[09/12/2008] Aria

Il ´sogno´ dell´anidride carbonica catturata e nascosta sotto terra

LIVORNO. Eni ed Enel continuano periodicamente ad annunciare che presto in Italia la cattura dell’anidride carbonica sarà una realtà. Faranno da apripista un sito sperimentale a Brindisi e due in Toscana. Il problema sarà poi capire dove stoccare il gas responsabile dell’effetto serra, una volta catturato dall’atmosfera.
Stesso problema che sembrano porsi in Germania, dove da poche settimane è attivo, a fianco della centrale a carbone di Schwarze Pumpe, vicino Dresda, uno stabilimento in grado di catturare l’anidride carbonica prodotta dalla stessa centrale. L’anidride carbonica così catturata, una volta che il sistema passerà da sperimentale ad operativo, sarà acquistata da Gaz de france, proprietaria di un giacimento di gas naturale in Sassonia. Ed è proprio in Sassonia che i vertici di Gaz de France vorrebbero poi trasportare –via camion- il gas catturato e immetterlo nel sottosuolo.

Ma il piano non è ancora completato perché il governo della Sassonia non è ancora convinto a dare il proprio benestare a questa operazione. Come dire che si sono fatti i conti senza l’oste.
Se la tecnologia per la cattura dell’anidride carbonica è, come sembra, in stato di avanzato sviluppo (ma che non sarà operativa comunque prima del 2020, anzi, per dirla con le parole di Josefsson, direttore dell’azienda di stato svedese Vattenfall, “sarebbe un sogno”!) il problema ancora del tutto irrisolto – e non è un problema da poco- è quello di trovare un sito capace di accogliere in sicurezza il gas e di mantenerlo stoccato senza il rischio che il gas sottratto in atmosfera ci ritorni.

Un problema non ancora del tutto risolto, come sottolinea anche il primo scienziato ad aver identificato il legame tra le correnti oceaniche ed i bruschi cambiamenti climatici.
In una intervista, rilasciata al Sole 24 ore di domenica scorsa infatti il geologo e climatologo americano Wallace Broeker, sostiene che l’unica soluzione realistica per abbassare i livelli di anidride carbonica in atmosfera è quella di catturarla, perché i necessari interventi per prevenirne il rilascio in atmosfera non saranno sufficienti a contrastare gli effetti già in atto sul clima.

Soluzione che ha mandato in sollucchero Eni ed Enel che sostengono da tempo progetti sperimentali in tal senso e che si sono sentiti sostenuti su questa strada proprio da uno dei primi scienziati che hanno lanciato l’allarme sui cambiamenti climatici.

Ma Broeker avverte però che questa soluzione proprio «dal punto di vista sperimentale funziona» e che «ancora non siamo in grado di costruire strutture su larga scala». Broeker ammette anche che questa soluzione comporta un aggravio sui costi finali dell’energia stimati in un 15% in più: «aggravio che deriva - dice il climatologo statunitense - per due terzi dall’ulteriore energia necessaria per attivare questo processo».

Non solo, riguardo ai luoghi dove seppellire l’anidride carbonica catturata in atmosfera, Broeker evidenzia che se «tutte le soluzioni sono teoricamente praticabili» ovvero nel sottosuolo, sotto le superfici marini o direttamente negli strati più profondi dell’oceano, la «sicurezza di queste operazioni è accertata, se l’operazione è praticata in aree geologicamente stabili» quali non si hanno ad esempio in Italia o in Giappone. Tanto che, dice Broker «se fossi in Italia penserei a seppellire l’anidride carbonica altrove, nei deserti africani ad esempio».
Magari assieme alle scorie delle centrali nucleari che si vorrebbero realizzare.

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