[01/12/2008] Comunicati

Cambio di fase, cambio di passo per Legambiente

LIVORNO. Si è chiusa ieri a Rispescia, al Centro nazionale per le energie rinnovabili, la prima assemblea nazionale di Legambiente dopo il congresso del 2007 che ha rinnovato i vertici dell’associazione. Nella tre giorni di discussione e di approfondimenti in cui si sono saldamente intrecciati la riflessione interna e lo sguardo a quanto sta avvenendo al di fuori dell’associazione, sono state individuate le priorità che saranno al centro dell’azione ambientalista nel prossimo futuro.

Quattro i temi prioritari individuati che verranno declinati in iniziative territoriali e in campagne nazionali che Legambiente metterà in campo lavorando affinché le alleanze costruite per la manifestazione del 7 giugno “In marcia per il clima”, continuino a mantenersi attive: per il clima contro il nucleare, aree protette, scuola pubblica e consumo di suolo intrecciato con la mobilità.

“Questa nostra assemblea – ha detto il presidente Vittorio Cogliati Dezza (Nella foto)- dovrebbe aprirsi con qualche minuto di silenzio, qualche minuto per un silenzio interiore che ci faccia riflettere sulle tragedie che avvengono nel mondo in cui viviamo. A partire dalla tragedia di Rivoli. Un edificio adibito a scuola, un giovane, una famiglia del sud che nel nord ha ricostruito la propria vita. Tre fotogrammi del nostro paese, densi di verità umana, in ognuno dei quali ritroviamo le ragioni del nostro esserci, come persone e come associazione, con i nostri valori”.

Anche attraverso questi tre fotogrammi - secondo il presidente di Legambiente - “si possono leggere alcuni degli atteggiamenti dell’attuale governo rispetto al modo di dare risposte ai problemi che abbiamo di fronte: ogni problema ha la sua soluzione semplice e diretta. Così all’emergenza rifiuti si risponde con la militarizzazione delle discariche, all’emergenza clima con il nucleare, alla sicurezza con i soldati per strada, ai problemi della scuola con i tagli. Un governo che ha mostrato sin dall’inizio il proprio disegno organico “che passa attraverso la trasformazione dell’assetto costituzionale del nostro Paese”.

Semplificazione e decisionismo sembrano essere gli ingredienti di questo disegno strategico organico che - dice ancora Cogliati “nel rispetto della forma costituzionale, va sperimentando una declinazione populista della democrazia parlamentare” e che al contrario delle passate esperienze berlusconiane, “non produce immaginario positivo sul futuro, ma attraverso la tecnica del capro espiatorio (che comprende anche gli ambientalisti secondo l’analisi del presidente di Legambiente) scava nelle paure, nelle insofferenze, nella precarietà del vivere quotidiano e propone risposte, non importa che siano efficaci e costruttive. Purché sembrino una soluzione e liberino la gente dal faticoso esercizio della responsabilità, della scelta, della partecipazione”.

In questo clima, quindi “dopo la consunzione provocata dagli eccessi di un discussionismo inconcludente, di cui spesso il centro sinistra è stato l’alfiere più incallito, il confronto e la discussione stanno diventando un disvalore”.
Ma, per quanto organico, quel disegno ha almeno tre punti di grande debolezza, secondo Cogliati Dezza: “va contro gli interessi di molti gruppi sociali e di comunità locali, schiaccia le speranze dei giovani, è in controtendenza nel contesto internazionale. Sta cambiando lo scenario, dobbiamo aprire gli occhi su un probabile cambiamento di fase e intraprendere quindi un cambio di passo”.

L’intrecciarsi della crisi finanziaria, che evolve in recessione, con la crisi energetica e con la crisi climatica “crea un contesto inedito - ha continuato Cogliati - che minaccia sofferenze e impoverimento nel Sud e nel Nord del Mondo. Ma pone in campo anche nuove domande ed obbligherà a cambiare. Come sempre le crisi capitalistiche sono anche fasi di grande cambiamento”.

Il problema che si pone nell’analisi di Legambiente per il movimento ambientalista è allora quella di interloquire con questo cambiamento.
Un problema che appare più problematico nel nostro paese, dove “il governo ed una parte di Confindustria - ha detto il presidente di Legambiente - sembrano aver deciso di remare contro e preferiscono ritagliarsi un posto come fanalino di coda, condannando il Paese ad una pessima qualità della vita (basti pensare alla testardaggine con cui si privilegiano gli investimenti in autostrade piuttosto che nel trasporto ferroviario, navale e urbano) ed ad un ruolo sempre più marginale (con buona pace per i nostri giovani)”.

A differenza di quanto accade in Europa, che “sembra ormai profondamente consapevole della rilevanza strategica dei cambiamenti climatici e prova a giocare la carta della guida mondiale nell’innovazione per uno sviluppo a basse emissioni di CO2” e mentre le elezioni presidenziali negli Usa “aprono nuovi scenari, soprattutto su tre fronti che ci riguardano molto da vicino: il passaggio dall’unilateralismo al multilateralismo, l’investimento (anche come volano antirecessivo) in rinnovabili ed efficienza, per ridurre la dipendenza dalle energie fossili, la spinta ideale e materiale per passare da un paese bloccato ad un paese vitale, dove i giovani contano e decidono”.

Insomma uno scenario in pieno movimento, in cui la sfida per gli ambientalisti è quello di essere capaci di stare in campo e di influenzare il cambiamento. “A noi è chiesto un cambio di passo- ha dichiarato Cogliati Dezza - e nei prossimi mesi dovremo dimostrare di esserne capaci. Insieme al movimento ambientalista e alle grandi associazioni civili di questo paese dovremo dimostrare che la nostra proposta è la più utile e la più lungimirante. Per tutti”.

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