[01/12/2008] Comunicati
LIVORNO. La notizia che la sudcoreana Daewoo Logistics si sarebbe accaparrata, in cambio della creazione di posti di lavoro, il controllo di 1,3 milioni di ettari di terreno del Madagascar (la metà delle terre coltivabili della grande isola, più o meno la metà dell´intero Belgio) circola da quando il 31 ottobre una delegazione di operatori economici sudcoreani, capitanata dal presidente di Daewoo Madagascar, Kim Kwon Lin, accompagnato dal direttore della Kores resources corporation, Kim Sihng Jong, e dal rappresentante della Daewoo Logistics corporation, Yong Nam Ahn e dal vicepresidente della Posco EC, Jeong Tae Hyun, è arrivata ad Antananarivo per rendere conto al presidente malgascio dei progressi degli investimenti sudcoreani in Madagascar.
Fonti ufficiali malgasce, riprese dai giornali dell´isola, hanno informato che i sudcoreani avevano intenzione di ampliare i loro investimenti nella gestione del territorio., nella riforma fondiaria, nelle miniere e nello sfruttamento del nikel a Ambatovy, e soprattutto nell´agricoltura e nell´allevamento.
Secondo la stampa internazionale la Daewoo così si approprierebbe, senza spendere un dollaro di metà delle terre arabili del Madagascar per coltivare mais per il suo consumo interno e palma da olio per produrre biocarburanti, affrancandosi così dalle importazioni da Stati Uniti e Indonesia.
Qualche giorno fa la Reuters spiegava che la Daewoo Logistic si sarebbe assicurata i diritti su 1,3 milioni di ettari del Madagascar: 1 milione di ettari nella parte occidentale del Paese dovrebbero essere coltivati a mais, mentre 300.000 ettari ad est ospiteranno piantagione di olio di palma. La Corea del sud è il terzo consumatore di mais del pianeta e lo importa praticamente tutto.
La Reuters intervistava anche Shin Dong-hyun, presentato come responsabile del progetto che confermava: «Abbiamo intenzione di iniziare a piantare il mais su 2000 ettari l´anno prossimo, con lo scopo di produrre circa 5 tonnellate di mais per ettaro l´anno successivo». Il Piano Daewoo prevedrebbe la produzione di 10.000 tonnellate di mais nel 2010, per un valore di 2 milioni di dollari ai prezzi di importazione dagli Usa molto meno se coltivati dai poveri braccianti malgasci.
La cosa precostituirebbe una forma di neocolonialismo inedita: un pezzo di Madagascar diventerebbe sudcoreano per rifornire le tavole e le auto del Paese asiatico in cambio di posti di lavoro per i malgasci.
La Corea del sud apre così la strada per altri Paesi come Arabia Saudita, Kuwait, Malaysia con scarse terre agricole che stanno già tentando di comprare pezzi di altri Stati per soddisfare i loro bisogni alimentari basso prezzo, per non rimanere schivi di un mercato dei prodotti alimentari che tende al rialzo dei prezzi.
Il mega-progetto sudcoreano è infatti la punta dell´iceberg neocolonialista di un trend più grande: la saudita Savola, il più grosso produttore di olio commestibile del mondo, sta cercando di acquistare azioni di imprese agroalimentari in Sudan, Egitto ed Ucraina, mentre la più grande azienda di piantagioni di palma da olio della Malaysia sta cercando di sviluppare piantagioni in Africa. Il Kuwait ha affittato terreni in Cambogia per produrre ed importare riso dal Paese asiatico.
La Daewoo sta cercando di coinvolgere nell´avventura malgascia il gigante coreano Nonghyup Feed, con il quale a luglio si è accordata per realizzare 20.000 ettari di mais nel Kalimantan, il Borneo indonesiano, a partire dal 2009. Se il negoziato non dovesse andare a buon fine sono già pronti altri partner: la China National Cereals, Oils & Foodstuffs Imports and Exports Corp (Cofco) e il Thailand´s CP Group.
Forse i sudcoreani sono partiti un po´ troppo a spron battuto, senza fare i conti con le accuse di neocolonialismo che stanno creando non poco imbarazzo anche ad una multinazionale con metri di pelo sullo stomaco come a Daewoo. Pochi giorni fa Daewoo Logistics ha risposto in Madagascar alle accuse della stampa locale ed internazionale. Yong Nam Ahn afferma che finora ci sono stati solo colloqui tecnici e che «In più, non ci sono ancora state discussioni sul prezzo da pagare per l´acquisizione dei terreni, dato che questo dipenderà dai contratti futuri. Anche l´informazione diffusa sulla gratuità dei terreni acquisiti in Madagascar dalla Daewoo Logistics è scorretta».
In soccorso all´imbarazzo dei sudcoreani arrivano Marius Ratolojanahary, ministre della riforma fondiaria e della gestione del territorio del Madagascar e Panja Ramanoelina, ministro dell´agricoltura, dell´allevamento e della pesca che smentiscono debolmente l´esistenza del contratto colonialista «Aspettiamo sempre il rendiconto tecnico della Daewoo. Le discussioni sulle modalità del contratto non possono iniziare che sulla base di questo studio».
Eppure, il responsabile del progetto per conto della Daewoo, Shin Dong-hyun, aveva precisato entusiasta alla Reuters che «il contratto di affitto durerà 99 anni e il terreno produrrà non solo cereali, ma anche olio di palma. Daewoo sta ora definendo gli ultimi dettagli dell´intesa, tra cui il costo dell´affitto e delle tasse». Davanti alla protesta che sale nel Paese e nel mondo la Daewoo e il governo di Antananarivo accusano le grandi agenzia giornalistiche internazionali di aver preso un clamoroso abbaglio e il ministro Ratolojanahary spiega sarcastico: «Chiunque può depositare una domanda di acquisizione di terreno, con la superficie che desidera, a livello di servizi fondiari senza necessariamente informare il potere centrale. Ogni domanda deve in seguito essere esaminata da una commissione prima di essere convalidata dal Consiglio dei ministri. Daewoo logistic era quindi libera di depositare una domanda di acquisizione che secondo la procedura ma questo non significa che avrà il terreno».
La stampa filogovernativa di Antananarivo presenta quella che sembra un´evidente marcia indietro da un accordo capestro come una smentita ufficiale da parte del governo di quanto detto (dopo la visita al vertice con le istituzioni malgasce) dal presidente dalla Daewoo Logistics Yong Nam Ahn.