[25/11/2008] Comunicati

La crisi e lo sviluppo per il sud del mondo al VI forum di Greenaccord

LIVORNO. La crisi ha messo e metterà a dura prova nei prossimi mesi i paesi occidentali, ma ancora una volta i riflessi sia della crisi economica che ambientale avrà dei risvolti particolarmente drammatici nella parte del mondo più svantaggiata.
Quello che serve è allora una riflessione sull’attuale sistema economico e sociale, e sarà questo il tema di confronto su cui molte personalità del mondo economico, ambientale, sociale e dell’informazione si confronteranno a partire da oggi e sino a venerdì in occasione del VI Forum internazionale dell’informazione per la salvaguardia della natura, organizzato dall’associazione Greenaccord, dal titolo: «Ambiente e sviluppo per il sud del mondo».

Un appuntamento di particolare rilievo che ospiterà 90 giornalisti (gran parte stranieri), e che si interrogherà anche sul ruolo che può giocare l’informazione per ripensare e riorentare l’economia così da farla essere più sostenibile per l’ambiente e per l’umanità.

L’obiettivo degli organizzatori del VI forum di Greenaccord è quello di inserirsi nel dibattito sui modelli di sviluppo mondiale adottati finora, sulle loro problematicità e sulla loro sostenibilità. Ma anche sulle interconnessioni tra sviluppo e ambiente e sui conseguenti legami tra problemi ambientali e nuove forme di povertà, perché un risvolto importante della crisi potrebbe essere proprio quello di reindirizzare l’attuale sistema economico verso la sostenibilità e di attribuire finalmente il giusto peso agli indicatori sociali e ambientali.

Una particolare attenzione sarà posta dal forum sul rapporto tra sviluppo economico e ambiente con un focus sull’area africana, quella asiatica e quella sudamericana e ad aprire i lavori di oggi è infatti Sergio Marelli, direttore generale Focsiv, che parlerà del Sud del mondo nei piani di sviluppo dell’Onu, seguito da Walden Bello, Premio Nobel Alternativo nel 2003 e direttore esecutivo del Focus on the Global South, che partendo dall’attuale grave crisi economica parlerà dei limiti delle risorse per alimentare lo sviluppo.

Molti gli ospiti, tra cui nella sessione pomeridiana, presieduta da Edo Ronchi, presidente di Issi, Diadiè Dagnoko, coordinatore del World Social Forum, e Marcel Claude, economista e professore cileno.
Domani sarà la volta di altri personaggi esperti di sostenibilità a livelli internazionale, da Gianfranco Bologna a Joseph Tainter, dell’Università dello Utah; da Joan Martinez Alier, economista dell’Università autonoma di Barcellona a Wolfgang Sachs, del Wuppertal Insitute.

«Per la maggior parte della sua storia evolutiva - ha sostenuto Tainter in un suo recente intervento - l’umanità ha vissuto in forme sociali piuttosto semplici. È la realtà delle società complesse che rappresenta un’eccezione da spiegare. Il collasso ecologico e politico di simili società, dunque, non appare più un mistero, ma un problema e una possibilità che interroga anche la nostra civiltà moderna. Osservare l’esperienza delle civiltà passate può dunque permetterci di imparare qualcosa, di “pensare” il collasso e agire con più saggezza per prevenirlo».

Insomma il momento critico può essere visto non solo come una sciagura, ma come un’opportunità per cambiare rotta, come ha sottolineato anche Alier. «La crisi economica – ha detto l’economista spagnolo - porterà con sé un benvenuto rallentamento dell’insostenibile crescita delle emissioni di anidride carbonica degli ultimi anni. Sicuramente darà l’opportunità di indirizzare l’economia verso una nuova via per quanto riguarda i flussi di materie ed energia offrirà la possibilità di ristrutturare le istituzioni sociali: l’obiettivo nei paesi occidentali dovrà essere quello di vivere bene senza l’imperativo assoluto della crescita economica.

Il vivere bene non più collegato solo allo stare bene economicamente quindi perché dice ancora Alier «la felicità non è correlata alla continua crescita del reddito personale, almeno una volta raggiunto un certo livello di benessere economico, ma anche alla valutazione di fattori sociali ed ambientali» da qui la necessità di «sostituire il Pil con altri indicatori di carattere sociale e ambientale. [...]investire maggiormente nei servizi e nelle risorse ambientali e spingere per l’introduzione di un linguaggio economico che meglio rifletta le nostre relazioni con la natura, non dimenticando la legittimità di altri linguaggi come quelli dei diritti territoriali, della giustizia sociale e ambientale».

Le giornate di giovedì e venerdì infine, saranno rivolte in particolare al confronto sulla comunicazione ambientale e su come proporre un’informazione sull’ambiente corretta, ma anche coinvolgente e propositiva.

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