[25/11/2008] Aria

Argentina: il governo mette il veto sulla legge salva-ghiacciai

LIVORNO. Il governo peronista della presidente Cristina Fernandez kirchner ha posto il veto su una legge per la protezione delle riserve d´acqua dolce dei ghiacciai dell´Argentina elaborata da scienziati ed ambientalisti.

Lo sconcerto è grande. «Abbiamo lavorato molto con il legislatori per promulgare questa legge - ha detto a "Tierramérica" Ricardo Villalba, direttore dell´Instituto argentino de nivología, glaciología y ciencias ambientales (Ianigla) – E´ difficile comprendere cosa sia successo. La comunità scientifica non chiede di frenare lo sviluppo ma di salvaguardare le fonti di acqua dolce in una regione nella quale le province dipendono da queste riserve per il consumo e per l´irrigazione».

Il progetto di legge "Presupuestos Mínimos para la Protección de los Glaciares y del Ambiente Periglacial", approvato il 22 ottobre a larga maggioranza dalle due camere del Parlamento argentino, stabiliva le norme di base per la gestione dei ghiacciai del Paese per «preservarli come riserve strategiche di risorse idriche e fornitori di acqua».

La legge definiva cosa si intende per "ghiacciaio" e proibiva in quelle aree ´l´esplorazione e lo sfruttamento petrolifero e minerario, la costruzione di infrastrutture, lo sversamento di inquinanti, prodotti chimici o residui di qualsiasi tipo.

Secondo Ianiglia, in Patagonia negli ultimi 20 anni i ghiacciai si sono ritirati tra il 10 ed il 14% a causa del riscaldamento globale e l´acqua in Argentina comincia a scarseggiare.

Secondo Raúl Montenegro, un biologo della Fundación para la Defensa del Ambiente, «è stato un errore mettere il veto su una legge sensata e intelligente che proteggeva sia le altre conche idriche in generale, sia le economie semiaride che esistono grazie all´acqua dei ghiacciai» come le province di San Juan, Mendoza e La Rioja che dipendono dalle acque dei ghiacciai per dissetare la propria popolazione e coltivare i campi.

Secondo la Asesorada por la Secretaría de Minería, Fernández, «la proibizione risulta eccessiva» perché da «preminenza agli aspetti ambientali prima di attività che potrebbero svilupparsi nella perfetta attenzione per l´ambiente». Una posizione sostenuta con forza dai governatori delle province interessate.

La verità è che la legge approvata dal Parlamento di Buenos Aires avrebbe rischiato di bloccare progetti come quello di Pascua Lama della multinazionale canadese Barrick Gold nella cordigliera delle Ande, fra la provincia argentina di San Juan e la regione cilena dell´Atacama. Una concessione di 120 anni, un affare da 12 miliardi e 400 milioni di dollari per estrarre ogni anno 1.615.000 once d´oro, 30 milioni di once d´argento e oltre 5..000 tonnellate di concentrato di rame, utilizzando uno dei metodi più distruttivi: la lisciviazione con cianuro per separare i metalli dalla roccia.

Le miniere della Barrick stanno mettendo in pericolo anche le sorgenti dei fiumi che scendono dalla sierra de Famatina e dissetano ed irrigano i villaggi montani della provincia di La Rioja.

«La cordigliera è un gigante dove c´è spazio per tutti – dice sconsolato Villalba – La legge non diceva che non si poteva fare nessun progetto. Quello che sottolineava era che si doveva delimitare delle zone. Per questo si ordinava la realizzazione di un inventario di ghiacciai e peri-ghiacciai per il loro controllo e protezione. Quelle che non potevano essere toccate erano le aree fornitrici di acqua.

Secondo il vicepresidente dell´Asociación amigos de los parques nacionales de Argentina, Norberto Ovando, «quando lo sfruttamento minerario si realizza in zona periglaciale, le sue esplosioni provocano la liberazione e la dispersione di sostanze che, oltre a contaminare, riscaldano molto più rapidamente la superficie dei ghiacciai».

Torna all'archivio