[05/12/2008] Comunicati

Agricoltura e foreste vitali per combattere il cambiamento climatico

ROMA. Secondo la Fao «Il problema del riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas serra richiede un maggiore coinvolgimento delle comunità agricole e forestali nella riduzione delle emissioni».

Le emissioni di gas serra prodotte da foreste ed agricoltura rappresentano oltre il 30% per cento del totale (deforestazione e degrado forestale 17,4%, agricoltura 13,5%) e l´agricoltura, in particolare la zootecnia e l risicoltura, è responsabile del 50% delle emissioni di metano e di oltre il 75% di quelle di protossido d´azoto causate soprattutto dall´utilizzo di fertilizzanti.

«L´agricoltura e la deforestazione sono tra i fattori che più contribuiscono al cambiamento climatico, ma per lo stesso motivo gli agricoltori e coloro che utilizzano le foreste potrebbero avere un ruolo chiave nella riduzione delle emissioni di gas serra – dice Alexander Müller, vice-direttore della Fao - . Per sbloccare il potenziale del settore agricolo e di quello forestale nell´opera di mitigazione del cambiamento climatico occorrono meccanismi finanziari a favore dei piccoli agricoltori e dei forestali di tutto il mondo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Questi meccanismi dovrebbero privilegiare le misure di riduzione delle emissioni che hanno ricadute positive per la sicurezza alimentare ed energetica, per la riduzione della povertà, per un uso sostenibile delle risorse naturali. Il settore forestale e quello agricolo offrono molte opportunità per questo tipo di misure di vantaggio reciproco. Il cambiamento climatico avrà conseguenze pesanti sulle condizioni di vita degli agricoltori, dei pescatori e di coloro che dipendono dalle risorse forestali dei paesi in via di sviluppo, molti dei quali sono già in difficoltà per riuscire a guadagnarsi da vivere e dar da mangiare alle proprie famiglie. Le comunità rurali, specialmente quelle che vivono in aree già fragili dal punto di vista ambientale, vanno incontro al rischio immediato di perdere sempre più spesso il raccolto, il bestiame, di avere minori prodotti ittici e forestali a disposizione. Esseri umani, piante, animali e pesci saranno esposti a nuove e più frequenti infestazioni ed epidemie».

«Il cambiamento – prosegue - ha il potenziale di far aumentare la fame in particolare nei paesi più poveri. Dobbiamo agire adesso se vogliamo evitare un disastro umanitario futuro. Il 40% della biomassa terrestre è gestita direttamente o indirettamente dagli agricoltori, dai forestali o dagli allevatori di bestiame. La comunità internazionale può vincere la battaglia contro il cambiamento climatico solo se riusciremo a mobilitare il potenziale di questi utilizzatori delle terre nella riduzione delle emissioni di gas serra e nel sequestro di carbonio nel suolo e nelle piante. Dobbiamo adattarci ai cambiamenti climatici che sono oggi di maggiore intensità e rapidità che in passato».

Secondo la Fao dal circuito vizioso impatti climatici – aumento dei prezzi alimentari – degrado dei suoli si esce solo con l´utilizzo di colture più produttive, maggiore controllo degli forestali, migliore gestione delle risorse naturali, cattura del biogas prodotto dal letame, rigenerazione dei suoli con il controllo dei pascoli, gestione organica del suolo, pratiche di agricoltura conservativa e sistemi agro-forestali integrati. Insomma, una nuova rivoluzione verde che rivede i vizi e gli sbagli "sviluppisti" del passato e si incammina nella direzione di politiche integrate che abbiano «maggior vigore per ridurre le emissioni create dal settore agricolo e forestale e migliorare l´adattamento al cambiamento climatico». Ma il global warming batte già pesantemente alle porte degli agricoltori di molti Paesi e la Fao ha già iniziato a sostenere i piccoli Stati insulari del Pacifico nell´integrazione delle strategie di mitigazione ed adattamento al cambiamento climatico nei piani nazionali del settore agricolo, ittico e forestale e per la sicurezza alimentare. In Marocco ed in altri paesi in via di sviluppo, aiuta a valutare gli effetti del cambiamento climatico sull´agricoltura e sulla sicurezza alimentare, mentre in Bangladesh ed in Nepal collabora al rafforzamento delle capacità locali e nazionali nel settore agricolo, zootecnico, forestale ed ittico per la riduzione dei rischi da disastro, per la gestione dei rischi climatici e per le strategie di adattamento.

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