[15/12/2008] Energia

L´Australia vuole la solar revolution, ma per i Verdi il piano sui gas serra «è imbarazzante»

LIVORNO. Non si può dire che gli australiani non siano di parola: avevano annunciato che avrebbero reso noto il Piano per ridurre i gas serra dopo il summit mondiale di Poznan e la riunione del Consiglio europeo sul pacchetto clima-energia e lo hanno fatto. Solo ieri il primo ministro laburista australiano aveva annunciato una "sola devolution" che dovrebbe iniziare con uno stanziamento di 500 milioni di dollari australiani (329 milioni di dollari Usa) per i prossimi 18 mesi, presi dal fondo istituito per promuovere le energie rinnovabili e stimolare l´economia che dovrebbe svilupparsi in sei anni. L´annuncio della rivoluzione solare australiana è avvenuto durante l´inaugurazione a Windorah, nel Queensland, di un nuovo impianto fotovoltaico che dovrebbe fornire 360.000 chilowattora di energia elettrica all´anno.

"E´ buono per il lavoro. E´ buono per gli stimoli. E´ buono per il cambiamento climatico. E´ tempo per l´ Australia di iniziare una solar revolution, una rivoluzione dell´energia rinnovabile e per questo abbiamo deciso di finanziare questo progetto per il futuro». Rudd aveva annunciato il Renewable Energy Fund in campagna elettorale, promettendo di portare al 20% la quota di energie rinnovabili sul totale della produzione di elettricità e che avrebbe tagliato le emissioni di gas serra dell´Australia del 10% entro il 2020 rispetto ai livelli del 2000, ottenendo così l´appoggio degli ambientalisti.

Oggi il governo federale australiano sembra rilanciare ulteriormente presentando le cifre dei sui target di tagli delle emissioni e il pini per il carbon trading, ma non prende impegni a breve termine tutto è rimandato al traguardo del 2020 perché si ritiene che il mondo nel suo insieme non possa agire a breve termine sui cambiamenti climatici. Il Piano australiano prevede: taglio delle emissioni di gas serra del 15% ed oltre; avvio dell´emission trading nel luglio, più "free permits" per le imprese, aiuti per 4 milioni di dollari australiani alle industrie energetiche del carbone e del gas.

C´è un però grosso come una montagna: il tetto raggiungimento del 15% di riduzione dei gas serra entro il 2020 è condizionato dalla firma di un «efficace» accordo mondiale sul clima, se il patto non verrà firmato, l´Australia andrà da sola ad una misera riduzione del 5% delle sue emissioni, rispetto ai livelli del 1990. «Non facciamo promesse che non possono essere mantenute - - ha detto Rudd alla presentazione del suo Piano al National Press Club - Stiamo partendo con uno schema appropriato e responsabile di obiettivi, target che sono sostanzialmente coerenti con quelli degli altri Paesi sviluppati».

Obiettivi comunque molto lontani dalle riduzioni ritenute necessaria dal mondo scientifico per combattere i cambiamenti climatici catastrofici, che vanno dal 25% al 40%. Rudd è stato contestato da attiviste verdi australiane anche durante la conferenza stampa (nella foto) e attivisti del Green party e attivisti ambientalisti hanno occupato il suo ufficio elettorale a Brisbane per denunciare il tradimento delle promesse elettorali laburiste.

Il presidente del Climate Institute, John Connor, ha detto a "Tha Age" che Rudd «Ha ceduto agli interessi degli inquinatori. Stiamo strappando via il cuore dello slancio per un forte accordo globale». Soddisfatto Peter Anderson a capo dell´Australian chamber of commerce and industry: «Da parteloro, le imprese erano in apprensione per l´emissions trading mentre è in corso una tempesta finanziaria globale. Stanziare un miliardo di dollari di aiuti per aiutare il business e i community groups a regolamentare l´emissions trading non è stata una cattiva idea».

Gli ambientalisti accusano Rudd di essere più timido dell´Unione europea, che ha comunque fissato un taglio del 20% delle emissioni entro il 2020, e soprattutto di rischiare di rimanere spiazzato dal nuovo presidente Usa Barack Obama che ho promesso di introdurre il cosiddetto "cap-and-trade" per ridurre le emissioni e di appoggiare i colloqui per un accordo globale per la lotta contro i cambiamenti climatici.

Duro anche il commento di Julie Toth, un´economista della ANZ Bank: «Gli obiettivi dell´Australia di riduzione delle emissioni sono stati annacquati in maniera significativa. È interessante notare che la misure di compensazione sono ancora significative, anche se l´obiettivo è molto più piccolo. Certamente, questo significa che se il governo vuole centrare il suo impegno di riduzione del 60% entro il 2050, vuol dire che in futuro ci dovranno essere tagli molto maggiori. E come non vedere che con questa prima riduzione stiamo lasciando le decisioni più difficili ed il lavoro più duro alla prossima generazione?».

La portavoce dei Green per il cambiamento climatico, la senatrice della Tasmania Christine Milne, ha detto all´Abc Radio che «L´annuncio del governo è stato debole. Questo afflusso di compensazioni alle grandi imprese ricompensa, non penalizza, gli inquinatori. Questo è un completo fallimento di un sistema. E´ imbarazzante a livello mondiale, il 15% è ben al di sotto anche al minimo a cui il resto del mondo vuole arrivare. Così in realtà così non si guida il cambiamento di indirizzi necessario a dare alla gente la tecnologia per ridurre le proprie emissioni. Il governo oggi ha deciso di rinunciare alla Grande Barriera Corallina. Siamo stati condannati come una comunità da ciò che il governo Rudd fatto oggi, e ne sono colpevoli».

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