[05/05/2006] Rifiuti

Unire: «Campi sintetici pericolosi? Non è dimostrato»

ROMA. «I campi sintetici pericolosi? Non è dimostrato». Così Corrado Scapino, presidente dell’Unire, Unione nazionale imprese recupero, commenta i dati usciti nei giorni scorsi sui rischi che derivano dagli impianti sportivi realizzati con materiale sintetico. Secondo l’Unire, l’allarme, al momento «non fondato e rimbalzato in questi giorni sui media nazionali, è stato sollevato dalla inopportuna divulgazione delle prime analisi della Commissione di inchiesta istituita dal Ministero della salute sui campi in erba artificiale che ha esaminato con condizioni non comparabili a quelle di utilizzo i campi in erba sintetica ad oggi realizzati».

«Il lavoro svolto sinora dalla Commissione tecnica – dice il Presidente di Unire Corrado Scapino – si limita ad una prima fase del compito affidatole. Pertanto quanto ad oggi emerso, seppur analitico, non è certamente sufficiente a determinare il rischio derivante dall’utilizzo dei citati materiali, e tantomeno la tipologia di eventuali interventi da attuare. Ciononostante tale allarme ha determinato la paralisi dell’intero settore dei produttori di granulo riciclato che da anni, con gli investimenti realizzati, hanno inteso, in linea con gli orientamenti normativi comunitari e nazionali sugli ‘acquisti verdi’, offrire una risposta concreta e qualificata, nonché economicamente sostenibile, alle esigenze della pubblica amministrazione. Necessario, quindi, un rapido e adeguato completamento dei lavori della Commissione».

La diffusione di dati parziali secondo l’associazione avrebbe creato «situazioni di generale e ingiustificata avversità verso tali strutture, sia tra i soggetti pubblici interessati alla realizzazione, sia tra gli utilizzatori degli impianti sportivi in parola».
L’allarme circa i rischi per la salute e l’ambiente deriverebbe dall’adozione da parte della Commissione, secondo Unire, di «metodiche di analisi previste per le bonifiche e non per i prodotti». «L’applicazione di simili analisi ad altri prodotti di ampio utilizzo anche domestici – conclude Unire – potrerebbe certamente a risultati analoghi con il conseguente improprio obbligo di smaltimento di molti beni comunemente usati senza alcun pericolo per la salute».

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