[02/12/2008] Aria

L´industria del cemento potrebbe ridurre del 90% le sue emissioni

LIVORNO. Il Wwf ha presentato oggi alla conferenza sul clima dell´Onu a Poznan il rapporto "A blueprint for a climate friendly cement" che dimostra come l´industria mondiale del cemento potrebbe ridurre del 90% le sue emissioni di gas serra.

Quella del cemento, oltre che ad essere responsabile dell´occupazione urbanistica di vaste aree, è un´industria ad alta intensità energetica, responsabile dell´8% delle emissioni globali, ma avrebbe già oggi a gli strumenti per ridurre la propria impronta di carbonio, pur continuando nelle sue previsioni di crescita.
«Le imprese del cemento non soffrono di una carenza di opzioni per ridurre il loro impatto sul clima – spiega Oliver Rapf, capo del Climate business engagement unit del Wwf - Le soluzioni proposte nel nuovo rapporto del Wwf possono aiutare l´industria a muoversi nella giusta direzione, con la fissazione di obiettivi e l´adozione di misure che porteranno a profondi tagli delle emissioni in modo rapido».

Il rapporto mette in evidenza le grandi potenzialità di riduzione delle emissioni di gas serra attraverso un uso più efficiente del cemento e aumentando la quantità di additivi e succedanei. Grandi potenzialità di efficienza energetica sono possibili con il risparmio di energia elettrica e termica nei processi produttivi. Ma è anche vitale che la fissazione di indicazioni tecniche e standard per l´industria disponga di un quadro politico di sostegno da parte dei governi, sia nei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo.

«esiste un boom della domanda globale dei materiali di costruzione e da nessun´altra parte questa è così visibile come nelle economie emergenti – sottolinea Dongmei Chen, direttore del Climate change and energy programme del Wwf Cina. Il rapporto fa notare che la Cina sta cercando di diventare il leader nella cement plant technology e dispone già del 20% della quota del mercato internazionale. La tecnologia cinese è molto costosa e le spese per l´importazione di tecnologia ammontano da sole al 20 – 50%».
I "Dry kilns", molto più efficienti delle fornaci cinesi, nel 2000 rappresentavano solo il 12% del potenziale produttivo del cemento cinese, ma massicci investimenti sono in corso: nel 2005 la loro quota di mercato aveva raggiunto il 53% e nel 2010 si prevede raggiungerà il 70% della produzione totale.

Le proiezioni prevedono che la domanda di cemento arriverà nel 2030 ad un livello 5 volte superiore a quello del 1990, raggiungendo il valore di 5 miliardi di tonnellate, come ha stimato lo studio sulla base dei dati prodotti dall´European Cement Association, l´US Geological Survey e l´International Energy Agency. Poiché per produrre una tonnellata di cemento sono necessarie oggi in media 0.89 tonnellate di CO2 le emissioni globali del settore potrebbero arrivare da sole al livello di emissioni attuali dell´Europa.
«Il nostro rapporto dimostra che è possibile dissociare la crescita economica da un aumento delle emissioni di gas serra – dice Chen - Questa è una lezione preziosa per l´industria e la politica, specialmente quando si parla di sviluppo nelle economie emergenti come la Cina».

Secondo Damien Demailly, responsabile energia del Wwf France, «La riduzione degli inquinanti nei maggiori settori, come il cemento, riguarda l´azione tecnologica e la regolamentazione politica e può creare grandi incentive nei Paesi in via di sviluppo . Abbiamo bisogno di una leadership dei Paesi industrializzati e di un approccio proattivo da parte dell´industria per poter sfruttare il grande potenziale di riduzione rivelato dal Wwf».

Nel leggere il rapporto il Wwf Italia guarda non solo a Poznan ma anche al Consiglio europeo che si riunirà l´11 e il 12 dicembre a Bruxelles per approvare il pacchetto energia: «Dopo le obiezioni avanzate da Italia e Polonia, sul prezzo troppo alto pagato dalle industrie per poter raggiungere gli obiettivi fissati – dice il Panda - lo studio pubblicato dal Wwf pone al centro l´opportunità che l´investimento per la riduzione delle emissioni può rappresentare in termini di competitività e innovazione».

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