[28/11/2008] Urbanistica

L´Inu presenta la propria proposta di legge per un nuovo (e più sostenibile) governo del territorio

LIVORNO. A inizio legislatura – quando ancora la crisi finanziaria non si era manifestata in tutta la sua gravità e comunque non aveva coinvolto l´economia reale - il Parlamento ha avviato la discussione sulla legge sul governo del territorio partendo da tre testi peraltro già presentati nelle due precedenti legislature. Adesso arriva il contributo dell’Inu per la stesura di «una legge snella e funzionale rispettosa della ripartizione dei poteri legislativi e in grado di fornire alle regioni gli strumenti per redigere leggi organiche».

Perché l’idea è quella di una legge di principio e non una legge puntuale e regolativa come la vecchia sull’urbanistica, e neanche una legge semplicemente descrittiva che evidenzi i problemi ma non indichi come risolverli.

Dunque una nuova legge per ridefinire quanto le regioni hanno già detto in ragione della loro competenza, ma soprattutto per «ridefinire il regime dei suoli, per reintrodurre cose note ma poi banalmente abbandonate come una politica ed una programmazione per la casa (da realizzare, acquistare, affittare) o per gli espropri, soprattutto per rendere concretamente possibile la ristrutturazione urbanistica delle aree già edificate ed urbanizzate».

Ma quando il governo italiano sostiene di poter uscire dalla crisi economica attraverso soluzioni ingabbiate in una logica vetusta quale è quella del “pane e mattone” appare un po’ dubbio che le raccomandazioni dell’Inu venga accolte. Così come appare inverosimile che una legge sui principi fondamentali del governo del territorio verrà varata a breve termine.

Comunque sia l’idea dell’Inu è dunque quella di una legge essenziale, composta solo da quindici articoli organizzati in quattro Capi, l’ultimo dei quali di un solo articolo dedicato alle norme finali e transitorie.

Un articolo è completamente dedicato al “Contenimento del consumo di suolo e rigenerazione ecologica dei suoli”. In linea con il principio di sostenibilità, si parla di riuso e di adeguamento degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti per contrastare la diffusione insediativa e contenere l’utilizzo del territorio non urbanizzato. Si ammettono nuovi consumi di suolo ma solo se è concretamente riscontrata l’insussistenza di alternative (riuso e recupero di suoli già edificati, degradati e abbandonati) e comunque devono essere accompagnati da misure di compensazione ambientale ed ecologica preventive, tali da minimizzare o annullare gli impatti negativi.

Perché - così come si legge nel documento dell’Inu - la priorità è quella «del contenimento del consumo di suolo extraurbano in quanto risorsa finita e non riproducibile e della limitazione della diffusione insediativa che ne è la manifestazione più evidente».

E per il contenimento della diffusione insediativa e quindi del “consumo di suolo” i piani (formati sulla base della Valutazione ambientale strategica) alle diverse scale possono dare un importante contributo. Ma la pianificazione - se pur elemento fondamentale - non è l’unico strumento e soprattutto non è sufficiente per l’attuazione di un governo del territorio sostenibile. Accanto ai piani – e lo specifica anche l’Inu -vi sono altri importa strumenti d’intervento come i programmi, le politiche territoriali che possono mettere in campo le amministrazioni locali e regionali e le politiche generali dello Stato.


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