[05/05/2006] Rifiuti

L’Emilia Romagna e l’amianto: più di mille i siti contaminati

BOLOGNA. Sono 1.178 i siti con presenza di materiale contenente amianto in Emilia-Romagna. La maggior parte, 1.037, riguarda edifici pubblici in centri urbani, 141 sono impianti industriali e 20 ambienti naturali. Sono questi i dati principali del censimento svolto da Arpa Emilia-Romagna, su incarico della Regione, e realizzato allo scopo di mappare l’intero territorio regionale al fine di definire le priorità di bonifica. Il rapporto emiliano-romagnolo, hanno ricordato gli autori, è il primo ad essere stato realizzato in modo completo e analitico a livello nazionale, dato che solo cinque Regioni hanno fino ad ora concluso il censimento, quattro delle quali non in modo esaustivo.

«Il lavoro presentato ha un grande valore scientifico e conoscitivo – dice Lino Zanichelli, assessore regionale all’ambiente dell’Emilia Romagna – e ci consegna un’analisi della presenza di amianto sul territorio che è fondamentale per valutare i rischi reali e predisporre i piani e i programmi di intervento. La Regione ha erogato 8,4 milioni di Euro per ecoincentivi che consentiranno ora, a 210 imprese, di rimuovere l’amianto dalle loro strutture e luoghi di lavoro: un investimento che ha dato vita a un fondo (28 milioni di Euro l’investimento totale tra pubblico e imprese) che sosterrà gli impegni futuri. Ogni soluzione ai problemi di bonifica e smaltimento di questo materiale passa attraverso un’assunzione di responsabilità dei territori. Ci siamo perciò impegnati a un confronto con il tavolo dell’imprenditoria e a costituire uno specifico gruppo di lavoro. Siamo fiduciosi che in questa nuova fase di governo che si sta aprendo, Regione e Autonomie locali, insieme ai privati e imprese, sapranno dare risposta alle esigenze di tutela ambientale e sanitaria legate a questo grande tema».

Il censimento di Arpa è stato svolto su base provinciale. Il maggior numero degli edifici censiti è a Modena (206), a seguire Reggio Emilia (183) e Bologna (167). Sono 115 a Ferrara, 107 a Rimini, 98 gli edifici a Piacenza, 97 a Forlì-Cesena, 95 a Parma e 93 a Ravenna. In ogni provincia, mediamente, oltre il 60% degli edifici sono di pubblico accesso. Si tratta, essenzialmente, di scuole di ogni ordine e grado, ospedali e case di cura, istituti penitenziari, biblioteche, luoghi di culto, impianti sportivi, grande distribuzione commerciale, cinema, teatri, sale convegni. A ciascun sito è stata attribuita una «classe di priorità», ottenuta tramite calcoli derivati dalle rilevazioni in loco, che indica il grado di necessità di interventi di bonifica.

«La riuscita del progetto – afferma il direttore generale di Arpa Emilia Romagna Alessandro Bratti – è stata possibile impiegando l’intera struttura a rete di Arpa, avvalendosi delle capacità di sopralluogo, delle abilità cartografiche e di elaborazione dati delle sezioni provinciali e del coordinamento del Laboratorio Amianto della sezione Arpa di Reggio Emilia. Sono particolarmente soddisfatto del lavoro svolto e della proficua collaborazione tra Arpa e i Dipartimenti di sanità pubblica delle Asl, che ha facilitato il lavoro, e consentirà anche in futuro di affrontare le molte problematiche riguardanti la salute e l’ambiente in modo coordinato e produttivo».

In Emilia-Romagna l’individuazione dei siti con presenza di amianto friabile è iniziata nel 1985, dopo il primo censimento riservato a scuole e ospedali, ed è continuata con il successivo censimento del 1997. «Da qui – conclude Bratti – ha preso le mosse un intervento capillare con oltre 4mila contatti di strutture pubbliche e private e più di 1.300 sopralluoghi, che hanno consentito la raccolta di informazioni per oltre mille edifici e più di un centinaio tra siti dismessi e impianti industriali.

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