[12/12/2008] Urbanistica

Salvate i cavalli del Sannio

FIRENZE. Da tempo i cittadini delle campagne di Vitulano (Bn) segnalavano i danni alle coltivazioni e le situazioni di rischio causati dalla presenza di cavalli allo stato brado, probabilmente inselvatichiti a causa dell’omessa custodia da parte dei proprietari. Nella zona del monte Taburno (adiacente al parco naturale regionale del Taburno - Camposauro) la Forestale ha effettuato il 23 novembre la cattura di 6 esemplari, mentre un’altra cattura (3 adulti e un puledro) è avvenuta il 4 dicembre scorso. Considerando anche un’altra analoga operazione avvenuta in precedenza, il totale degli animali catturati è finora di «13 soggetti tra femmine e puledri», secondo l’associazione animalista Anpana.

Gli animali sono sprovvisti di microchip di identificazione e dalle analisi compiute finora non sembrano essere stati sottoposti a regolari procedure di profilassi sanitaria. Attualmente sono in custodia presso una stalla di sosta annessa al macello comunale. La sorte degli animali è incerta: dopo che negli scorsi mesi i cavalli si erano avvicinati ai margini dei centri abitati, creando problemi alle colture e sollevando timori in alcuni abitanti della zona, a metà novembre le autorità avevano messo in atto i piani per la cattura. Dopo che i primi sei esemplari erano stati catturati, l’assessore all’Ambiente del comune sannita Franco Calabrese aveva parlato – secondo quanto riportato dal quotidiano “Il Sannio” – di «tolleranza zero nei confronti di un fenomeno che, finora, non ha fatto altro che arrecare danni al Parco e alle proprietà private con relativi disagi per i cittadini». L’assessore aveva comunque spiegato che i cavalli, se sani, sarebbero dovuti essere messi all’asta, e che qualora essa fosse andata deserta sarebbe stato fatto «il possibile per evitare l’abbattimento».

Il problema è che questi cavalli, anche se ancora non è stato chiarito quando e da quale allevamento siano scappati, sono comunque vissuti per molto tempo (nel caso dei puledri, probabilmente da sempre) allo stato brado. Nel parere di alcuni essi sono probabilmente inadatti alla vita domestica, e il rischio per loro è quindi che l’interesse di eventuali compratori possa consistere nella sola macellazione e nella vendita della loro carne.

D’altra parte, è anche vero che il pascolo incontrollato crea oggettivi problemi nei confronti della stabilità idrogeologica e fisica dei suoli, e costituisce un serio rischio per la conservazione dell’integrità degli habitat locali e in generale per la biodiversità. Problema analogo (sia pure con proporzioni enormemente diverse) si è verificato nel novembre 2007 nello stato australiano del Queensland, dove l’amministrazione aveva programmato (e parzialmente messo in atto) un programma di riduzione delle popolazioni equine inselvatichite che prevedeva l’abbattimento di oltre 10.000 esemplari per ridurne l’impatto sull’ecosistema locale, sollevando imponenti proteste che avevano fatto il giro del mondo.

Resta però il fatto che animali che avevano trovato la libertà a causa - molto probabilmente - del cattivo lavoro svolto da chi doveva custodirli (sono in corso indagini per risalire ai proprietari) sono attualmente in una stalla di sosta, in attesa di sapere quale porta si aprirà loro: se quella verso l’adiacente macello comunale, o quella che porta verso una soluzione che salvaguardi “cavalli e cavoli”, cioè che tuteli le legittime esigenze degli agricoltori della zona, l’ambiente e gli habitat locali, ma anche il diritto di questi animali a proseguire la loro vita, possibilmente individuando soluzioni che permettano anche di restituire loro la libertà o perlomeno evitandone la macellazione.

In un comunicato di ieri, l’associazione Anpana chiede al sindaco di Vitulano di «scongiurare il pericolo di vendita all´asta e di macellazione, offrendo la propria disponibilità a collaborare per trovare idonee sistemazioni mediante la formula legale dell´affidamento». Pur non negando «la gravità del fenomeno dei cavalli vaganti, tanto meno dei danni che possono arrecare alle colture», l’associazione chiede comunque che vengano «considerati e rispettati i diritti degli animali» e invita tutti gli interessati a rivolgere un appello alle autorità locali.

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