare di come uscire dalla dipendenza petrolifera invece che tamponarne i prezzi.

Il risveglio da questo incubo speculativo rischia infatti di rivelarsi, a crisi economica risolta, come uno shock energetico ed ambientale. Le notizie sono praticamente uguali anche sul fronte del gas: la bozza di bilancio presentata dal colosso gasiero russo Gazprom poggia su un calo del 30% del prezzo del gas fornito all´Europa, che potrebbe arrivare a 280 dollari per 1.000 m3. Secondo il giornale Vedomosti «Un tale ribasso costituisce una novità dopo la crisi economica degli anni 90. Le previsioni di fornitura sono però state mantenute a 165 miliardi di metri cubi (+2,5%) per il 2009.

Ma è l´intero settore energetico russo che subisce i colpi della crisi mondiale, l´euforia ha lasciato il posto allo sconcerto e al pessimismo. Secondo il ministero russo dello sviluppo economico il petrolio "Urals" potrebbe raggiungere i 50 dollari al barile nel 2009, con un dollaro che vale 31,9 rubli. Le vendite di gas russo verso l´Europa, che rappresentano il grosso delle esportazioni, potrebbero calare del 30-40% anche con il petrolio che costa di più. E se l´Europa chiede meno gas a causa della crisi industriale, in Russia e nell´ex Urss il mercato non tira anche causa dell´aumento delle temperature. a fine ottobre Gazprom ha venduto nella Comunità degli Stati Indipendenti l´85 in meno e a novembre addirittura il 21% in meno.

Le cattive notizie (per la Russia) arrivano anche dalla Cina, un mercato alternativo su cui lo Stato-mercato energetico putiniano punta molto. Il comitato delle risorse minerarie della Cina ha annunciato la scoperta di un nuovo giacimento di gas naturale di almeno 100 miliardi di m3 nella regione autonoma dello Xinjiang, dove Pechino fa i conti con la ribellione Uigura musulmana che rivendica anche la sovranità sulle risorse energetiche di quello che gli indipendentisti chiamano Turkestan orientale. Si tratta del primo giacimento di queste dimensioni scoperto nel bacino petro-gasiero del Junggar, che ha riserve di gas stimate in 2 500 miliardi de m3 e dove opera la Xinjiang oilfield company, una filiale della China national petroleum corporation, che ora pensa di raddoppiare la sua produzione di gas entro il 2015.

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