[01/12/2008] Energia

Vigni (Ecodem) : «Per il Pd è centrale la riconversione ecologica dell´economia»

LIVORNO. La rottamazione del petrolio non è all’ordine del giorno nel nostro Paese, o comunque non lo è per chi questo Paese lo governa. La manovrina anticrisi messa in campo da Tremonti lo dice in tutta la sua assurdità, con la brusca e anacronistica frenata al sistema di incentivi che permetteva di sgravare dalle tasse il 55% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici. Se vogliamo, non è altro che la tragica e miope risposta alla timida (nella sua trasposizione mediatica) ma rivoluzionaria e all’avanguardia (nei contenuti) proposta di disegno dei legge depositata la scorsa settimana alla Camera da 31 deputati del Pd con primo firmatario Walter Veltroni, il cui titolo è appunto “Rottamare il petrolio”.

Una proposta coraggiosa e in linea con la presa di consapevolezza della necessità di riorientare l’economica che sembra cominciare ad attraversare il pianeta, dalla nuova America obamiana (per ora ovviamente nelle intenzioni) all’Europa.

«Non direi che si tratta di una sorpresa – dice il coordinatore nazionale degli Ecologisti democratici Fabrizio Vigni – già in campagna elettorale la riconversione ecologica dell’economia era tra i 10 obiettivi del programma del Pd, nel focus che si intitolava appunto “Rottamare il petrolio” e che puntava ad accelerare quanto più possibile gli investimenti sulla modernizzazione ecologica dell’economia. La proposta di legge che è stata depositata in parlamento acquista maggior valore oggi, nel contesto della grande crisi che sta cambiando tutto e che necessita di risposte nuove».

In che senso?
«Nel mondo sta diventando sempre più chiaro che l’unico modo per uscire da questa crisi è quella di un new deal dell’ecologismo, concetto che noi usammo fin dalla nascita degli ecologisti del Pd e che oggi troviamo un po’ ovunque, tranne ovviamente che nel governo italiano, che ormai appare isolato anche rispetto alla destra europea, vedi Sarkozy e Barroso.
Da situazioni economicamente gravi come quella che stiamo vivendo si può uscire in tanti modi, ma il punto è ‘come’ se ne esce. Nel 1929 per esempio se n’è usciti per poi sfociare nei totalitarismi. Oggi la cosa certa è che non si può pensare di uscirne rimettendo il treno deragliato sui binari di prima. La strada giusta è quella di accelerare la transizione da un’economia basata sulle energie fossili, a un’economia basta sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica, come appunto indica la proposta di degno di legge deposita tata la scorsa settimana alla camera».

Di cui però si è parlato poco nulla.
«Purtroppo questo è il frutto dell’arretratezza culturale e politica dei media italiani, per cui si preferisce dedicare più attenzione al gossip politico»

Beh, magari anche da parte del partito e dei suoi esponenti si è preferito far passare i messaggi che riguardavano la presidenza di vigilanza Rai… E lo stesso Veltroni nei giorni successivi alla presentazione della proposta è apparso più preoccupato di parlare di rilancio dei consumi piuttosto che di rottamazione del petrolio.
«Non sono d’accordo. Io credo che la riconversione ecologica dell’economia sia un tema particolarmente caro a Veltroni e al Pd. Ne parla in ogni occasione ufficiale, è stata citata nel corso della conferenza programmatica sull’economia di alcune settimane fa e addirittura sarà al centro della prossima conferenza programmatica di febbraio, anticipata da una giornata interamente dedicati al new deal ecologico a fine gennaio».

Intanto il governo ha di fatto messo la parola fine allo sgravio del 55% delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici…
«E’ semplicemente demenziale per due motivi: il primo è che mentre altri paesi, come la Germania e la Francia, stanno introducendo misure simili proprio per uscire dalla crisi, l’Italia che già lo prevedeva e stava raccogliendone i primi frutti,va a cancellarlo o comunque a complicarne la fruizione. La seconda ragione è che questa è un’ottima misura in chiave anticiclica, che contrasta la recessione, perché ristrutturazione significare fare manutenzione, e questo fa bene sia all’economia e all’ambiente: economicamente è mille volte più efficace un intervento di ristrutturazione, che dà frutti immediati sia dal punto di vista economico che della qualità della vita, piuttosto di grandi opere che al di là della loro effettiva utilità hanno bisogno di anni per concretizzarsi e portare vantaggi economici».

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