[27/11/2008] Energia

La Francia riconoscerà i diritti delle vittime degli esperimenti nuclari

LIVORNO. Forse si è rotto uno dei più resistenti tabù nucleari: il ministro della difesa francese, Hervé Morin, ha annunciato che presenterà un progetto di legge per indennizzare le vittime degli esperimenti nucleari effettuati dalla Francia nelle sue sperdute isole del Pacifico o nel deserti del Sahara.

Un risarcimento per popolazioni e soldati esposti alle radiazioni spesso senza nessuna precauzione e che si battono inutilmente da tempo perché vengano riconosciuti loro i risarcimenti per i cancri e gli effetti sulla salute e sull´ambiente a lungo termine prodotti dalla grandeur atomica di Parigi.

La Francia aveva costruito intorno agli effetti dei sui esperimenti nucleari (e agli incidenti nelle centrali atomiche) un muro di gomma che nessun tribunale era riuscito a scalfire, una cortina di silenzio che non permetteva a nessuno di chiedere i danni causati dal nucleare per definizione "buono e pulito" sia per fare elettricità che per difendere la Patria.

Morin ha finalmente rotto questo incantesimo omertoso e permetterà di svelare i rischi e le sofferenze patiti da moltissimi dei 100 mila militari e civili che sarebbero stati esposti ai test nucleari nell´arido deserto algerino o nei verdi atolli polinesiani: 210 esperimenti atomici effettuati tra il 1960 e il 1996, quando lo sdegno del mondo e dei Paesi dell´Oceania costrinse Parigi a farla finita di far scoppiare le atomiche in mezzo al Pacifico.

L´Association des vétérans des essais nucléaires (Aven) ha più di 3.500 iscritti e oltre il 35% di loro ha un cancro, mentre uno su cinque è diventato sterile. Il suo presidente Michael Verger, spiega che spera che «Il governo alla fine riconosca che gli esperimenti nucleari hanno provocato danni alla salute dei partecipanti».

I veterani del nucleare francese soffrono per la stragrande maggioranza di numerose malattie, come la leucemia e cardiopatie ed i loro figli e nipoti soffrono spesso di problemi di salute simili.

Verger ricorda su environnement.com che quando ha partecipato al primo esperimento nucleare francese in Algeria nel 1960 di una bomba atomica della Potenza di quella di Hiroshima «portavo degli short. Dovevamo tenere la faccia verso il sole, gli occhi chiusi e non guardare l´esplosione. Ma subito dopo il tiro, noi dovevamo muoverci con un apparecchio intorno al collo per misurare e fotografare l´impatto. Io non portavo occhiali. Per molto tempo, c´è stato un muro di silenzio da parte dello Stato perché la Francia possiede una potenza militare in termini militari e in termini energetici. I dirigenti di destra e di sinistra pensavano che se riconoscevano che le persone presenti durante i test erano malate, questo poteva portare pregiudizio all´energia nucleare civile».

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