[09/12/2008] Comunicati

Unhcr: 6 milioni di profughi ambientali all´anno

LIVORNO. Secondo l´agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr) i cambiamenti climatici potrebbero far deragliare la già difficile situazione dei profughi nell´intero pianeta e costringere presto almeno 6 milioni di persone all´anno a lasciare le loro case per cercare ospitalità in altri luoghi, la metà di questi sarà a causa di catastrofi naturali, inondazioni e tempeste.

Una situazione ingovernabile con gli attuali strumenti che emerge da proiezioni che secondo l´Unhcr si basano «su stime ottimistiche secondo le quali il cambiamento climatico potrebbe forzare tra i 200 e i 250 milioni di individui a lasciare le loro case entro il 2050».

Intervenendo alla conferenza Unfccc di Poznan l´Alto commissario Onu per i rifugiasti, L. Craig Johnstone, ha spiegato che «Questo significa intorno ai 6 milioni di rifugiati climatici all´anno. E´ un numero considerevole. La Agenzie umanitarie dovranno aiutare 3 milioni di rifugiati climatici all´anno sfollati per catastrofi naturali improvvise e si ritroveranno quindi spesso senza risorse dall´oggi al domani».

Gli altri 3 milioni di rifugiati climatici saranno se possibile ancora più problematici: la loro sarà una migrazione forzata verso altre terre causata da cambiamenti ambientali progressivi come l´innalzamento del livello del mare e la desertificazione totale.

Secondo i dati forniti dall´Unhcr nel 2007 nel mondo c´erano 67 milioni di profughi, 25 milioni dei quali a causa di catastrofi naturali. Secondo Johnstone «le politiche messe in campo per limitare le emissioni di gas serra e per adattarsi ai cambiamenti climatici non saranno sufficienti la prevenire le catastrofi o i conflitti che innescheranno attorno alle risorse ed alla loro penuria, che colpiranno più duramente le popolazioni dei Paesi poveri. Ci possiamo aspettare che con questo, insieme alla siccità, si abbia una rarità di risorse, il che farà aumentare le tensioni e farà crescere il numero di conflitti nel mondo».

Il quadro è più che fosco, ma una speranza rimane: siamo ancora in tempo a mettere in campo dei progetti che tengano conto dei suggerimenti degli esperti su quali saranno le aree più in crisi per poterle gestire meglio. La mappa dell´instabilità mondiale futura ricalca ed amplia quella attuale: tempeste devastanti nelle regioni costiere dell´Asia e dei Caraibi, mentre inondazioni più frequenti e siccità colpiranno sempre più Africa, Asia e America latina.

Secondo Johnstone a «le Agenzie umanitarie dovranno moltiplicare per 10 o 20 le loro riserve (di cibo, di medicinali, d´acqua e beni primari) disponibili come stock per le urgenze. Il cambiamento climatico aggiunge un peso supplementare sostanziale sull´umanità. Il nuovo patto internazionale per la lotta contro il cambiamento climatico, che deve essere firmato entro il 2009, dovrà comprendere dei finanziamenti per preparare i Paesi alle catastrofi naturali perché questo potrebbe permettere d´i risparmiare denaro a lungo termine».

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