[05/12/2008] Comunicati

Dimas: miliardi in multe per infrazione se si licenziano i precari Ispra

ROMA. I 700 precari dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Ricerca e la Protezione Ambientale, svolgono compiti fondamentali di tutela e protezione dell’ambiente anche in adempimento alle direttive europee, e il loro venir meno porterebbe all’apertura di procedure d’infrazione che costerebbero allo Stato italiano miliardi di euro.
Lo ha affermato ieri il Commissario Europeo per l’Ambiente, Stavros Dimas, in risposta a un’interrogazione del parlamentare della Sinistra Europea Roberto Musacchio, in cui si chiedeva se secondo la Commissione siano conciliabili il “rispetto del monitoraggio dell´Emissions Trading e degli obblighi del Protocollo di Kyoto” con il rischio che in Italia vengano licenziati i precari dell’Ispra.

Il Commissario ha risposto affermando che “Qualora l´Italia, a seguito della sua recente decisione di risolvere i contratti del personale citati nell´interrogazione o per qualsiasi altra ragione, non rispetti le norme dell´UE o delle Nazioni Unite, la Commissione prenderà tutte le misure necessarie per porre rimedio a tale situazione, compreso l´eventuale avvio di un procedimento d´infrazione”.

Un rischio che potrebbe costare al Paese centinaia di milioni di euro, e che non riguarda solo il settore dell’Emission Trading e dell’applicazione del Protocollo di Kyoto. Tra le attività portate avanti dai lavoratori a tempo dell’Ispra, infatti, ci sono anche la valutazione di impatto ambientale, la difesa del suolo, il controllo della qualità dell’aria, e le bonifiche. Tutti settori che, se non si rispettano gli accordi internazionali, possono condurre all’apertura di procedure di infrazione.
A fronte di un costo per mantenere in servizio i precari dell’Istituto pari a 16 milioni, quindi, si rischiano nei prossimi anni miliardi di multe e un costo altissimo per tutta la collettività.



la risposta integrale del Commissario Europeo Dimas all’interrogazione

Risposta di Stavros Dimas a nome della Commissione

(4.12.2008)

Ai sensi della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), i firmatari del protocollo di Kyoto, al fine di mantenere la possibilità di partecipare ai meccanismi flessibili di Kyoto (scambio di quote di emissione, attuazione congiunta e meccanismi di sviluppo pulito), ogni anno devono dimostrare di poter garantire la funzionalità del sistema nazionale di monitoraggio e di notifica delle emissioni di gas serra in conformità con le linee guida della convenzione UNFCCC. La Commissione ha incluso il medesimo requisito nella decisione n. 280/2004/CE[ 1] e nelle relative disposizioni d´applicazione di cui alla decisione 2005/166/CE.

Qualora l´Italia, a seguito della sua recente decisione di risolvere i contratti del personale citati nell´interrogazione o per qualsiasi altra ragione, non rispetti le norme dell´UE o delle Nazioni Unite, la Commissione prenderà tutte le misure necessarie per porre rimedio a tale situazione, compreso l´eventuale avvio di un procedimento d´infrazione.

La Commissione, nel frattempo, comunicherà al governo italiano le sue preoccupazioni riguardo alla continuità delle attività di monitoraggio e di notifica da parte dell´Italia.

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